laR+ IL COMMENTO

Quel ‘busillis’ in sospeso

Cosa farà ora il consigliere federale uscente Alain Berset? E chi gli succederà? Alcune riflessioni su dimissioni inattese

In sintesi:
  • Ora il Ps dovrà trovare il sostituto
  • I Verdi scalpitano
  • Sulle ragioni dell'addio fioriscono le speculazioni
(Keystone)
22 giugno 2023
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In pensione a soli 51 anni, ma dopo tre mandati che, soprattutto con la pandemia da coronavirus, sono risultati in parte estenuanti. Se ne va dal Consiglio federale Alain Berset, affermando che “questo è il momento giusto per partire”. Anche perché, lasciando il Governo da presidente, l’uscita di scena avviene dallo scranno più alto.

Oltretutto dopo aver ottenuto, alla vigilia dell’anno presidenziale, l’attestato di consigliere federale più gradito. Anche se oggi, per quel che valgono queste classifiche, risulta sopravanzato da Viola Amherd e da Karin Keller-Sutter. Che poi, prendendo per buono quello che pure ha detto nel giorno dell’addio per molti versi inatteso, Berset non sappia cosa fare del proprio futuro, ebbene questo è tutto da vedere. Certamente c’è da dubitare che si limiterà a dedicarsi alla pratica dello yoga, come ha lasciato intendere, forse per smorzare la portata del suo annuncio. Di esperienza, nei nodi essenziali della nostra vita, ne ha maturata parecchia. Ciò che lo rende una risorsa, al di là del seggio in Consiglio federale. Non dimentichiamo che Berset ha guidato un dipartimento fondamentale, quello dell’Interno – trattando sia la sanità che la cultura – forse con le finanze il più incisivo per la vita collettiva. Un’unicità svizzera, che c’è chi ha tentato inutilmente di rendere più agile e meno onerosa, portando a nove il numero dei consiglieri federali.

Fatto sta che le sue dimissioni scuotono il Palazzo. Se non altro perché, ancora l’8 giugno scorso, Berset aveva manifestato l’intenzione di ripresentarsi. Cosa è successo nel frattempo? “Si tratta di una partenza su cui gravano dei sospetti”, ha scritto il Blick che, comunque, riconosce al presidente della Confederazione dimissionario la statura di uomo di Stato, alla stregua di altri romandi quali Pascal Couchepin e Didier Burkhalter. Un uomo di Stato talvolta maldestro, se pensiamo a tre episodi che non hanno reso omaggio alla sua immagine: la vicenda del ricatto da parte di un’amante, risolto da un intervento della polizia; l’intercettazione da parte di due caccia francesi, mentre era ai comandi di un piccolo aereo da turismo; il sospetto che si sia adoperato, con il peso del suo nome, per evitare la posa di un’antenna 5G di Swisscom a Belfaux, nel Canton Friburgo, il comune dove risiede con la famiglia. Vicende da cui Berset uscì pulito, ma non indenne da pettegolezzi tra l’ironico e il malevolo.

Certo, tutto ciò non cancella il peso che ha dovuto sopportare durante i due anni terribili del Covid, confrontato, come tutti i suoi colleghi di altri Paesi, con l’ignoto di quella devastante pandemia, arrivata all’improvviso dall’Oriente. Pandemia che non sembrava avesse piegato il ministro socialista. Resta il mistero sulla sua inattesa uscita di scena che, a quanto pare, ha preso alla sprovvista anche il Ps. Il quale deve affrettarsi a trovare un sostituto all’altezza, verosimilmente tra gli svizzero-tedeschi visto che, lo scorso anno, la bernese Simonetta Sommaruga è stata sostituita dalla romanda Elisabeth Baume-Schneider. Poi c’è la questione dei Verdi che, in caso di un buon risultato alle prossime elezioni federali, potrebbero rivendicare il seggio rimasto vacante.

Insomma, mettendosi la lobbia e salutando, Alain Berset ha lasciato in sospeso un bel busillis.