Il 9 aprile si giocheranno le finali, che si prospettano poco stimolanti. L’evento, forse il più atteso della stagione, andrebbe rivisitato.
Il 9 aprile ci saranno le finali di Coppa Svizzera e il programma non è certamente di quelli stimolanti per almeno il 90% degli amanti del basket: sia in campo maschile (con Olympic contro Nyon), sia in quello femminile (con Elfic Friburgo contro Troistorrents) l’esito delle contese appare più che scontato. Forse in campo femminile ci potrebbe essere una sorpresa, se l’Elfic si farà del male da solo come in precedenti occasioni, quando ha regalato le finali al Winterthur; ma forse avrà fatto tesoro anche di queste sbandate.
Tutto ciò per dire come l’appuntamento forse più importante della stagione – la Coppa Svizzera che si assegna in una gara secca – viene buttato al vento come giornata di immagine del basket svizzero. Qualcuno dirà che la Coppa è fatta anche di queste sorprese, legata come è ai sorteggi liberi; ma va anche detto che non è più legata alla realtà del nostro basket. Ciò perché le squadre competitive e in grado di ottenere qualsiasi risultato in una sfida secca, sono meno della metà delle dieci di A. Non parliamo poi della serie B o della Prima Lega. Eppure queste divisioni inferiori entrano in campo a competere, contro squadre che hanno uno statuto di ben altro livello, a cominciare dal numero degli stranieri. È vero che anche le categorie inferiori possono ingaggiare più stranieri per la Coppa, però, con i pochi soldi che girano, chi mai butta decine di migliaia di franchi per una gara sola?
Crediamo che il basket svizzero debba adeguarsi alla realtà, che è quella di uno sport in calo di interesse in un gioco circocentrico e involutivo. In primis va rivista la formula, per dare un messaggio di qualità al contesto sportivo. Perché è inutile nasconderci dietro parole e proclami: abbiamo seri problemi di gestione delle squadre. L’ultimo segnale arriva da una società – Ginevra – fino allo scorso anno nella top tre del campionato e presente nelle finali che contano. La partenza annunciata del presidente Fattal, è vista come preoccupante sulle rive del Lemano, perché nessuno sa ancora chi sarà il suo successore. Abbiamo visto cosa è successo in altri club (ad esempio il Lugano), nei quali l’addio allo sponsor principale ha segnato un inesorabile declino della squadra. Un club che – è utile sottolineare – ha uno dei migliori settori giovanili della Svizzera, ma che da anni non produce più talenti tali da permettere alla società di competere con le altre a livello di giocatori indigeni. La differenza di ingaggio degli stranieri fa poi il paio con il resto; quindi le società devono solo sperare che le scelte di questi ultimi, siano di quelle azzeccate. Altrimenti il navigare a vista per cercare di non finire nel nulla, diventerà la regola più diffusa. Fino all’oblio.