Il leggendario centravanti uruguayano, che ha giocato fra l'altro nel Liverpool e nel Barça, lascia la sua Nazionale a 37 anni
Terminerà venerdì la carriera internazionale di Luis Suarez, leggenda vivente del fútbol uruguayano. Quel giorno, infatti, il 37enne attaccante disputerà a Montevideo, contro il Paraguay, la sua ultima gara con la maglia della Celeste. Lo ha annunciato lo stesso giocatore in una conferenza stampa.
«Venerdì vestirò per l'ultima volta la maglia della Nazionale, la squadra del mio Paese», ha detto lunedì sera Suarez, senz'altro uno dei migliori centravanti degli ultimi vent'anni. Ruvido, esplosivo e combattivo perfino all'eccesso – ci si ricorda ad esempio del suo morso all'italiano Chiellini al Mondiale del 2014 – dirà addio alla Selección in occasione di una gara valida per le qualificazioni alla Coppa del mondo 2026.
La notizia del suo passo d'addio alla Celeste era nell'aria, ma tutti i dubbi sono scomparsi quando l'Auf (la Federazione uruguagia) ha indetto una conferenza stampa che portava il suo nome nel titolo e l'avviso che recitava: ‘Luis Suarez ha qualcosa da dirvi’.
Il ‘Pistolero’ si è molto emozionato nell'annunciare la sua decisione di ritirarsi dalla carriera internazionale. «Dopo un'attenta e lunga analisi – ha detto l'attaccante nato a Salta – ho capito che questo era il momento ideale per lasciare». Suarez lascia la Celeste come miglior realizzatore della storia grazie alle sue 69 reti in 142 partite, sempre che venerdì allo stadio del Centenario non riesca ad arrotondare il suo record.
«Non è stata una decisione facile», ha aggiunto, «ma l'ho presa in grande serenità. E contro il Paraguay scenderò in campo con l'entusiasmo di sempre». Suarez aveva debuttato in Nazionale 17 anni fa. Ex di Atlético Madrid, Barcellona e Liverpool, aveva esordito con Oscar Washington Tabarez in panchina, insieme ad altre due star del calcio uruguagio, vale a dire Diego Forlan ed Edinson Cavani.
Provvisto di un senso del gol sensazionale, è stato spesso al centro di polemiche per l'eccessiva carica agonistica che lo ha sempre caratterizzato. Incarnazione perfetta della ‘garra’ uruguayana – la grinta considerata un vero valore nazionale – è arrivato spesso a perdere addirittura il controllo il campo. Prima del ‘Caso Chiellini’, che gli era costato una squalifica di tre mesi, aveva infatti già morso altri due avversari: Otman Bakkal nel 2010 nel campionato olandese (quando Luis vestiva la maglia dell'Ajax) e Branislav Ivanovic nel 2013 in Premier League, ai tempi del Liverpool.
La sua carriera internazionale sarà ricordata anche per quanto avvenuto nei quarti di finale del Mondiale 2010, in Sudafrica: contro il Ghana, Suarez infatti si sostituì al portiere parando con le mani a tempo ormai scaduto un tiro destinato certamente a finire nella porta uruguayana, e fu dunque espulso. Il suo sacrificio non fu vano: gli africani sbagliarono infatti il calcio di rigore e, terminati i tempi supplementari, la Celeste si qualificò infine alla semifinale dopo i tiri dal dischetto.