Il Ceo del Lugano spiega le ragioni alla base dell'esonero dell'allenatore Abel Braga: ‘Decisione finalizzata al miglioramento del club a medio-lungo termine’
«Ci siamo più volte confrontati con Abel Braga, come è corretto che due parti che collaborano e operano assieme facciano. Ha svolto un ottimo lavoro anche qui a Lugano, ma siccome il nostro ragionamento è in prospettiva, con vista sul progetto a lungo termine, siamo arrivati alla convinzione che cambiando possiamo ancora migliorare. Siamo giunti alla conclusione che a medio e lungo termine il nostro progetto possa ulteriormente migliorare con una guida tecnica diversa». Martin Blaser, Ceo dell’Fc Lugano, spiega così l’esonero - a sorpresa, ma fino a un certo punto - del tecnico brasiliano, sollevato dall’incarico di allenatore della prima squadra dopo che era invece stato confermato nonostante facesse riferimento alla cordata che aveva in Thyago De Souza l’interlocutore principale, al centro di una trattativa farsa poi andata a finire male.
«È anche una questione di rispetto per le persone coinvolte - aggiunge il dirigente che insiste molto sull’educazione e le buone maniere -. Funziona così anche nella vita di tutti i giorni, in ogni ambito: se si constata che ci sono cose che non convincono appieno, non entrare nel merito della questione - dal mio punto di vista - significa prendere in giro le persone, mancare loro di rispetto. Abbiamo preso la decisione ieri sera, l’abbiamo comunicata subito stamattina, perché la riteniamo quella giusta, in quanto finalizzata al miglioramento del nostro progetto sportivo a lungo termine. Anche a rischio che all'esterno venga recepita male o non sia gradita. La nostra è una riflessione ponderata, in linea con la nostra strategia. Nulla di emozionale, men che meno di personale, è bene ribadirlo. Sarebbe offensivo che si pensasse che è stata una decisione di pancia. Dietro c’è un discorso strategico serio che non c'entra niente con le emozioni. Ribadisco che se sei convinto che un certo passo vada fatto per migliorare una situazione, in ogni ambito della quotidianità, devi decidere. Punto. Certe decisioni non vanno affrettate, ma quando arrivi al punto di avere un’opinione sicura e ben ponderata, allora è il momento di decidere. Di agire».
Abel Braga, però, non è un allenatore sconosciuto. Ha un profilo ben definito, una carriera alle spalle che parla per lui. Né all’attuale proprietà bianconera mancano l’esperienza o gli specialisti per valutarne l’operato e la filosofia. Non era possibile capire prima che non era il tecnico adatto al nuovo corso dell’Fc Lugano? «Va considerato anche che, per un certo periodo, Joe Mansueto e la sua organizzazione ancora non erano i proprietari dell’Fc Lugano. È una questione di buone maniere e di correttezza: abbiamo intavolato le prime discussioni solo quando abbiamo ricevuto “l’investitura”, quando la responsabilità ha cominciato a essere la nostra. Non prima, come è giusto che sia. Lo scorso 18 agosto durante la presentazione del nuovo corso ho ribadito la nostra intenzione di ascoltare quanto la società aveva da dire, a tutti i livelli. Vediamo, ascoltiamo, parliamo, e solo dopo decidiamo. Abbiamo agito così anche con la questione Braga. Abbiamo fatto le nostre valutazioni e preso la decisione che ci vedeva convinti, in quanto adatta ai nostri scopi».
Il nuovo nome, il successore di Abel Braga, non è ancora stato individuato. Un profilo, però, sicuramente sì. Del resto, chi mastica calcio per professione, una lista di allenatori o giocatori sulla quale chinarsi all’occorrenza ce l’ha, basta consultarla e avviare i contatti. «E qui torniamo alla buona educazione e al modo giusto di procedere, ritengo importantissimo ribadirlo: non abbiamo intavolato alcuna trattativa né aperto discussioni con eventuali candidati prima di aver chiuso con Braga, per rispetto del personaggio che è, dell’uomo. Ci siamo chinati sulla sua sostituzione una volta che con lui è stato tutto sistemato. Ci attendono giorni piuttosto intensi. Una lista di papabili ovviamente c’è, ma le trattative si aprono solo oggi pomeriggio».
Al momento della presentazione del vostro progetto, tra i buoni propositi evocati vi era quello di lavorare con il massimo rispetto per quello che era stato fatto in passato, dando continuità al lavoro di chi vi ha preceduto. Non ha l’impressione che cambiando già guida tecnica qualcuno possa pensare che tradite i propositi di continuità con i quali vi eravate presentati? Nei tifosi, il timore che poi la cosa si possa ripetere anche per quanto riguarda la rosa della prima squadra, è lecito… «Posso capire questo tipo di riflessione, è umana. Ma chi ha dei dubbi, è perché non ha ben compreso o ancora non gli è chiaro quale sia la nostra strategia, quale strada vogliamo imboccare. A chi si sta facendo “cattivi” pensieri, non posso dire che sbaglia. Amo molto i piccoli esempi legati alla vita quotidiana: ecco perché dico che può succedere anche a me di non capire bene certe dinamiche, osservandole dall'esterno. Tuttavia, affinché un giorno possa essere chiaro a tutti in quale direzione andiamo, oggi è necessario che accettiamo che qualcuno ci possa dire che siamo matti».
A proposito di comprensione, come giudica la reazione di Braga, la sua delusione? «È un grande personaggio nel mondo del calcio, ha vinto una moltitudine di titoli. È proprio perché merita tutto il nostro rispetto che era fondamentale comunicargli subito la nostra decisione, senza temporeggiare, magari appoggiandosi al pretesto di una classifica non brillante. Non è il nostro modo di fare, sarebbe prendere in giro. Per quanto la decisione possa essere male interpretata all’esterno, per noi era il caso di andare a fondo della questione, di agire. La delusione è comprensibile. Legata anche al fatto che ci sono posti più brutti, nel mondo, in cui lavorare, rispetto a Lugano e al Ticino».
Tocca a Sebastian Pelzer, direttore tecnico dei Chicago Fire, giunto espressamente in Ticino, condurre le trattative con i candidati alla panchina bianconera? «Sebastian è impiegato al cento per cento per i Fire, per cui è anche il responsabile dello scouting. Con l’avvenuto cambio di proprietà è venuto a Lugano per toccare con mano la nuova realtà, valutare bene la situazione, visionare le strutture, valutare il settore giovanile, gli allenamenti della prima squadra. Non è il solo responsabile delle trattative. Lui ha stilato la lista dei papabili ma le discussioni le condurrà di concerto con il responsabile dell’area tecnica Carlos Da Silva e con il sottoscritto».