A Glasgow l'olandese sbaraglia la concorrenza malgrado una caduta a un giro e mezzo dal termine, argento a Van Aert, bronzo a Pogacar, 5° l'elvetico Küng
Giornata di gloria per Mathieu Van der Poel, ventottenne olandese nipote e figlio d'arte, che sul tracciato del Mondiale su strada di Glasgow si è sbarazzato di ogni rivale ed è andato – sanguinante in più punti – a trionfare in solitaria, con ampio margine, su tutti gli avversari più accreditati. Come a Sanremo, l'olandese è stato autore di una prestazione maiuscola, chiudendo sotto lo striscione del traguardo con oltre un minuto e mezzo di vantaggio sul belga Wout van Aert e un'altra decina di secondi sullo sloveno Tadej Pogacar, che nella volata per il bronzo ha bruciato contro le previsioni il danese Pedersen. Ottimo quinto al traguardo il turgoviese Stefan Küng, che fu terzo quattro anni fa a Harrogate. Tredicesimo invece lo zurighese Mauro Schmid. Lontanissimo dai migliori, invece, il bernese Hirschi, bronzo a sua volta a Imola nel 2020.
Si tratta, dunque, davvero di un podio regale. Da notare che nel corso del penultimo giro, mentre era in fuga da quando all'arrivo mancavano circa 22 km, Van der Poel è scivolato in curva sull'asfalto bagnato, ferendosi al ginocchio, al fianco e al gomito, strappando maglia e pantaloncini e soprattutto danneggiando uno scarpino, che da lì in avanti gli ha creato diversi problemi nella pedalata. Malgrado tutto ciò, l'olandese si è rimesso in sella e ha continuato a spingere. All'inizio dell'ultimo dei 10 giri del tortuoso circuito cittadino conclusivo (14,3 km con ben 48 curve, molte delle quali assai strette) aveva ancora 31" di vantaggio sui suoi più vicini inseguitori, e nel corso dell'ultima tornata il nipote di Raymond Poulidor è riuscito addirittura a incrementare il proprio margine, chiudendo come detto con oltre un minuto e mezzo su Van Aert. Per Van der Poel, che pratica anche ciclocross (campione del mondo in carica) e mountain bike (campione continentale nel 2019) e che in carriera aveva già vinto tutte le corse più prestigiose – solo quest'anno per esempio si è imposto alla Sanremo e alla Roubaix – si tratta del primo titolo iridato.
«Questa vittoria per me significa molto, direi anzi che significa tutto», ha detto il nuovo campione iridato al termine della durissima prova sulle strade scozzesi. «Si trattava di uno dei grandi obiettivi che mi erano rimasti, ora l'ho raggiunto, e posso dire che lo vedo come il coronamento della mia carriera, almeno per quanto concerne le gare su strada: è senz'altro il mio successo più prestigioso. Ora vestirò la maglia iridata per un anno intero, e poterlo fare sarà per me un'emozione unica». L'olandese in gara ha dimostrato una grande lucidità, scegliendo al meglio il momento per sferrare il proprio attacco. «Sapevo bene che quello era il momento più duro dell'intera giornata, poco prima della discesa e del successivo strappo. Vedevo gli avversari un po’ affaticati, mentre io mi sentivo ancora benissimo, e così ho accelerato. Credevo che qualcuno si accodasse, invece mi sono ritrovato solo, e ciò mi ha dato ancor più fiducia, almeno fino alla caduta. Ritrovarmi per terra mi ha fatto arrabbiare con me stesso, soprattutto perché non mi sono reso conto di cosa mi stava succedendo, semplicemente mi sono ritrovato a terra. Averi preferito restare in piedi, ma ora posso dire che il ruzzolone ha reso la corsa ancora più epica».
Era dal 1985 che l'Olanda non saliva sul gradino più alto del podio nelle corse iridate in linea: era successo per l'ultima volta a Joop Zoetemelk, in Sicilia. Van der Poel, che fra l'altro ha messo in bacheca anche due edizioni del Giro delle Fiandre, col trionfo di Glasgow conferma di meritare davvero un posto fra i più grandi interpreti della storia del ciclismo. Succede, nell'albo d'oro iridato, al belga Remco Evenepoel, trionfatore lo scorso anno a Wollongong, in Australia.
La gara mondiale scozzese – partita da Edimburgo e conclusasi come detto a Glasgow – è stata caratterizzata fra l'altro da un'interruzione durata praticamente un'ora, dopo circa 80 dei 271 km previsti, a causa della protesta dei soliti paladini climatici, che non si sono lasciati scappare l'ennesima occasione per dare fastidio: si sono incollati all'asfalto, e c’è voluto un bel po’ per riuscire a riaprire la strada e a far riprendere la competizione.