laR+ Quando cade un quadro

Chiudere il cerchio

Papà Riccardo ha deciso di chiudere il cerchio senza bisogno di tornare a casa

29 novembre 2024
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Roma, ore 10.10, 24 aprile 2022.
Domani è il mio compleanno

"Ciao mamma, allora io ritorno a casa, dai ragazzi. Torno il prossimo fine settimana. Vedrai che in questi giorni papà migliorerà, hai sentito i dottori. Nel giro di un paio di settimane vi riporto tutti e due a casa".

Quarto giorno di ospedale.

Settimo giorno a Roma, dove siamo tornati per farci raccontare da papà i luoghi della sua infanzia, dopo aver incontrato zii e cugini e aver visto, per la prima volta io, e dopo quasi ottant'anni mio papà, il luogo dove aveva passato due anni nascosto assieme alla sua mamma e ai suoi fratelli per evitare le deportazioni.

Mentre saluto mamma arriva la telefonata.

"Buongiorno, parlo con il signor Marco?"
"Sì, chi parla?"
"La chiamo dall'ospedale Umberto Primo. La volevo informare che suo padre è morto pochi minuti fa a seguito di un arresto cardio-respiratorio"

Gli occhi di mia mamma mi scrutano interrogativi mentre io ho lo smartphone incollato all'orecchio e cerco di abbassare il volume per evitare che senta.

Dico "Ah, non sta bene, è peggiorato..."

Gli occhi di mamma incrociano i miei. Cerca una verità che spera di non trovare.

"Beh, come le dicevo è deceduto, dovreste venire per parlare con i medici e per le pratiche burocratiche".

Anche in questo caso cerco le parole migliori per rispondere, per capire come dirlo a lei, la persona con cui mio papà ha passato tutta la vita.

"Certo, veniamo subito a vedere come sta, intanto chiedete ai dottori se possono liberarsi per poter parlare con loro..."

Ed ecco il tempo che comincia a correre, e gli avvenimenti che si sovrappongono.
Spiego a mamma che dobbiamo andare all'ospedale.
Avviso al lavoro con un messaggio che non posso tornare perché...
Scrivo a zii e cugini di raggiungerci all'ospedale, dove io e mamma ci rechiamo a piedi, io porgendole il braccio a cui appoggiarsi, lei che ripete che secondo lei è successo qualcosa di grave, ed io che fatico per tranquillizzarla, anche se "tranquillizzarla" non è il termine giusto. E forse non è neanche la cosa giusta. Sono ottocento metri, e nei miei ricordi ci siamo solo noi, madre e figlio che camminano senza nessuno intorno. Impossibile per la zona universitaria di Roma.
Ospedale.
La mamma che resta sotto il padiglione ad aspettare, io che le dico che si può entrare uno alla volta, per avere il tempo di cercare i medici che possano darle la notizia nel modo corretto.
Gli infermieri che mi dicono di aspettare.
Il tempo che corre.
Infine i medici che ci accolgono.
E ci parlano.
E la mamma che realizza ciò che è successo. Ciò che già aveva capito con il cuore. Ed anche io.
E piange in silenzio.

Ed anche io.

Papà Riccardo,
Nato a Roma nel 1940
Vissuto in tanti luoghi.
Morto a Roma nel 2022, nei giorni in cui stava prendendosi il tempo di mostrare a sua moglie e al suo figlio minore, per la prima volta, i luoghi della sua infanzia. Il tempo è stato sufficiente per questa impresa.
Ed ha deciso di chiudere il cerchio senza bisogno di tornare a casa.