Mercoledì la squadra di Mauro Gianetti era stata bloccata per il Covid-19. Domenica la Doyenne con Marc Hirschi tra i protagonisti
È la più vecchia delle classiche del ciclismo (non a caso è soprannominata La Doyenne) e da qualche anno, dopo l’inversione di calendario con l’Amstel, segna lo spartiacque tra le corse primaverili di un giorno e la lunga stagione estiva delle corse a tappe che inizierà martedì sulle strade della Romandia. Ma la Liegi - Bastogne - Liegi è soprattutto una delle classiche più ambite da tutti quei corridori che ai muri fiamminghi preferiscono le côtes delle Ardenne. L’antipasto lo si è vissuto mercoledì con la Freccia vallone, prova alla quale non ha potuto partecipare la Uae Emirates del vincitore 2020 Marc Hirschi, colpita da due casi di positività al Covid-19. Ne abbiamo parlato con Mauro Gianetti, team principal della squadra e uno dei due involontari responsabili della forzata rinuncia al via… «È una decisione difficile da capire, ma non si può far altro che accettarla. Anche se le scatole girano, eccome. Le classiche del pavé sono dodici, ma lì noi non possediamo grande ambizioni, mentre quelle delle Ardenne sono due e una siamo stati costretti a perderla nonostante avessimo al via una squadra fortissima, con Hirschi, Pogacar, Ulissi, Rui Costa, Formolo, tutti ragazzi in grado di essere protagonisti».
Diego Ulissi e Mauro Gianetti positivi, squadra fermata nonostante ulteriori test negativi… «Per andare in corsa devi presentare due test negativi effettuati negli ultimi sei giorni. Inoltre, all’arrivo in Belgio devi effettuarne un altro nelle 24 ore o comunque il giorno prima della corsa. Tutti questi controlli sono risultati negativi per l’intera squadra, tranne l’ultimo che ha trovato positivo me e Ulissi. Allora ci siamo sottoposti a ulteriori 4 test tra il pomeriggio e il mattino successivo e tutti hanno dato esito negativo. Quindi, sette test negativi e uno positivo. L’abbiamo segnalato alla direzione di corsa, la quale non ha però sentito ragioni, affermando che a far stato era quel solo esito positivo, per quanto pure loro ammettevano la possibilità che si fosse trattato di un falso positivo».
Pare di capire che il protocollo di sicurezza andrebbe forse aggiornato… «Occorre essere in chiaro su ciò che si vuole. Nel calcio, per altro sport di contatto assai più del ciclismo, in Inghilterra una squadra può giocare se ha meno di sei positivi, mentre nel nostro caso a 24 ora della corsa hanno fermato l’intera formazione, nonostante fossero tutti negativi. Certo, si poteva fermare Ulissi, ma lasciare gareggiare gli altri. La federazione di ciclismo ha però deciso per protocolli diversi, per cui non resta che far buon viso a cattiva sorte».
E domenica c’è la Liegi. La squadra potrà tornare in gruppo? «Tutto dipende dal test al quale i corridori si sottoporranno domani (venerdì, ndr). A questo punto, il timore di un altro falso positivo che ci privi anche della Liegi c’è».
Ammesso che tutto fili liscio, con quali ambizioni affrontate la Doyenne? «Rispetto alla Freccia la squadra è leggermente cambiata, con l’uscita di Ulissi e Polanc, sostituiti da De la Cruz e McNulty. Abbiamo un gruppo assolutamente competitivo e cercheremo di fare la corsa che avremmo voluto disputare mercoledì. Sul Mur de Huy, Hirschi aveva voglia di ripetersi: a Liegi avrà senz’altro voglia di rifarsi».
Un anno fa il bernese aveva chiuso al secondo posto alle spalle di Roglic, dopo essere stato chiaramente ostacolato allo sprint da Alaphilippe, inizialmente vincitore, ma poi declassato per la scorrettezza. Come arriva Hirschi all’appuntamento? «È in ottima condizione, ma non ancora al livello dello scorso anno. È partito in ritardo e sta cercando il colpo di pedale migliore. È molto motivato e con gran voglia di rifarsi dalla beffa del 2020. Nelle sua attuali condizioni la Freccia sarebbe stata una corsa più adatta, ma è un ragazzo che non teme la distanza, ha fondo e classe per cui ci aspettiamo un’ottima prestazione».
Il ritardo di condizione è dovuto in particolare a qualche guaio fisico… «In primo luogo si è dovuto sottoporre a un intervento per estrarre i denti del giudizio. Inoltre, ha una situazione particolare alle anche e l’adattamento alla nuova bicicletta, forse con geometrie un po’ diverse, gli è costato tempo e fatica, con qualche infiammazione che lo ha ritardato. Per diverso tempo non ha potuto effettuare quei carichi di lavoro necessari per avere una base ideale. Adesso è in ripresa, ma è praticamente soltanto da un mese e mezzo che si allena bene, per cui occorrerà ancora qualche tempo prima di vedere il miglior Marc».
Il gioiellino del ciclismo elvetico sa su quali obiettivi stagionali puntare… «Di certo avrebbe voluto far bene le classiche, ma poi ci saranno soprattutto Tour de France e Olimpiadi. Il percorso di Tokyo è duro, adatto alle sue caratteristiche. A maggior ragione perché farà molto caldo, condizione nella quale Hirschi si trova a suo agio. Lo scorso anno, era uscito dal Tour de France con una forma eccezionale: sono convinto che saprà ripetersi, diventando in tal modo uno dei papabili alla medaglia d’oro olimpica».
Mauro Gianetti, la Liegi l’aveva vinta nel 1995, quando il traguardo era situato al termine dello strappo di Ans. In questo quarto di secolo, il percorso è cambiato poco, ma il modo di interpretare la corsa si è notevolmente evoluto… «È cambiato in particolare nel corso degli ultimi anni. Fino a qualche stagione fa la tendenza era di dar fuoco alle polveri il più vicino possibile al traguardo. Già la scorsa stagione, invece, abbiamo visto come i fuochi d’artificio iniziano molto prima, tendenza ribadita anche dall’ultima Amstel. Il livello è altissimo, c’è una nuova generazione di ragazzi già molto forti e una di vecchi campioni che non intendono mollare, come ha dimostrato il terzo posto di Valverde alla Freccia. I giovani stanno crescendo in fretta, forse perché nelle squadre under si lavora con maggiore professionalità, per cui i ragazzi arrivano al professionismo molto più pronti rispetto a un tempo. E ciò rende il ciclismo sempre più spettacolare».
Il percorso dell’edizione 2021 presenta 11 côtes e la corsa dovrebbe iniziare a entrare nel vivo a partire dal trittico Wanne - Stockeu - Haute-Levée. Come sempre, però, dovrebbe essere la Redoute, dopo 220 km, a dar fuoco alle polveri. L’ultima salita sarà la Roche-aux-Faucons, a una decina di chilometri da Liegi. I favoriti? Sicuramente Hirschi e Pogacar, ma anche Formolo per la Uae Emirates. E poi Alaphilippe, Valverde (punta al quinto successo per raggiungere Merckx), Fuglsang, Roglic, Woods… «All’arrivo giungeranno sicuramente i migliori. Stiamo parlando di una corsa di 260 km con un dislivello molto importante e che richiede grande forza mentale, perché è molto più duro affrontare 11 salite da 1,5 km, piuttosto che una da 15 km».