Domani si alza il sipario sui Mondiali, dove l’appenzellese Ehammer è l’elvetico più atteso. Karl Wyler: ‘Simon è al massimo della sua forma’
Tre anni dopo quel sorprendente bronzo finito al collo di Mujinga Kambundji a Doha, in Qatar, dopo la finale dei 200 metri, l’atletica rossocrociata può tornare a sperare in un nuovo exploit da parte di uno o più dei suoi venticinque rappresentanti che stamattina negli States (quando saranno le 18 in Svizzera) si lanceranno nell’edizione 2022 dei campionati del mondo in quel di Eugene, che con i suoi 170mila abitanti è la terza città più popolosa dell’Oregon, lo Stato dove la Nike (a Beaverton, a una decina di chilometri da Portland) ha il suo quartier generale.
Stavolta, però, le maggiori opportunità per incantare il mondo sembra avercele più Simon Ehammer, che la sprinter bernese. Infatti, l’appenzellese arriva negli States da numero uno mondiale, con quell’8 metri e 45 nel lungo a Götzle del 28 maggio scorso, lui che fino al mese di aprile non era mai andato oltre gli 8 metri e 15, suo primato stagionale risalente al 2020. E non è tutto: queste misure Ehammer le ha stabilite tutte in quella che è la sua disciplina, il decathlon, dove nel lungo a disposizione ci sono tre tentativi anziché cinque. Logica, quindi, la decisione del ventiduenne di dedicare la primavera soprattutto allo sviluppo dei suoi salti, nell’attesa di tornare a prepararsi per il decathlon dopo Eugene, con l’approssimarsi degli Europei della disciplina, a Monaco di Baviera nel mese di agosto. «Tutto è possibile» dice Karl Wyler, il coach di Ehammer alla vigilia del debutto ai Mondiali. «Simon è al massimo della forma, quindi mancare la qualificazione sarebbe una grande delusione» aggiunge Wyler. In linea di massima, l’ideale sarebbe che Ehammer riesca a superare già al primo tentativo il limite per superare lo scoglio iniziale, che dovrebbe essere attorno agli 8 metri e 10, così da risparmiare le forze in vista della finale, domenica. «Bisognerà anche avere la fortuna di azzeccare alla perfezione il punto di stacco» aggiunge Wyler, rivelando che il suo atleta sarà da subito aggressivo, e si lancerà verso la pedana con uno slancio tra i 39,7 e i 40,5 metri. «Uno dei grandi atout di Simon è che riesce a trasformare in maniera ottimale la sua velocità in distanza» conclude il coach. Impressione confermata dai risultati ottenuti da Ehammer nei decathlon, dove l’appenzellese nel lungo ha un personale di 8 metri e 45 nonostante corra i 100 m in 10’’46, mentre la maggioranza dei suoi rivali che sui 100 riescono a scendere sotto i 10’’20 nel lungo non vanno oltre gli 8 metri e 20.
Nonostante non sia passato neppure un anno da Tokyo, difficilmente a Eugene potremo assistere alla riedizione di quella storica finale dei 100 ai Giochi nipponici, con Ajla Del Ponte e Mujinga Kambundji quinta e sesta in una notte da sogno. Da una parte la ticinese è alla ricerca della forma migliore dopo una primavera sostanzialmente rovinata dal problema tendineo alla coscia, dall’altra la bernese arriva nell’Oregon con soltanto (si fa per dire) il dodicesimo crono a livello mondiale sia sui 100 sia sui 200, nonostante in primavera abbia corso veloce come non mai (10’’89 e 22’’18). In altre parole, la concorrenza sarà davvero fortissima negli States, dove nella notte su lunedì il podio sembra promesso a un trio giamaicano delle meraviglie, composto da Shelly-Ann Fraser-Pryce, Elaine Thompson-Herah e Shericka Jackson.
Un podio a portata di mano, tuttavia, la Svizzera ce l’ha. È quello della 4 x 100 femminile, dove Ajla e Mujinga e le altre ragazze scelte da Adrien Rotenbühler hanno tutte le carte in regola per concretizzare il progetto lanciato da Laurent Meuwly, forti del successo ottenuto in Diamond League, a Stoccolma, a fine giugno, dove la ticinese e la bernese assieme a Géraldine Frey e Salomé Kora hanno fermato i cronometri sul 42’’13, miglior risultato stagionale mondiale. In Oregon, tuttavia, le rossocrociate dovranno far fronte alla concorrenza agguerrita delle sprinter di Giamaica soprattutto, ma pure Stati Uniti e Gran Bretagna, assenti all’appuntamento in Scandinavia, e che hanno largamente i mezzi per scendere sotto i 42 secondi. Muro che, quindi, dovranno abbattere anche le rossocrociate.
Oltre a Ehammer, al maschile anche Loïc Gasch ha la sua da dire. Nonostante in stagione non sia andato sopra i 2m27, il vodese in carriera ha già superato i 2m33, mentre la miglior prestazione mondiale stagionale è il 2m34 del russo Ilya Ivanyuk. Il quale, per evidenti motivi, non potrà essere presente in pedana nell’Oregon. Dopo aver già saltato i 2m31 al coperto, il vicecampione del mondo sarà in grado di superarsi nuovamente, dopo la medaglia conquistata agli Europei indoor di Belgrado? Una prima risposta l’avremo già fra qualche ora, alle 19.10 in Svizzera, nelle eliminatorie dell’alto, seconda gara in assoluto ai Mondiali statunitensi che si apriranno un’ora prima con le qualificazioni del martello.