Poche parole da parte del tecnico brasiliano per esternare l'amarezza: ‘Quando me l'hanno comunicato sono caduto dalle nuvole’
Il Lugano ieri mattina si è allenato sotto la guida di Mattia Croci-Torti, l’assistente di lunghissimo corso al quale la società ha affidato temporaneamente la squadra in quanto sa che su di lui può sempre fare affidamento. È molto legato allo zoccolo duro del gruppo e ai suoi senatori più rappresentativi. Tutto sommato serena l’atmosfera a Cornaredo, al netto della delusione per la mancata conferma di Covilo, l’àncora per ogni occasione, utile al gruppo anche se quasi sempre a partita in corso. È come se la decisione fosse nell’aria (Un presagio? Il benservito a Hugo Moura, calciatore validissimo, voluto a Lugano dallo stesso Braga). Come se non fosse una sorpresa - perché non lo è - che la nuova proprietà decidesse di togliere a Braga un incarico affidatogli da altri, a prescindere da come lo stava svolgendo.
L’arrivo in città da Chicago di Sebastian Pelzer, incaricato di individuare il successore, ha dato la spallata definitiva al tecnico brasiliano, portando alla luce la precarietà di un progetto tecnico dal quale la nuova proprietà ha preso le distanze. In fondo, nessuno si meraviglia più di tanto, nell'ambiente bianconero. Semmai qualcuno potrà iniziare a chiedersi “che cosa ne sarà di me?”.
A quanto pare, a non porsi la domanda era stato proprio lo stesso Braga, anche se a metà della scorsa settimana circolavano voci in merito a un possibile colpo di scena da parte del tecnico carioca nella conferenza stampa pre Sion (voci che, a rileggerle con il senno di poi, assumono una valenza assai più precisa). A sentire il diretto interessato, il suo allontanamento è stato il classico fulmine a ciel sereno: «Assolutamente. Quando ne sono stato informato, in mattinata direttamente a Cornaredo, sono caduto dalle nuvole, mi sembrava impossibile, continuo a faticare a crederci. Anche perché sin qui i risultati sono stati positivi, con un gioco perfezionabile, ma che si stava sviluppando nella giusta direzione».
Sembrava che tra il tecnico sudamericano e il popolo bianconero (e la città tutta) fosse nato immediatamente un feeling molto forte, tant’è che i commenti apparsi sui social subito dopo la comunicazione dell’esonero, erano tutti molto critici nei confronti della nuova proprietà e solidali nei confronti di Braga… «Mi ero espresso più volte durante le conferenze stampa: Lugano era un bel posto nel quale lavorare, per la città, ma soprattutto perché l’ambiente in squadra era molto positivo. Purtroppo, sono situazioni che nel calcio possono succedere, a maggior ragione quando arriva una nuova dirigenza, con la quale si può comunque collaborare in maniera proficua pur senza essere in sintonia su ogni singola scelta “strategica”. Peccato, a mio modo di vedere – e facendo salvo il diritto della dirigenza di muoversi nella direzione che più l’aggrada – questo non era il momento giusto per cambiare».
Una cosa è certa: Abel Braga il suo 69º compleanno non lo scorderà facilmente.