E preoccupa, come sempre, il mancato utilizzo dei giovani, che dunque non possono fare esperienza
Manca una settimana alla chiusura della finestra di mercato per il basket di serie A. È quindi il momento, a parte l’ingaggio di eventuali stranieri in casi di infortunio ampiamente certificati, di dare un’ultima sistemata al roster per cercare traguardi più alti, o almeno lo si spera. È stato il caso della Spinelli che da due settimane ha al suo servizio Bogues, dal quale ha già ricevuto importanti segnali di efficacia. Il fatto che il coach abbia puntato su un play-guardia, malgrado il buon numero già a disposizione, è stato una scelta mirata: per avere equilibrio dietro, in regia per intenderci, al cospetto di altrettanti registi targati USA nelle squadre che vanno per la maggiore. Un gap che la tecnica e la crescita di Martino non potevano comunque compensare nel nostro contesto cestistico.
Altre squadre hanno cercato svizzeri da inserire, fra cui Neuchâtel che puntava ad avere Zinn dei Tigers per le Final Four dove è inaspettatamente approdato. Zinn però è ferito e, ufficialmente, nessuno ha avanzato richieste, o questo è ciò che si sente dire da chi sta nelle stanze dei bottoni. È chiaro, il Lugano è Zinn-dipendente per quanto riguarda organizzazione di gioco, ritmo e assist: un elemento cardine per Montini. Ma è anche l’unico svizzero appetibile sul mercato, e quindi è normale che altri club si siano interessati. Anche perché tutti sono a conoscenza delle difficoltà del Lugano sul piano finanziario e quindi, fedeli al motto "mors tua vita mea", le avversarie vi si stanno fiondando. Per i bianconeri, che fra gli obiettivi non hanno né titolo né coppe, sarebbe un risparmio di alcune decine di migliaia di franchi, e quindi in sintonia con le casse vuote. Affaire à suivre, insomma.
In generale, vediamo sempre meno giocatori elvetici diventare protagonisti in campionato, se non i soliti noti da lungo tempo. I giovani, che ci dicono saranno il futuro del basket, li stiamo ancora aspettando perché all’orizzonte hanno solo sporadiche apparizioni da protagonisti. Magari ci scappa qualche exploit in una gara, ma la continuità di rendimento è un’altra cosa. Giovani che non trovano il campo con continuità perché il risultato resta fondamentale. Vorremmo vedere più coraggio, anche alle nostre latitudini. Se non si concorre per un successo finale, sarebbe importante correre verso il futuro, lasciando perdere la classifica per privilegiare una crescita del collettivo in proiezione futura, proprio dando spazio ai giovani e non solo nei finali di gara che contano zero. Programmare quando c’è il tempo per farlo potrebbe essere una scelta pagante. Chi ci sta?