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Lombardia e Piemonte: spesa, viaggi e amori a rischio

Le misure annunciate dall'Italia potrebbero avere importanti riflessi per i movimenti dal Ticino verso le zone di confine. Intanto anche da noi si chiude

3 novembre 2020
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Ci risiamo. Al di là dal confine, in Italia, la stretta annunciata dal governo Conte, con il divieto di spostamento da e per le regioni considerate a rischio (in base a un numero di parametri in cui districarsi è francamente roba per amanti del brivido numerico), fra le quali rientrerebbero Lombardia e Piemonte, mette nuovamente a rischio i movimenti transfrontalieri per spesa, turismo, rapporti affettivi (di andare a cena non se ne parla già da un po' per la combinazione di orario di chiusura imposto alle 18 e coprifuoco dalle 23). Resta salvo il passaggio dei frontalieri, il resto è un'incognita. Per le tasche, e per il cuore.

Anche dalle nostre parti è ora di chiusura: dopo Ginevra, anche Neuchâtel decide per la chiusura di bar e ristoranti da mercoledì alle 23. Chiusi anche cinema, sale da concerto, teatri e musei. Vietate pure le funzioni religiose, tranne i funerali.

I numeri dei contagi restano alti ma stabili a livello svizzero: quasi 22'000 contagi e 93 morti nel weekend, tasso di positività al 24%. In Ticino, dopo il parziale calo, si torna a salire: 333 nuovi casi e 2 morti nel bollettino di ieri.

Un brutto fatto di cronaca nera apre la settimana in Svizzera: 3 bambini di 3, 11 e 13 anni sono stati trovati morti a Buchs, in Argovia. A ucciderli, per poi togliersi la vita, sarebbe stato il padre 37enne. 

Si parla, infine, di droga e non di coronavirus nelle aule penali del Ticino: condanna a 3 anni e 6 mesi ed espulsione dalla Svizzera per 7 anni per un 39enne dominicano accusato di spaccio di circa 100 grammi di cocaina e di possesso di 1 kg della stessa sostanza.  

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