I rossoblù di capitan Monighetti hanno chiuso settimi la regular season, ora nei quarti c’è l’Obvaldo: ‘Avversario giocabile, ciò che viene, viene’
Con dieci vittorie e trentadue punti il Ticino Unihockey ha chiuso la stagione di Lega Nazionale B al settimo posto. Il bilancio del capitano Demis Monighetti è però agrodolce: «Secondo me ci sono tanti punti che abbiamo buttato via, almeno una decina quelli persi per colpa nostra e non per merito degli avversari, con distrazioni o errori individuali. E sono tutti punti che ci sarebbero serviti per salire più in alto in classifica. Detto questo l’obiettivo minimo stagionale dei playoff l’abbiamo raggiunto, e di ciò sono molto contento, ora siamo stati scelti per l’accoppiamento dei quarti di finale dall’Astra Obvaldo, giunto secondo. Non ero così convinto che ci avrebbero scelto perché siamo una squadra imprevedibile e una spina nel fianco un po’ per tutti, però alla fine l’accoppiamento è quello giusto, come accade quasi sempre».
Si può dunque guardare avanti con una certa fiducia: «Sono sicuramente molto contento dell’apporto degli stranieri, Roope Kainulainen, Tatu Kiipeli e Tino Nivala hanno giocato bene, addirittura Kainulainen con quasi tre punti a partita è stato il secondo miglior marcatore del campionato, alle spalle del solo Stöckel, che ci ritroveremo di fronte con la maglia dell’Obvaldo. Ci sono però ancora molti aspetti sui quali dobbiamo lavorare, soprattutto a livello individuale, perché nei playoff non possiamo permetterci di perdere partite per colpa nostra. Ma tutto sommato sono molto contento, perché ci siamo assicurati i playoff già con due o tre partite di anticipo, anche se non ancora matematicamente, ma avevamo un grande vantaggio a livello di differenza reti sull’Eggiwil, nono».
A livello individuale l’attaccante classe ’97 ha vissuto una buona stagione, la migliore a livello di punti, 24, al pari della precedente (playoff però compresi): «Personalmente mi sono trovato bene, penso di aver dato un apporto positivo alla squadra, sia per la leadership, sia per i punti».
Tuttavia gli altri attaccanti ticinesi hanno fatto fatica a segnare con regolarità: «C’è da dire che gli altri attaccanti sono tutti molto giovani e a parte Nathan Regazzi sono alla prima o alla seconda stagione tra gli adulti, per cui sono fiducioso. Da noi oltretutto le aspettative sono molto alte, avendo avuto in passato un Nadir Monighetti che alla prima stagione in prima squadra ha realizzato una ventina di punti e un Pablo Mariotti che era sui quaranta, due che ora tra l’altro giocano in A, con buoni risultati. Chiaramente però non sono tutti come loro. A noi mancano tanto gli svizzeri sui venticinque anni, visto che tre quarti vanno via a studiare. Di attaccanti di quell’età sono solo io e anche in difesa ne abbiamo pochi. È dunque anche grazie agli stranieri che siamo dove siamo, del resto servono a quello. Dobbiamo dunque ringraziare Marco Bertocchi che fa un gran lavoro per trovare degli stranieri fortissimi».
A livello statistico spiccano invece le 143 reti subite, il terzo peggior dato della lega: «In difesa dobbiamo migliorare tanto, nelle ultime partite abbiamo dovuto fare a meno del portiere titolare Andrin Bechtiger, ma per tutta la stagione abbiamo subito troppi gol per demerito nostro, un esempio è l’ultima trasferta a Reinach, dove abbiamo segnato nove gol – numero che di solito dovrebbe permettere di imporsi fuori casa – ma subendone dodici chiaramente vincere diventa difficile».
Ci sono però anche numerosi segnali positivi: «Sicuramente abbiamo un bellissimo ambiente in squadra, è un gruppo unito sia che si vinca o che si perda, quello per me è fondamentale. Siamo molto bravi anche a guardare avanti dopo una sconfitta prendendo gli aspetti negativi per migliorare. Difensivamente abbiamo preso tanti gol è vero, ma abbiamo anche segnato molto, quell’attitudine alla ricerca del gol è sicuramente da portare ai playoff».
Alla fine l’obiettivo dei playoff è così stato raggiunto: «Sono contentissimo, poteva andare meglio, ma poteva anche andare peggio. In nove anni non ho mai visto una cosa del genere, con otto squadre che a tre giornate dal termine potevano ancora fare i playoff o finire ai playout. Così è veramente complicato, a un certo punto c’erano otto squadre in tre punti, il che significa che basta un passo falso in uno scontro diretto per ritrovarsi subito sotto la linea. Adesso si pedala per arrivare il più lontano possibile».
Ora nei quarti di finale ci sarà, come detto, l’Astra Obvaldo di Sarnen: «Noi siamo convinti di poter fare bene, visto che in casa avevamo perso solo al supplementare per 8-7, manco a dirlo per un errore nostro, mentre in trasferta avevamo rimontato bene, perdendo di soli due gol per 9-7. Dunque è sicuramente un avversario giocabile».
Dopo tre qualificazioni consecutive alle semifinali, ottenerne una quarta sembra però essere più complesso: «Noi nei playoff non abbiamo mai grande pressione, visto che il nostro obiettivo non è certo quello di ottenere la promozione, a differenza magari di squadre appena retrocesse come lo stesso Obvaldo o il Thun, che puntano almeno ad arrivare allo spareggio. Noi dunque ce la giochiamo tranquillamente con tutti, più andiamo avanti meglio è, ma se dovessimo uscire al primo turno, saremmo sicuramente dispiaciuti ma non ne faremmo un dramma».
I playoff iniziano però solo l’11 febbraio, due settimane dopo la fine della regular season, mentre gara 2 a Bellinzona è in programma il giorno seguente: «Non è malaccio, almeno abbiamo due settimane di allenamento, in cui dobbiamo sicuramente studiare l’avversario e fare analisi video, per migliorare quelle cose che abbiamo sbagliato in campionato. Inoltre abbiamo due settimane per concentrarci su un solo avversario e un weekend libero per staccare un attimo e riflettere. L’obiettivo è stato raggiunto ed è una striscia che portiamo avanti da quattro anni e che speriamo di portare avanti, ora quello che viene, viene».
Sognare non è però assolutamente vietato: «Se avessi potuto scegliere una delle prime quattro da affrontare, mi sarei sicuramente orientato sul Sarganserland, contro cui giochiamo sempre bene, ma come seconda avrei scelto l’Astra, per cui da questo punto di vista c’è andata piuttosto bene. Oltretutto una trasferta di due ore è piuttosto corta, relativamente magari a quella fino a Thun, dove oltretutto si gioca sul parquet, una superficie che non a tutti piace, mentre a Sarnen hanno proprio un bel fondo».