Le misure annunciate dall'Italia potrebbero avere importanti riflessi per i movimenti dal Ticino verso le zone di confine. Intanto anche da noi si chiude
Ci risiamo. Al di là dal confine, in Italia, la stretta annunciata dal governo Conte, con il divieto di spostamento da e per le regioni considerate a rischio (in base a un numero di parametri in cui districarsi è francamente roba per amanti del brivido numerico), fra le quali rientrerebbero Lombardia e Piemonte, mette nuovamente a rischio i movimenti transfrontalieri per spesa, turismo, rapporti affettivi (di andare a cena non se ne parla già da un po' per la combinazione di orario di chiusura imposto alle 18 e coprifuoco dalle 23). Resta salvo il passaggio dei frontalieri, il resto è un'incognita. Per le tasche, e per il cuore.
Anche dalle nostre parti è ora di chiusura: dopo Ginevra, anche Neuchâtel decide per la chiusura di bar e ristoranti da mercoledì alle 23. Chiusi anche cinema, sale da concerto, teatri e musei. Vietate pure le funzioni religiose, tranne i funerali.
I numeri dei contagi restano alti ma stabili a livello svizzero: quasi 22'000 contagi e 93 morti nel weekend, tasso di positività al 24%. In Ticino, dopo il parziale calo, si torna a salire: 333 nuovi casi e 2 morti nel bollettino di ieri.
Un brutto fatto di cronaca nera apre la settimana in Svizzera: 3 bambini di 3, 11 e 13 anni sono stati trovati morti a Buchs, in Argovia. A ucciderli, per poi togliersi la vita, sarebbe stato il padre 37enne.
Si parla, infine, di droga e non di coronavirus nelle aule penali del Ticino: condanna a 3 anni e 6 mesi ed espulsione dalla Svizzera per 7 anni per un 39enne dominicano accusato di spaccio di circa 100 grammi di cocaina e di possesso di 1 kg della stessa sostanza.