Nations League, dopo il pareggio rocambolesco e spettacolare con la Spagna, gli elvetici guardano alla sfida decisiva di martedì a Lucerna contro l'Ucraina
Tutto in una notte. O meglio, tutto in novanta minuti. Il futuro della Svizzera in Nations League si giocherà tutto martedì sera a Lucerna contro l’Ucraina. Battere la formazione di Shevchenko (ma non con tutti i risultati se loro segnano almeno due reti) garantirà la permanenza nella Lega A; pareggio, sconfitta o successo con un solo gol di scarto (dal 3-2 in su) ci farebbe precipitare nella Lega B. È questo il destino che attende la Nazionale di Valdimir Petkovic dopo il terzo pareggio di questo difficile e travagliato autunno dal quale ancora sta aspettando la prima vittoria. Il pareggio con la Spagna, il terzo di questa Nations League, ha perlomeno consentito ai rossocrociati di potersi giocare tutto nell’ultimo appuntamento. Proprio come era successo due anni fa, tra l’altro nel medesimo stadio e anche quella volta contro un avversario che vestiva di giallo. La differenza, però, è che quel 18 novembre 2018 la Svizzera contro il Belgio era scesa in campo per giocarsi il primo posto di gruppo e l’accesso alle final four, poi conquistato con la clamorosa rimonta che aveva portato allo 0-2 al 5-2 finale. Tutti sperano che la Swissporarena possa rivelarsi lo stadio feticcio per una Nazionale che per la qualità delle prestazioni offerte non meriterebbe la retrocessione.
Sì, perché anche la partita con la Spagna ha lasciato l’amaro in bocca a tutto il clan elvetico. È finita 1-1, al termine di una sfida dalle mille emozioni che avrebbe meritato ben altra cornice che uno stadio vuoto. È finita dopo lo splendido gol del vantaggio di Freuler (seguito a quello altrettanto bello in Germania), dopo l’errore di Seferovic che si è fatto respingere sulla linea da Sergio Ramos quello che sarebbe stato il 2-0, dopo le prodezze di Sommer, capace di parare due rigori a un Sergio Ramos che dal dischetto era fermo a 25 centri consecutivi. Soprattutto, è finita dopo che all’89’ Gerard Moreno, in sospetta posizione di fuorigioco, ha trafitto un Sommer fino a quel momento intrattabile.
La Svizzera si è così ritrovata a recitare quel leitmotiv diventato negli ultimi mesi la colonna sonora di una squadra incapace di raccogliere il frutto del suo lavoro: brava, ma non abbastanza. Così era stato nel confronto d’andata a Madrid, con l’errore di Sommer costato il gol vittoria degli iberici e così era stato pure nelle due sfide con la Germania, in particolare quella di Colonia, con gli ospiti in vantaggio prima per 2-0, poi per 3-2 (3-3 il risultato) finale. La Svizzera gioca bene, ma si ritrova quasi sempre con un pugno di mosche in mano. E pure contro la Roja, la squadra di Petkovic ha proposto un’eccellente prestazione d’assieme. In particolare, ha saputo (o è stata costretta) rinunciare, quando necessario, alla sua filosofia per proporre un gioco più concreto, senza disdegnare di liberare la metà difensiva del campo con palloni a perdere, pur di sottrarsi l'asfissiante pressing alto di una Spagna giovane e poco esperta, ma dotata di grande talento (34% - 64% il possesso palla, 7-20 le conclusioni, 2-10 i corner, 234-657 i passaggi). In particolare, la Svizzera è stata eccellente sul piano difensivo. È vero, si è dovuta salvare da due rigori, ma soltanto il secondo era ineccepibile (ed è costato l’espulsione a Elvedi, assente contro l’Ucraina), mentre il primo, per fallo di mano di un Rodriguez voltato di spalle, è parso come una decisione cervellotica del direttore di gara, lo scozzese Collum. Nel complesso, se si fa astrazione dagli ultimi dieci giri di orologio (e in particolare i minuti di recupero subito dopo il gol del pareggio), la Svizzera non è mai andata in sofferenza, nonostante abbia lasciato per buona parte del secondo tempo l’iniziativa nelle mani (e soprattutto nei piedi) degli spagnoli. Il terzetto difensivo Elvedi - Akanji - Rodriguez è al momento il migliore che il calcio rossocrociato possa proporre, mentre particolarmente efficace (e inattesa) è stata la prestazione di Edimilson Fernandes sulla fascia destra (non propriamente il suo ruolo), soluzione d’emergenza dovuta alla positività di Widmer al Covid-19. L’attuale centrocampista del Mainz si è reso protagonista di alcuni interventi difensivi determinanti. Ha invece deluso, ancora una volta, Zuber, mentre Shaqiri è entrato poco in gioco, per quanto si sia sacrificato pure in compiti difensivi che di norma non gli competono (o non ama svolgere). Avrebbe potuto fare molto meglio pure Seferovic, non tanto per il gol del 2-0 sbagliato (una palla medio alta sarebbe stata molto più efficace della pur bella conclusione rasoterra), quanto per l’incapacità di difendere palla e permettere alla squadra di salire e respirare. Nei momenti di difficoltà, l’inefficacia di Seferovic nel “tenerla su” ha contribuito ad accentuare la pressione iberica.
Buona, per contro, la prestazione, seppur breve, di Becir Omeragic, inserito nel finale dopo l'espulsione di Elvedi. A 18 anni entrare in un contesto tanto delicato non è uno scherzo... «Sentivo la pressione – ha confermato il giovane talento dello Zurigo –. Ma i compagni di squadra mi hanno aiutato e nel giro di un paio di minuti è scomparsa. Negli istanti precedenti al mio ingresso, Petkovic mi ha motivato, mi ha ricordato le cose a cui prestare attenzione e le opzioni da privilegiare nelle uscite di palla. Alla fine, nello spogliatoio è rimasto un pizzico di amarezza per la vittoria sfumata, ma nel complesso eravamo tutti soddisfatti della prestazione offerta».
Il bicchiere, insomma, deve essere considerato mezzo pieno, nonostante quella contro la Spagna sia stata la settima partita senza vittorie, come era accaduto una sola volta, tra il 14 aprile e il 13 novembre 1985. Ma in quell'occasione gli avversari si chiamavano Russia, Eire, Norvegia, Turchia e Danimarca, non certo Belgio, Germania, Spagna, Croazia e Ucraina. Sì, perché la Svizzera ha dimostrato di saper tenere testa anche ad avversari oggettivamente superiori, battendosi sul piano del gioco (Germania, Belgio, Croazia), così come su quello dello spirito di gruppo e del sacrificio collettivo (Spagna). «Questa squadra meritava la possibilità di giocarsi tutto nell'ultima sfida – ha sottolineato Petkovic –. Adesso si tratta di rigenerare tutte le energie, fisiche e mentali, perse nella sfida con gli spagnoli. La partita di sabato ha dimostrato che siamo in grado di realizzare buone prestazioni contro chiunque e di poter battere avversari del livello della Spagna». Adesso, non resta che dimostrarlo martedì alla Swissporarena. Ricordandosi di quel 18 novembre di due anni fa...