laR+ IL COMMENTO

Una tempesta perfetta si abbatte sul Ticino

Economia reale ‘in ginocchio’ per via degli effetti della politica monetaria e non solo. E i nostri alle prese coi tagli in vista del Preventivo 2025

In sintesi:
  • In Ticino la congiuntura va ad aggiungersi a un problema strutturale assai noto
  • I primi a dire che le cose stavano prendendo una brutta piega sono stati gli impresari costruttori
  • I nostri politici di milizia non ragionano da statisti ma per quel che sono
(Ti-Press)
25 luglio 2024
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Al momento di ricevere il premio Nobel per l’economia 2022, il professore Douglas W. Diamond dell’Università di Chicago pronunciò un breve discorso a cui pochi, in Ticino, prestarono la dovuta attenzione: “Spesso ci dimentichiamo di una lezione di Milton Friedman e cioè che la politica monetaria delle banche centrali agisce con un ritardo temporale”. Un ritardo sull’insieme dell’economia che gli esperti indicano tra 12 e 18 mesi.

Il ciclo di inasprimento monetario attuato dalla Bns è iniziato a giugno 2022 ed è andato avanti per oltre un anno e mezzo. Non ci si dovrebbe pertanto stupire di ritrovare oggi nell’economia reale gli effetti – distorsivi – di una politica restrittiva che premia il risparmio e penalizza gli investimenti e i consumi. Effetti congiunturali, ma che in Ticino vanno ad aggiungersi a un problema strutturale assai noto: gli stipendi mediani inferiori del 20% rispetto al resto della Svizzera, con un costo della vita piuttosto analogo. Ergo, un’autentica “tempesta perfetta”.

I primi ad alzare la mano per dire che le cose stavano prendendo una brutta piega sono stati gli impresari costruttori: a inizio anno hanno segnalato a più riprese un notevole calo delle commesse pubbliche e una diminuzione dei lavori anche nel settore privato. Tendenze negative che hanno innescato una corsa al ribasso da parte delle imprese pur di aggiudicarsi i pochi appalti disponibili e un progressivo esaurimento delle cosiddette “riserve di lavoro”.

In questi giorni sono giunte poi le grida di allarme di altri due settori chiave dell’economia reale: la ristorazione e i venditori di automobili. “Siamo in ginocchio”, ha denunciato GastroTicino in un comunicato diramato la scorsa settimana: un crollo della cifra d'affari nel primo semestre del 2024 compreso tra il 20 e il 50%. I rivenditori di macchine invece registrano una flessione delle immatricolazioni di circa il 10% nello stesso periodo. Una flessione che è anche un unicum ticinese, rispetto a una situazione stabile nel resto della Svizzera. Le motivazioni che spiegano il calo per ristoratori e venditori di auto sono convergenti e riguardano il sempre minor potere d’acquisto della popolazione.

È chiaro, come ha indicato l’economista Spartaco Greppi (laRegione del 18 luglio), che all’intero tessuto socioeconomico ticinese “gioverebbe una politica dei redditi, industriale e di investimenti più vigorosa”. Purtroppo, però, i nostri politici di milizia non ragionano da statisti ma per quel che sono: imprenditori, esperti in diritto tributario, gestori patrimoniali. Ed è proprio qui, tra i banchi del Gran Consiglio, che l’ossessione per il pareggio di bilancio si trasforma in una sorta di premessa per lo sviluppo del Cantone a scapito di ciò che dovrebbe essere: una sua conseguenza.

Così, mentre la Bns va avanti a ridurre il tasso guida e la Bce resta ferma, mossa che comporta un indebolimento del franco e l’effetto collaterale di un molto probabile utile contabile dell’Istituto di emissione (per via della rivalorizzazione degli asset in euro espressi in franchi) che renderebbe plausibile una ridistribuzione di dividendi a favore di Confederazione e Cantoni, i nostri sono alle prese con tutti i tagli possibili e immaginabili che permettano di “fare quadrare i conti” del deflazionistico – a livello economico e sociale – Preventivo 2025. Esempio eclatante di ottusità concettuale e sciocchezza politica, degno dei migliori allievi della scuola di Chicago.

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