Calcio

'Probabilmente si ripartirà, non potevamo più aspettare'

Il direttore generale dell'Fc Lugano Michele Campana ci spiega la decisione del club di anticipare la ripresa degli allenamenti (lunedì prossimo) di cinque giorni

19 maggio 2020
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Anticipare per non restare indietro. È il ragionamento (forzato) che ha spinto l’Fc Lugano a velocizzare il ritorno agli allenamenti di squadra, inizialmente previsto per sabato 30 maggio ma ora ripianificato per il 25 dello stesso mese, ossia lunedì. Sì perché se una decisione definitiva sull’eventuale conclusione dei campionati di Super e Challenge League interrotti a febbraio verrà presa solo durante l’assemblea straordinaria della Swiss Football League del 29 maggio, e nonostante il fatto che in ogni caso non si riprenderà a giocare prima del weekend del 19-21 giugno, molte società sono già tornate al lavoro o lo faranno a breve: San Gallo e Grasshopper hanno tracciato la via approfittando del via libera alle sessioni di gruppo da parte del Consiglio federale sin dal primo giorno possibile (11 maggio), imitate questa settimana da Young Boys, Basilea, Lucerna e Servette.

«Cinque delle prime sei squadre che affronteremo hanno già ripreso ad allenarsi, non potevamo permetterci di aspettare oltre e perdere ulteriore terreno - spiega il direttore generale dei bianconeri Michele Campana, riferendosi al fatto che mantenendo il calendario “originale” (evidentemente date escluse) il Lugano affronterà nell’ordine Servette, Lucerna, Zurigo, Basilea, Young Boys e San Gallo -. Ognuno ha fatto un po’ come voleva in quanto la Lega ha lasciato carta bianca ai club, ma d’altronde non aveva molta scelta, mica poteva imporre alle società quando riprendere ad allenarsi viste tutte le implicazioni che questo comporta».

Compresa ad esempio la rinuncia all’indennità per lavoro ridotto dal momento in cui i giocatori (dipendenti del club) tornano in pratica a lavorare a tempo pieno svolgendo appunto sessioni giornaliere a ranghi completi… «Esatto, anche se su questo punto si sta ancora lavorando. Sappiamo che la lega è in contatto con la Seco (Segreteria di Stato dell’economia, ndr) per trovare una soluzione intermedia da mettere in pratica fino a quando riprenderanno le partite, forse addirittura quelle a porte aperte».

Un punto questo molto importante tanto per l’eventuale continuazione della stagione quanto per quella successiva, anche perché sugli aiuti annunciati la scorsa settimana dalla Confederazione (350 milioni di franchi in prestiti per le leghe professionistiche di calcio e hockey) aleggiano ancora molti dubbi. In particolare a proposito delle condizioni poste dalle autorità federali, tra cui la restituzione in cinque anni di una prima tranche e in dieci anni della seconda, o ancora l’obbligo di ridurre il monte stipendi dei giocatori... «Faccio fatica a definirli aiuti, sembrano piuttosto dei debiti impossibili da ottenere e soprattutto da rimborsare. Non abbiamo ricevuto ulteriori precisazioni, ma come già detto sembra un meccanismo molto perverso che a medio-lungo termine rischia di mettere ancora più in difficoltà le società, in particolare quelle più piccole che hanno meno margine di manovra. Senza dimenticare che agiamo in un contesto internazionale e penalizzare ulteriormente le squadre svizzere sarebbe controproducente, ma purtroppo c’è questa idea che i calciatori siano tutti milionari, mentre in realtà un calciatore medio dell’Fc Lugano guadagna la metà di un giocatore di hockey medio. Per non parlare della Challenge League, dove gli stipendi mediani non arrivano a 4’000 franchi al mese».

Il via tra test facoltativi e misure obbligatorie

Altro aspetto fondamentale della ripresa, il rigido protocollo sanitario da seguire… «Per questo ci siamo comunque dati qualche giorno prima di ritrovarci sul campo, una macchina operativa del genere non si mette in piedi dall’oggi al domani, specie se un club decide, come noi, di sottoporre staff e giocatori ai tamponi e ai test sierologici (verranno ultimati entro venerdì a mezzogiorno, in modo da avere i risultati entro l’inizio della settimana successiva, ndr). Questi ultimi stranamente non sono obbligatori da protocollo, nel quale sono invece indicate molte altre misure di prevenzione imprescindibili, tra cui ad esempio - oltre alle norme di igiene personale come disinfettare spesso le mani - il fatto che i giocatori non possono stare tutti assieme nello spogliatoio, fare la doccia a casa, riporre gli indumenti usati in appositi sacchetti, rimanere a due metri di distanza e al massimo possono esserci due persone in dieci metri quadrati. Questo non vale però sul campo, dove sono permessi pure i contatti, anche se l’indicazione è di cercare di limitarli per quanto possibile».

Una situazione straordinaria alla quale tutti si stanno adattando e che sembrerebbe destinata a diventare la normalità perlomeno dei prossimi mesi, perché come sottolinea Campana «la sensazione è che il campionato riprenderà. Anche perché la Germania ha una grande influenza sulla Svizzera tedesca e ripartendo la Bundesliga ha mostrato che è possibile farlo e che bisogna convivere con il Coronavirus. Il calcio dei prossimi 8-10 mesi sarà questo, le alternative sono stare fermi per questo lasso di tempo e quindi depositare i bilanci in Pretura o cercare di barcamenarsi in questa nuova normalità. Ed è quello che stiamo facendo».