Il nuovo presidente del club bianconero, Philippe Regazzoni, vive a Küsnacht e non parla italiano. Una scelta inaspettata, ma non per forza sbagliata.
È attinente di Balerna, ma vive nella Goldküste zurighese (più precisamente a Küsnacht) e non parla italiano, solo tedesco e inglese. Non ha quindi particolari legami con il Luganese o con il Ticino, dove non è nemmeno attivo in prima persona a livello professionale, in quanto Ceo di un’azienda, la Toa Re Europe, legata a una compagnia giapponese leader nel campo della riassicurazione (ambito in cui è lui stesso specializzato da 25 anni) e che ha sede a Zurigo. Nel suo curriculum non c’è nemmeno un passato da calciatore professionista, tantomeno è legato in qualche modo al mondo pallonaro di casa nostra o all’Fc Lugano (come ad esempio sarebbe stato Claudio Sulser, uno dei nomi che circolavano nell’ambiente). Piuttosto, come specificato dalla società bianconera, il suo filo diretto con il calcio è la figlia Caterina (il classe ‘69 ha pure un figlio, Lorenzo), che milita nell’Fc Zurigo femminile e nella nazionale svizzera U19, della quale è co-capitana. No, Philippe Regazzoni non è decisamente il nome, la persona, il profilo che tutti si aspettavano quale nuovo presidente dell’Fcl. Ma non per questo non è l’uomo giusto.
In fondo, quella del nuovo corso del club di Cornaredo ormai targato Joe Mansueto, è una scelta precisa. Per certi versi spiazzante, per una realtà ticinese tanto “chiusa” e provinciale quanto non abituata a una (ri)organizzazione del genere. Difficile esserlo d’altronde quando per tanti anni, la principale forza calcistica del cantone è stata sorretta da un uomo solo, lui sì ormai parte integrante dell’humus cantonale. Ricordiamo infatti che la poltrona di numero uno della società sottecenerina era rimasta vacante da quando a settembre Angelo Renzetti (azionista di maggioranza con il 60 per cento delle azioni) aveva ceduto le sue quote societarie al nuovo patron, chiudendo un’era che lo aveva visto ricoprire il ruolo appunto di presidente per undici anni (dal 2010) e di proprietario del club per nove (dal 2012). Per non parlare di altre realtà importanti come i nostri due principali club di hockey, Ambrì Piotta e Lugano, a loro volta seppur in forme diverse da sempre legati al territorio anche a livello di gestione. E quando in passato all’orizzonte si sono affacciati dei “forestieri”, mai lo hanno fatto con le credenziali, i mezzi e l’impatto che stanno avendo gli uomini del miliardario di Chicago.
A cominciare dal Ceo nonché vicepresidente Martin Blaser, a sua volta – pur avendo assieme a Georg Heitz (terzo e ultimo membro del consiglio di amministrazione della Sa luganese) un passato importante nell’Fc Basilea – non prettamente un uomo di calcio, tanto che alla prima conferenza stampa dell’era Mansueto, lo scorso agosto, l’ex amministratore delegato di Ringier Sports si era affrettato a spiegare come non avrebbe quasi mai parlato né tantomeno si sarebbe occupato di pallone, puntando in primo luogo alla solidità e alla credibilità dell’azienda Fc Lugano. In questa direzione va pure la scelta di Regazzoni e anche in questo caso Blaser è stato chiaro: il 52enne esperto nella “corporate governance” è esattamente l’uomo che volevano in quella posizione. Per i ticinesi ci sarà posto altrove (ad esempio nell’associazione, che tra le altre cose gestisce il settore giovanile e che a fine giugno vedrà l’attuale numero uno Leonid Novoselskiy farsi da parte). Punto.
Una scelta forse inaspettata – ma solo fino a un certo punto, guardando al lavoro effettuato da Blaser e Co. in questi primi cinque mesi a Cornaredo – ma non per forza sbagliata. Sicuramente legittima, come leciti (o meglio comprensibili) sono i dubbi e i mugugni di chi si aspettava un profilo più local per rappresentare il club. L’augurio è che, come in parte già dimostrato confermando Mattia Croci-Torti in panchina, alle parole seguano i fatti e la componente locale non venga sacrificata in nome di un’ambizione smisurata. Magari ancor prima di aver verificato se le competenze e le risorse ricercate altrove, non siano già presenti sul nostro territorio e non possano rappresentare un ulteriore valore aggiunto per la società, la quale potrebbe davvero tornare a essere un riferimento assoluto a livello cantonale in grado di attirare allo stadio appassionati da tutto il territorio. In un rapporto di simbiosi vantaggioso per tutti, la classica situazione win-win. A quel punto, che il Regazzoni di turno arrivi dalla Goldküste o dalla Sonnenstube, conterebbe ben poco.
