laR+ IL COMMENTO

Sbagliato incentivo, giusto (ma modesto) correttivo

L’attuale finanziamento delle prestazioni sanitarie rasenta l’assurdo. La riforma Efas eliminerebbe una stortura, ma non bisogna aspettarsi miracoli

In sintesi:
  • Sul piano dei premi, lo scenario più probabile è quello in cui, per diversi anni, l’effetto ‘sgravio’ dovuto all’‘entrata’ dei Cantoni nell’ambulatoriale prevarrebbe nel complesso sull’effetto ‘aggravio’ dovuto alla maggior quota di finanziamento che le casse malati assumerebbero nel settore case anziani/spitex
  • Meglio evitare di perdere altro tempo, altrimenti i costi dell’ambulatoriale continueranno a gravare al 100% sul portafoglio degli assicurati
La riforma in votazione il 24 novembre apre ai Cantoni le porte del settore ambulatoriale
(Keystone)
13 novembre 2024
|

Gli uni assicurano che andrà tutto bene: “Anche con l’integrazione delle cure di lunga durata [case anziani/servizi spitex, ndr] dal 2032, ci sarà un sensibile sgravio per chi paga i premi”, sostiene Thomas Christen, direttore dell’Ufficio federale della sanità pubblica. Gli altri invece parlano di “bomba a orologeria”: “I premi aumenteranno, e con l’integrazione delle cure di lunga durata lo faranno ancora di più”, afferma Pierre-Yves Maillard, presidente dell’Unione sindacale svizzera.

Difficile districarsi nella matassa di cifre e affermazioni contrastanti che imbriglia il dibattito su ‘Efas’. La riforma del finanziamento delle prestazioni sanitarie arriva alle urne dopo un estenuante iter parlamentare (14 anni), e quando non si è ancora spenta l’indignazione per il terzo, forte aumento di fila dei premi dell’assicurazione malattie. Normale che le aspettative, gonfiate dai suoi fautori, siano elevate. E che il confronto fattuale ne soffra, vittima della fregola sindacale di trasformare le casse malati nel babau di turno.

Proviamo a raccapezzarci. Il sistema attuale rasenta l’assurdo. Il Cantone (quindi i contribuenti, tramite le imposte) non paga un franco per le prestazioni ambulatoriali. È la cassa malati (quindi chi paga i premi) ad accollarsi l’intera fattura (al netto di franchigia e partecipazione ai costi). Se però il trattamento richiede un ricovero in ospedale, il Cantone paga il 55%, le casse il 45%. Gli assicuratori – e gli stessi ospedali, che difendono il loro core-business tradizionale – sono dunque ‘spinti’ a indirizzare i pazienti verso lo stazionario, anche se di norma questo è meno indicato sotto il profilo medico e dei costi. Simile la situazione per le cure di lunga durata: oggi un ricovero in casa anziani, più costoso delle cure a domicilio, risulta paradossalmente più conveniente per le casse.

Questo incentivo controproducente va eliminato, poiché è una delle ragioni per cui in Svizzera la pur affermata tendenza verso ‘più ambulatoriale’ – dettata dai progressi della medicina – è meno marcata che altrove. Non è la sola, però. Le scelte ambulatoriale/stazionario, o casa anziani/assistenza a domicilio, vengono fatte dal medico curante, dal paziente e dai suoi familiari sulla base di criteri che in genere poco hanno a che vedere con reali o presunte pressioni esercitate da assicuratori smaniosi di scaricare i costi sul Cantone. Su queste decisioni, Efas avrebbe tutto sommato scarsa presa. Uniformare la chiave di ripartizione dei costi può aiutare, ma non farà certo il miracolo.

Le aspettative vanno ridimensionate anche per quanto riguarda costi e premi. I risparmi messi avanti da chi sostiene la riforma (440 milioni l’anno) poggiano su ipotesi tutte da verificare, e comunque sono noccioline se confrontati con la spesa totale (50 miliardi circa) a carico della LAMal. Pure l’impatto sui premi è piuttosto aleatorio, almeno dal 2032, quando le cure di lunga durata comincerebbero a incidere di più. Su questo piano, però, lo scenario più probabile è quello in cui, per diversi anni, l’effetto ‘sgravio’ dovuto all’‘entrata’ dei Cantoni nell’ambulatoriale prevarrebbe comunque sull’effetto ‘aggravio’ dovuto alla maggior quota di finanziamento che le casse malati assumerebbero per case anziani/spitex, nonostante i bisogni in questo settore siano in forte crescita.

Meglio evitare di perdere altro tempo, quindi. Altrimenti i costi dell’ambulatoriale – che assorbe la fetta di gran lunga più ampia (circa la metà) della spesa LAMal – continueranno a gravare al 100% sul portafoglio degli assicurati, in virtù (si fa per dire) di un sistema di finanziamento iniquo che li scarica per intero su premi slegati dal reddito.