Una decisione scontata (vista l'unica candidatura), mentre l'edizione del 2034 è stata assegnata all'Arabia Saudita
La Fifa ha ufficialmente sciolto le riserve in merito alle sedi delle prossime due edizioni dei Mondiali: sei Paesi (Marocco, Spagna, Portogallo, Uruguay, Argentina e Paraguay) ospiteranno la rassegna del 2030, mentre l'Arabia Saudita quella del 2034. Le tre nazioni sudamericane accoglieranno tuttavia solamente le partite inaugurali così da celebrare il centenario della manifestazione, tenutasi per la prima volta nel 1930 proprio in Uruguay. Raramente l'assegnazione di una Coppa del Mondo è stata meno sorprendente. Con una sola candidatura per ogni torneo, le 211 associazioni non avevano infatti ampia scelta.
Il presidente Gianni Infantino aveva organizzato tutto in anticipo. Con l'Europa, l'Africa e il Sudamerica presi in considerazione per il 2030 e il Nordamerica per il 2026, la strada era spianata per l'Arabia Saudita. L'unico concorrente serio, l'Australia, ha deciso di non presentare la propria candidatura alla fine di ottobre dello scorso anno. Citando il principio della rotazione continentale, la Fifa aveva limitato il bando per l'edizione 2034 alle confederazioni asiatiche e oceaniche. E il Paese mediorientale, superpotenza dello sport mondiale - dalla F1 alle future Olimpiadi degli e-sport, passando per i Giochi asiatici invernali del 2029 - si è ritrovata a essere l'unica scelta.
Polemiche e critiche sono così state stroncate sul nascere. Nel periodo precedente l'evento organizzazioni come Amnesty e Human Rights Watch avevano richiamato l'attenzione sulla situazione dei diritti umani in Arabia Saudita. Secondo una valutazione di Amnesty, il Paese è “ancora più repressivo” del Qatar. Le organizzazioni per i diritti umani, i gruppi di tifosi e i sindacati hanno avvertito in una dichiarazione congiunta che il torneo mette a rischio le vite umane. Come il Qatar, il regno è accusato di “lavaggio dell'immagine” ossia di utilizzare le connotazioni positive dello sport così da migliorare la reputazione del Paese. L'Asf non è rimasta immune alle discussioni, ma il presidente centrale Dominique Blanc ha dichiarato di essere favorevole alla strategia "di ampio respiro" in materia di diritti umani proposta nel dossier. La Federazione norvegese in segno di protesta si è invece astenuta durante la votazione.