Trump ha dichiarato di tener fede all’obiettivo di schiacciare i nemici perché chi comanda ha diritto di perseguire gli oppositori e consumare la vendetta
L’amico del caffè mattutino mi dice che Trump è tanto fumo e poco arrosto e agli eccessi gli americani sapranno provvedere. Sono scettico: resto convinto che il nostro sistema di governo – quello dove libertà e democrazia sono sorelle inseparabili – stia correndo un grave pericolo e la spallata potrebbe venire d’oltreoceano. Mi pare fosse Dante a parlare della verità nascosta sotto la bella menzogna. Ecco Trump è questo: promette nuova prosperità per tutti e anche i più deboli avranno la loro parte, ma dietro c’è il delirio compulsivo di un illiberale che vuole tutto per sé e lo dice: l’“Etat c’est moi”, “I am the State”, il Senato è suo, la Camera è sua, la Corte Suprema è sua. Con Trump la separazione dei poteri è un residuo di altri tempi. La voglia di autocrazia politica di Trump si salda con l’autocrazia tecnologica, mediatica, finanziaria di Musk. Entrambi guardano a sé stessi e non mi paiono particolarmente interessati alle “magnifiche sorti progressive dell’umanità”. Sono portatori, i due personaggi, di distopie che non contemplano una società più giusta per tutti.
La cornice della politica trumpiana è offerta dal prontuario di 922 pagine messo a disposizione del presidente, un corposo bignamino pronto all’uso su quello che bisogna fare. Per esempio: via l’aborto; via le normative contro le discriminazioni; meno welfare; meno sanità pubblica; la deportazione di massa è auspicata; via le politiche ambientali e vigorosa promozione dell’energia fossile; l’arsenale nucleare è da potenziare. Non è prevista la sopravvivenza della democrazia liberale. Trump ha dichiarato di tener fede al primo obiettivo del prontuario: schiacciare i nemici perché chi comanda ha il diritto di perseguire gli oppositori e consumare la vendetta. I suoi avvocati sono già al lavoro.
Intanto Trump sceglie i ministri, un’accozzaglia di personaggi impresentabili, una sorta di dream team di casi patologici: c’è la ministra della sicurezza che spara ai cani indisciplinati e vanno bene anche le caprette, alla sanità un no-vax che prevede il divieto del latte pastorizzato, ci sono i sessuomani come il ministro della difesa e il ministro della giustizia, alla testa dell’Intelligence c’è una signora con vistose simpatie per Putin e Assad, la deportazione dei migranti è affidata a un gentiluomo che separa i bambini dai genitori per scoraggiare i flussi, all’ambiente provvede un ministro negazionista che ritiene una balla colossale il cambiamento climatico. E qui mi fermo. Dimenticavo: il requisito di questo branco di impresentabili non è la competenza ma la fedeltà al capo.
George Orwell aveva previsto lo scenario in un volumetto, La fattoria degli animali. L’epoca era diversa ma le ambizioni dei protagonisti simili. C’è il maiale Napoleon, con aggressive doti oratorie: salito al potere decreta l’abolizione di ogni discussione perché è lui il capo e dal governo si pretende obbedienza e devozione. Gli oppositori non sono ammessi. A farli a pezzi provvedono cani famelici e feroci. Il comandamento di Napoleon (uno o due?) conforta gli illusi: tutti gli animali sono eguali, ma poi si precisa che alcuni sono più eguali degli altri, fra gli eletti i maiali, fedeli e devoti. A voi di cogliere la giusta dimensione della parodia orwelliana.