La squadra è chiamata a dimostrare di aver compiuto un salto di qualità mentale
È troppo presto per allertare i vigili del fuoco, la casa-Lugano non è ancora in fiamme. Tuttavia, si inizia a percepire un lieve odore di bruciato, per cui un’ispezione approfondita di tutto l’edificio sarebbe auspicabile per spegnere sul nascere un eventuale focolaio. Quattro sconfitte consecutive, d’altra parte, non possono non lasciare il segno. Nelle certezze tecnico-tattiche, ma in primo luogo nelle sicurezze psicologiche di un gruppo apparso troppo spesso timoroso e rinunciatario, ben lontano dalla mentalità che Fabio Celestini vorrebbe trasmettere. E la classifica piange: rispetto allo stesso periodo di un anno fa il Lugano ha racimolato la metà dei punti (4 contro 8).
A ben guardare, questo Lugano appare come un rebus di difficile soluzione. Perché le sei partite fin qui giocate hanno dimostrato che la squadra possiede talento, organizzazione e capacità offensive. Il problema sta nel fatto che queste caratteristiche vengono espresse in alternanza a lunghi momenti di blackout. Era successo a San Gallo, quando i bianconeri non erano riusciti a chiudere la partita nel primo tempo e si erano poi sciolti (per quanto con un uomo in meno) dopo il pareggio locale, si è ripetuto domenica a Basilea con un primo tempo timido e rinunciatario, valso ai renani il gol del vantaggio.
Prima dell’avvio della stagione il presidente Angelo Renzetti aveva più volte affermato di essere preoccupato per la prima parte di stagione, da affrontare con una squadra non ancora amalgamata, con molti elementi nuovi e non tutti in condizione fisica ineccepibile. Ed è probabile che la squadra di Celestini stia pagando anche questo aspetto. Junior sta migliorando, ma non è ancor quello della passata stagione (fors’anche disturbato dalle voci di mercato), Holender sta iniziando a farsi avanti in attacco (due gol a San Gallo), Lovric sembra ancora un corpo estraneo, mentre Rodriguez dopo una prestazione di livello a Zurigo è progressivamente sparito dai radar.
Ma al di là della forma non ancora prefetta di alcuni giocatori, il problema principale sembra al momento essere legato all’aspetto mentale. Da alcune settimane Celestini insiste sulla necessità di ritrovare quello spirito di squadra, quella disponibilità ad andare in campo a “morire” per il compagno che nella passata stagione aveva portato a una striscia di 18 risultati utili consecutivi e che in queste prime settimane della nuova stagione fa fatica ad affiorare. Uno spirito per trovare il quale Celestini ha ora a disposizione due settimane, perché a metà del mese i bianconeri andranno a Losanna per il secondo turno di Coppa Svizzera, per poi volare il 19 settembre a Copenaghen per l’esordio in Europa League. Due settimane durante le quali lo staff tecnico dovrà convincere il gruppo di possedere qualità importanti, così come capacità di andare in rete. E anche questo è un aspetto sul quale c’è parecchio da lavorare. Contro il Basilea i bianconeri hanno avuto palle gol a sufficienza per uscire imbattuti dal St. Jakob. Purtroppo, è mancata la freddezza nella finalizzazione (vedi gli errori sottoporta di Holender e Aratore), ma anche l’assunzione di responsabilità al momento della conclusione. A Basilea, è vero, mancava l’infortunato Gerndt, ma neppure lo svedese è un bomber di razza. D’altra parte, per il calcio svizzero trovare un cannoniere da 20 reti a stagione in un mercato sempre più globalizzato sta viepiù diventando un’impresa titanica. Proprio per questo motivo tutti sono chiamati a fornire il loro contributo sottoporta. L’esordio di Zurigo, in quest’ottica, era stato più che promettente con le reti di Maric (difensore), Rodriguez, Aratore e Vecsei (centrocampisti, l’ungherese entrato dalla panchina), ma poi la vèrve si è andata spegnendo velocemente. Lascia per contro ben sperare la crescita espressa da Noam Baumann tra i pali. La bella prestazione di Basilea, con la quale ha tenuto a galla il Lugano, conferma quanto visto nelle precedenti partite. L’estremo difensore ha compiuto grandi progressi tra i pali (restano da migliorare le uscite) e sin qui ha sempre garantito sicurezza al reparto difensivo con parate decisive.
La stagione è ancora giovane, ma ancor prima della ripresa della Super League (il 22 contro il Lucerna) il Lugano è chiamato a dimostrare di aver cambiato registro mentale. Losanna e Copenaghen rappresenteranno test significativi.