CALCIO

La Nations League chiama, la Svizzera deve rispondere

La Nazionale di Murat Yakin si è radunata per preparare le sfide in Serbia e a San Gallo contro la Danimarca. Un solo obiettivo: sei punti

L’elettricità e la fantasia di Dan Ndoye tornano a disposizione di Murat Yakin
7 ottobre 2024
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Sei punti nei prossimi due impegni. È questo l’obiettivo di Murat Yakin per le sfide di Nations League in programma sabato a Leskovac contro la Serbia e martedì prossimo a San Gallo contro la Danimarca. Sei punti che permettano alla Nazionale rossocrociata di continuare a difendere il posto nella Lega A di Nations e, soprattutto, di ottenere un ruolo da testa di serie per i sorteggi della fese di qualificazione dei Mondiali 2026 in Nordamerica. Battuti 2-0 a Copenaghen e 4-1 a Ginevra dalla Spagna, gli elvetici hanno iniziato con il piede sbagliato il loro percorso nella più giovane delle competizioni Uefa per nazioni. Rimettersi in carreggiata è importante per non ricadere nelle insicurezze e nelle incomprensioni che avevano caratterizzato l’autunno di un anno fa e, nel contempo, per non scialacquare il patrimonio di entusiasmo interno e di considerazione internazionale forgiato con l’ottima partecipazione alla fase finale di Euro 2024.

Le prime due uscite dopo i giorni felici vissuti in Germania, hanno messo in evidenza il riaffiorare di un’insicurezza difensiva già alla base della crisi di dodici mesi fa. Contro Danimarca (per quanto con l’uomo in meno) e Spagna (in superiorità numerica per l’espulsione di Le Normand), la Svizzera ha subito reti che non può permettersi di incassare e che fino a pochi mesi fa non avrebbe incassato. In Germania, la selezione guidata da Murat Yakin, contro compagini di primo livello (Germania, Italia, Inghilterra) aveva subito soltanto due reti e non era mai andata oltre il gol incassato in nessuna delle cinque partite disputate. I ritiri di Yann Sommer e Fabian Schär hanno senz’altro contribuito a destabilizzare il reparto, ma va pur detto che il difensore del Newcastle aveva perso il posto da titolare proprio a beneficio di Nico Elvedi, prima di ritrovare la fiducia del c.t. a ridosso della rassegna europea. Difficile, dunque, gettare sulle spalle del difensore cresciuto nello Zurigo la croce della responsabilità degli attuali problemi difensivi, nonostante l’espulsione rimediata in Danimarca (più che altro una clamorosa topica del direttore di gioco). Proprio come non sarebbe giusto chiamare in causa Gregor Kobel e rimpiangere Yann Sommer. Perché se è vero che l’estremo difensore del Borussia Dortmund con la maglia rossocrociata non ha ancora pienamente convinto, è altresì vero che il numero uno dell’Inter lo scorso anno era stato pesantemente criticato e additato quale responsabile, ad esempio, delle due reti subite a Lucerna contro la Romania, tanto da portare molti addetti ai lavori a perorare la causa di un immediato avvicendamento tra i pali rossocrociati. Più che nei singoli, il problema sta probabilmente nella fase difensiva nel suo complesso e nei momenti contingenti delle partite (a Copenaghen l’1-0 era arrivato quando gli elvetici si erano fermati a reclamare per un presunto fallo ai danni di Embolo, a Ginevra il terzo e quarto gol erano stati figli di un assetto sciaguratamente votato all’offensiva nel tentativo di trovare il punto del pareggio).

In vista degli impegni in Serbia e a San Gallo, è probabile che Yakin avesse intenzione (idea già affioratagli prima della sfida con la Spagna) di provare Denis Zakaria nel ruolo di centrale difensivo. L’infortunio del centrocampista del Monaco, così come quello di Becir Omeragic (entrambi toccati a un ginocchio e costretti a dichiarare forfait), garantirà a Elvedi una nuova chance al fianco di Akanji e Rodriguez. Un’opportunità che il centrale del M’Gladbach stavolta non dovrà fallire.

Se il forfait di Zakaria rappresenta un brutto rospo da digerire, Yakin può consolarsi con il ritorno di Dan Ndoye. Il vodese, una delle sorprese dell’ultimo Europeo, era stato costretto a rinunciare a Danimarca e Spagna a causa di un infortunio muscolare. Dopo il quale si è ripreso il ruolo da titolare fisso con la maglia del Bologna, tanto da essere uno dei pupilli del tecnico Vincenzo Italiano. La sua presenza sarà importantissima sulle fasce, dove la Svizzera dovrà fare a meno di Ruben Vargas, pure lui in infermeria.

Espulso a Copenaghen dopo aver perso la testa, Granit Xhaka sarà senza dubbio l’osservato speciale nella sfida di sabato a Leskovac. Sarà il terzo confronto diretto per il capitano di origini kosovare, il primo in terra serba. Alla luce di quanto era successo nelle prime due occasioni (il gesto dell’aquila in Russia, il giro del campo con la maglia di Jashari, eroe kosovaro, in Qatar), c’è da sperare che stavolta il perno della Nazionale rossocrociata riesca a tenere a freno i bollenti spiriti, anche nel caso di (quasi certa) provocazione da parte dei tifosi. All’interno della federazione svizzera di calcio tutti sono convinti che gli eccessi di Kaliningrad 2018 e Doha 2022 siano episodi appartenenti al passato. “Andrà tutto bene”, fanno sapere i responsabili dell’Asf, i quali vedono nello spostamento della sfida in una città di provincia (a 400 km da Belgrado) un ramoscello d’ulivo porto dalla federazione serba. Starà in primis al direttore delle Nazionali Pier Tami far sì che anche Xhaka veda in questo gesto un tentativo di rappacificazione.

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