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Per Sabina Rapelli un argento mondiale che vale oro

Ötillö: la ticinese e Alexis Charrier secondi con un tempo più basso dei vincitori 2019. “Felicissimi così: al primo tratto a nuoto pensavo fosse finita”

Sabina Rapelli e Alexis Charrier secondi all' Ötillö Worldchapionship 2021
(Ötillö)
22 settembre 2021
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Nella voce, ci sono ancora l’emozione e la gioia per una prestazione sperata, ma nient’affatto scontata. C’è anche un velo di stanchezza, che un paio di giorni dopo aver macinato 65 chilometri a corsa e dieci a nuoto, è assai comprensibile. Sabina Rapelli è reduce, ancora un po’ incredula, dal secondo posto – categoria mista – ottenuto con il compagno Alexis Charrier nella Ötillö di Stoccolma, competizione considerata il Campionato mondiale di swimrun.

La coppia, nello sport come nella vita, era partita con l’idea era di puntare a una medaglia. «Ma tra il dire e il fare...». In Svezia, al via dell’evento clou della stagione c’erano molte più squadre rispetto a quelle che partecipano alle gare di qualificazione al Mondiale. I team che potevano ambire al podio erano, sulla carta, cinque: «Tra cui noi», ci dice la ticinese di Stabio. «Ci eravamo prefissati di partire insieme alle altre quattro coppie favorite, mantenendo però il nostro ritmo; e di vedere poi come sarebbe andata. Alexis e io sulle distanze più corte fatichiamo un po’ a stare al passo dei migliori; mentre siamo abbastanza forti sulle lunghe distanze. Così abbiamo fatto e, dopo essere stati quarti per un po’, abbiamo agguantato il terzo posto e abbiamo mantenuto la posizione per quasi tutta la gara, con le due coppie davanti a noi di qualche minuto. Durante una gara così lunga, i problemi non mancano. Un contrattempo è capitato già nella prima tratta a nuoto. Siccome la partenza della gara avviene in gruppo, il primo chilometro a corsa è regolato da un veicolo, così da evitare incidenti. Entrati in acqua, ci si ritrova molto vicini e, nella massa, qualcuno mi ha nuotato sopra. Ho perso una delle palette che si usano per nuotare (paddles) e ho pensato ‘è finita’, perché è uno strumento che permette di acquisire velocità e di spingersi in avanti. Poi mi sono detta che, avendo perso la paddle a destra, mio braccio forte, avrei potuto compensare nuotando con più frequenza, così da raggiungere la medesima velocità. Così ho fatto e quando ho visto che gli avversari non ci staccavano, ho capito che avremmo potuto farcela ugualmente».

Nell’arcipelago di Stoccolma lunedì 6 settembre il clima era «ideale: la temperatura dell’aria era attorno ai 17 gradi e il mare mosso, ma non troppo». Condizioni «perfette», ma lungo i 24 tratti a corsa e i 23 a nuoto, «succede che, uno o l’altro, abbia alti e bassi. Noi circa a metà gara circa, prima di un tratto a corsa di venti chilometri, abbiamo avuto un netto calo: l’acqua era fredda, c’era vento e, uscendo, i muscoli erano contratti. A quel punto avevamo le gambe ‘morte’ e faticavamo ad avanzare. Ci siamo sforzati di mangiare prodotti energetici e siamo riusciti a riprendere le forze».

Sull’ultima isola, usciti dall’acqua, una persona dello staff li informa del fatto che la squadra dietro ha un ritardo di due minuti, mentre quella al secondo posto li precede di un minuto. «Negli ultimi tre chilometri abbiamo dato tutto ciò che avevamo in corpo. All’ultimo chilometro siamo riusciti a recuperare la coppia in seconda posizione, che abbiamo poi lasciato alle spalle. Gli ultimi 500 metri li abbiamo corsi da soli, certi, a quel punto, che avremmo conquistato l’argento».

Medaglia a parte, Sabina Rapelli e Alexis Charrier sono «contentissimi» della loro prestazione. In termini di tempi – indica la ticinese – puntavano a chiudere la Ötillö Worldchampionship in nove ore, ossia trenta minuti meno rispetto a due anni or sono (nel 2020 la competizione non si è svolta, a causa della pandemia). «Siamo invece riusciti a chiudere in otto ore e 32 minuti: quindi addirittura un’ora meno dell’ultima volta. Questa edizione è stata la più rapida nella storia del Mondiale; tanto che sia nella categoria mista, la nostra, sia in quella maschile è stato fatto segnare il record. Alexis e io abbiamo realizzato il quarto miglior tempo di sempre della categoria; con il quale saremmo arrivati primi nel 2019! Siamo quasi increduli. Mai avremmo immaginato di riuscire a correre in un tempo del genere, oltretutto senza una paddle. Dunque siamo davvero felicissimi».

Dopo una gara del genere, dalla quale si esce assai provati sia fisicamente che mentalmente, la motivazione a riprendere gli allenamenti – spiega Sabina Rapelli – sta nella gara stessa e in quanto raggiunto. «Fattore stimolante più grande non si può avere. Appena conclusa la gara, ci siamo detti che avevamo già voglia di ricominciare e tentare a fare ancora meglio. Sarà durissima; ma pensare che tutti i sacrifici compiuti e gli sforzi profusi sono stati ripagati in questo modo, dà una carica enorme e fa nascere la volontà di rimettersi in gioco e riprovarci».