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A Losanna il record di Rudisha si salva per due soli decimi

Il ventenne Wanyonyi fallisce di un soffio il primato degli 800 m che resiste dal 2012, mentre la Svizzera sale sul podio grazie a Ehammer e Kambundji

C’è mancato così poco...
(Keystone)
22 agosto 2024
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Losanna lo brama, lo incita, l’applaude. Ma per Jakob Ingebritsen, il sogno di realizzare il nuovo record del mondo dei 1’500 dovrà ancora attendere: 3’27’83, nonostante le due lepri che si alternano davanti a lui, in una corsa a ritmi folli il cui epilogo pare un affare a tre, tra il norvegese (naturalmente) e gli americani Kessler e Hocker, che sembrano poter reggere il ritmo. Facendo così tornare alla mente di Ingebrigtsen il dramma dei Giochi di Parigi, quand’era stato beffato da Josh Kerr, il britannico che l’aveva appaiato a 200 metri dal traguardo per poi finirgli davanti di 24 centesimi. Stavolta, per Ingebritsen c’è il lieto fine, anche se il suo crono è un po’ troppo alto per impensierire il primato del mondo (3’26’’73), e deve accontentarsi – si fa per dire – di quello del meeting.

Chi, invece, farà senz’altro fatica ad accontentarsi è Emmanuel Wanyonyi, ventenne keniano autore di uno spunto da favola negli 800 m, tanto da fallire di un soffio, con uno spettacolare 1’41’’11, il primato che David Rudisha detiene dai Giochi di Londra del 2012, quando si mise al collo l’oro nel tempo di 1’40’’91. Per due soli decimi, insomma, l’oggi 35enne stella africana del mezzofondo riesce a salvarsi dall’attacco del suo giovane collega, che diventa il secondo atleta più veloce della storia a pari merito con quel Wilson Kipketer a sua volta originario del Kenya, emigrato però in Danimarca negli anni Novanta per studiare ingegneria elettronica.

Mujinga: ‘È più di quanto immaginassi’

Per la Svizzera, invece, l’exploit arriva dai 100 piani, quelli al femminile, dominati dall’inarrivabile Dina Asher-Smith (10’’88 il suo crono), dove Mujinga Kambundji riesce addirittura a salire sul podio, ed è la prima volta che le succede in Diamond League, dopo un terzo posto assegnato al fotofinish tra l’inglese Neita, l’ivoriana Ta Lou, la giamaicana Clayton e, appunto, la trentaduenne bernese. Che alla fine la spunta, centrando il terzo posto in 11’’06, per la sua grande gioia, dopo il sesto ai Giochi di Parigi. «È andata bene, più di quanto immaginassi» dice, col sorriso, la più grande delle sorelle Kambundji, che stavolta ha fatto meglio di Ditaji, costretta ad accontentarsi di un 12’’75 sui 100 ostacoli. «Sentivo di essere davvero stanca dopo le Olimpiadi, e non sapevo quanto tempo avrei avuto bisogno per riprendermi – racconta Mujinga ai microfoni della diretta tivù –. Invece oggi fisicamente mi sentivo bene, è stata una bella corsa, e ne sono strafelice».

E sul podio, ma ne lungo, finisce anche Simon Ehammer, al termine di un concorso equilibrato e acceso fino all’ultimo. Con l’appenzellese che a un certo punto guida la classifica con un balzo di 7m99, prima di venir superato dal giamaicano Pinnock (8,01) e soprattutto dal padre padrone della disciplina, il greco Tentoglou (8m06), gli unici due ad abbattere alla Pontaise il muro degli otto metri. Tuttavia, in una gara del lungo per una volta non su livelli stratosferici, il terzo posto per Ehammer ha soprattutto il sapore di un’occasione sprecata.

Poi, nell’oscurità della Pontaise, si accendono i riflettori su Letsile Tebogo, la Freccia del Botswana, che dopo aver incantato il mondo a Parigi, lasciando le briciole a Lyles e agli americani, straccia la concorrenza anche ad Athletissima, vincendo i 200 m in 19’’64. A Losanna, però, il gran finale è per la staffetta, quella della 4 x 100 m femminile, dove grazie alla rimonta di una Mujinga Kambundji quarta frazionista, la Svizzera si piazza seconda in 42’’16 che è pure il personale stagionale, battuta soltanto dal quartetto britannico (42’’03). Avesse corso così ai Giochi...

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