«Philippe Regazzoni non sarà un presidente che parlerà molto con i media a livello sportivo, ma sarà importante per la serietà e la strategia dell’azienda, con il suo punto forte nella corporate governance – ha spiegato Blaser a proposito del nuovo numero uno del Consiglio di amministrazione dell’Fc Lugano Sa –. È una scelta, può piacere o no, dipende dai punti di vista. A Zurigo con i Canepa così come era il caso a Basilea con Häusler, tutto – dalla proprietà alla presidenza – è sempre stato in mano alle stesse persone, impegnate al cento per cento per il club. Qualcuno invece conosce il presidente del Cda dello Young Boys? In pochi, perché ha un ruolo diverso e in prima linea ci sono altre persone, ad esempio il direttore sportivo Spycher. Noi riteniamo che nel Cda debbano sedere determinati profili, responsabili di tutto, compreso l’aspetto finanziario e la relazione con la proprietà. E con Regazzoni crediamo di averlo completato in maniera ideale. L’associazione è un altro discorso e vi posso assicurare che sarà guidata da persone legate al territorio, con elementi che rappresentano Lugano e il Ticino. È importante, perché sotto l’associazione rientrano il calcio giovanile e tutto l’aspetto sociale, compreso ad esempio il settore dei Seniori, persone che hanno fatto la storia della società e che vogliamo valorizzare. Il lavoro dell’associazione sul territorio sarà importante anche per allargare la base di soci e coinvolgere più tifosi».
A proposito della proprietà e in particolare di Joe Mansueto, Blaser ha spiegato come «sono stato negli Stati Uniti una sola volta e ho incontrato Mansueto per novanta minuti, ma i contatti sono frequenti e con Georg Heitz ci sentiamo praticamente giornalmente. Sono tutti molto contenti, Mansueto compreso, segue il progetto e guarda tutte le partite con piacere. Mi ha anche confermato che venire in Ticino è una sua priorità, ma gli ho consigliato di scegliere maggio o giugno piuttosto che gennaio. Scherzi a parte, è entusiasta del lavoro che stiamo facendo».
Un lavoro tarato sulla realtà del canton Ticino… «Organizzando il torneo internazionale di tennis, avevo capito che il mercato ticinese è “limitato” rispetto ad altre parti della Svizzera, qui 50-60 mila franchi sono già tanti per un’azienda, ma d’altronde con circa 350 mila abitanti il Ticino è più piccolo della città di Zurigo. In ogni caso anche se ci sono regole che valgono ovunque, ogni regione ha le proprie realtà e devo dire che qui mi sono subito trovato bene».
Il Ceo bianconero ha messo in piedi una sorta di “one man show” nel quale ha toccato svariati altri temi, in particolare riguardo alla riorganizzazione societaria in atto, partendo dal versamento effettuato dopo pochi giorni l’insediamento dalla nuova proprietà: oltre due milioni di franchi (2’178’000) per coprire le fatture aperte del club con relative a fornitori, oneri sociali, iva, procuratori e affitti.
Blaser ha poi fatto notare come l’organigramma societario è quasi completo, con pochi ruoli ancora scoperti, tra i quali un responsabile della comunicazione e uno del settore “Operations & Stadium”. Altri dipartimenti invece, come ad esempio il “Digital & Innovation” (nello specifico Luca Pedroni), hanno già trovato un responsabile, mentre la società si avvarrà anche del supporto sia di Luca Caccavale (consulente) sia di un pool di esperti per lo sviluppo aziendale e per operare sul mercalo regionale e nazionale.
A livello logistico, il club opererà investimenti nell’Hospitality relativa allo stadio attuale (ad esempio con una nuova zona lounge e la posa di poltrone vip in tribuna) e ha già firmato un contratto per lo spostamento degli uffici in centro a Lugano (al secondo piano di uno stabile in via Pioda 14).
Infine a livello sportivo, Blaser ha sottolineato come la situazione della U21 (il cui controllo a luglio passerà totalmente dal Team Ticino all’Fcl) non sia delle più rosee (penultimo posto nel gruppo 3 di Prima Lega), ma che si vuole inseguire la salvezza «a tutti i costi e per questo è stato deciso di creare un gruppo di lavoro che comprende anche il responsabile Immersi e i due allenatori della selezione giovanile, nonché di investire a livello finanziario per perseguire tale obiettivo».
Discorso diametralmente opposto per quel che riguarda l’Fc Lugano femminile, con l’investimento (oltre 300 mila franchi annui) necessario per mantenere la squadra nella massima lega ritenuto troppo oneroso, in particolare alla luce del fatto che «in rosa ci sono solo 5-6 giocatrici della regione, le altre sono straniere».
E la prima squadra, che sabato inizierà sul campo dello Young Boys il girone di ritorno, dopo un’andata da record con ben 30 punti e il quarto posto in classifica? «Sono sincero, non ci aspettavamo subito simili risultati e di conseguenza siamo contentissimi, anche perché ci hanno permesso di lavorare con tranquillità. Siamo consci che, considerando anche i cambiamenti che stanno avvenendo in società, non sarà facile andare avanti così, ma siamo pronti ad accettarlo e a garantire che si potrà continuare a lavorare con serenità. Non a caso l’obiettivo è sempre rimasto la salvezza. Per la Coppa Svizzera (il 10 febbraio il Lugano affronterà in trasferta il Thun per i quarti di finale, ndr) il discorso è un po’ diverso, l’unico obiettivo che si può avere è vincere».