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Quel triello di Berna: il buono, il brutto e il cattivo (tempo)

Fra pochi minuti scatterà l'attesa finale di Coppa Svizzera. I tifosi bianconeri hanno affollato la capitale, sperando di riportare a casa il trofeo

(Ti-Press/Crinari)
2 giugno 2024
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Eccoci di nuovo qui, giacca pesante, sul binario uno, direzione Berna. Quel formicolio nello stomaco ancora preda del sonno. Il treno colmo di persone. Un mix di colori, odori e speranze. Il compito del Lugano è di recuperare la refurtiva, nome in codice Sandoz, dimostrando intraprendenza e coraggio da vendere alla John Wayne. Un clima da film western ben si addice infatti alla scenografia della finale di Coppa Svizzera, che scatterà fra pochi minuti. Non solo perché il proprietario della società bianconera, Joe Mansueto, è nato e cresciuto in America. L’ultimo atto di una manifestazione sportiva è spesso questione di millimetri. Chi osa più del suo dirimpettaio, commettendo il minor numero possibile di errori, solitamente conquista tutto il malloppo.

Il pistolero solitario, ricercato da blasonati club stellati e impersonificato da Mattia Croci-Torti (ormai sempre più uomo mercato), cercherà quindi di riportare sulle rive del Ceresio quel trofeo sfuggito di mano la scorsa edizione. I magnifici undici – parafrasando un’altra celebre pellicola cinematografica su cowboy, sceriffi e fuorilegge – che a breve scenderanno in campo, questa volta saranno appoggiati e sostenuti da un elemento in più. Sì, perché quasi 12’500 tifosi bianconeri sono in trepidante attesa di raggiungere la capitale. Un intreccio di occhiate, risate, cenni d’intesa e sentimenti che nessuno pensava di rivivere così presto. Il rammarico di quel 4 giugno 2023 è ancora caldo. Non è comunque scontato conquistare tre finali consecutive. E, infatti, il Servette aspettava da ben 23 anni di riassaporare questo palcoscenico. «Un’emozione incredibile! Le fermate che separano da Berna sono tutte, qui, impresse nella memoria. Questo tragitto è ormai una piacevole consuetudine, quasi un’escursione di fine stagione da trascorrere in famiglia e fra amici», commenta Pietro. La carovana di pionieri scende dal treno. Un’alternanza di sciarpe, cori… Di puntini bianchi e neri. Il rumore di sottofondo è cadenzato da ‘The Ecstasy of Gold’ di Ennio Morricone: appena messo piede nella capitale, l’oro, beninteso la Coppa Svizzera, acquisisce un sapore viepiù accentuato. Il buono, il brutto e il cattivo (tempo). Un triello come l’ultimo episodio di questa rassegna nazionale. Fra le due contendenti, Lugano e appunto Servette, ricoprirà un ruolo fondamentale la meteo. Le difficili condizioni atmosferiche, insomma. Nessuno azzarda pronostici, anche se la compagine di Croci-Torti sembra favorita. «Il percorso intrapreso dai romandi fra Europa e Conference League nonché in campionato non è da sminuire. Hanno affrontato squadre di caratura elevata, leggasi Roma e Viktoria Plzen, senza mai o quasi sfigurare. Questo ha permesso loro d’incamerare parecchia esperienza… Tutte lezioni che in finale possono tornare utili. D’altronde sono match intensi, in cui la componente mentale spesso risulta fondamentale», sottolinea invece Davide.

Come uno sceriffo d’epoca lontana i tifosi sono in cerca di qualche indizio sulla formazione del ‘Crus’ e del suo dirimpettaio. Il totonome impazza fuori dallo stadio e nelle stradine limitrofe. Ci sarà il talismano Milton Valenzuela, e il bomber Zan Celar? Qualcuno, però, non dimentica capitan Sabbatini: «Spero che possa scendere in campo almeno qualche minuto. E soprattutto che possa (ri)alzare la Coppa, se lo merita», annota la piccola Giulia stretta nelle mani di nonno e papà. I romandi saranno privi di Enzo Crivelli. Un’assenza di spessore, anche se le difficoltà maggiori sembrano in fase realizzativa. I ginevrini sono però imprevedibili, capaci di sciorinare calcio di altissimi contenuti, ma, altresì, scialbe prestazioni.

Bang! Un colpo (innocuo) di pistola. È il fischio d’inizio che separa dalla gloria, sperando che la pioggia di coriandoli a fine incontro ricopra il manto erboso di bianco e nero. O tutto, o niente! Le finali sono lì da conquistare, soprattutto pensando alla sconfitta dell’anno scorso.

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