IL COMMENTO

Notizie in ordine con Marie Kondo

Da quando ha tre figli, la paladina del riordino ha rivisto le priorità. E ci riguarda più di quel che pensiamo, più di certe ovvietà papali o palestinesi

In sintesi:
  • Con quel sorriso aperto ti faceva voglia di affidarle il guardaroba, i figli, il cane, il portafoglio
  • Ma davvero dire che c'era una pistola nel covo di un boss mafioso è una notizia?
  • Tutti abbiamo avuto bisogno di fare ordine nella vita, ma abbracciare il caos può essere altrettanto bello. A volte necessario
Il sorriso di Marie Kondo (Keystone)
15 febbraio 2023
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Marie Kondo è apparsa nelle nostre vite poco prima che il Covid ci rinchiudesse nelle nostre case con la stessa risolutezza con cui lei impilava biancheria nei cassetti. Era arrivata in sordina, come tutte le cose di cui pensi non ci sia davvero bisogno, e con quell’aria da Mary Poppins d’Oriente ci aveva convinti che dovevamo fare ordine negli armadi, nei salotti, nei garage e nella vita.

Minuta, vestita come una collegiale dei manga, con un sorriso placido che ti faceva venire voglia di affidarle il guardaroba, i figli, il cane, il portafoglio, era diventata in poco tempo una star internazionale. La lingua giapponese era il tocco di classe, perfetta per comunicare ordini e ordine senza spaventare chi – come il sottoscritto – appallottolava ogni cosa sperando che l’armadio o la valigia non risputassero tutto indietro.

Ci siamo messi a guardare in tv questa donna che piegava biancheria con lo stesso livello di attenzione con cui si segue un giallo. Ma gli assassini alla fine erano fuori dallo schermo: eravamo noi, maggiordomi di noi stessi; e le vittime i poveri asciugamani e i poveri calzini che provavamo – senza fortuna e senza grazia – a piegare come diceva questa donna gentile, con l’aria gentile e la voce gentile.


Un lavoro ben fatto (Keystone)

Qualche giorno fa, intervistata per l’uscita del suo ultimo libro ("Vivere in armonia con noi stessi e lo spazio che ci circonda", che già fa capire un cambio di rotta dal celebre "Il magico potere del riordino"), Kondo ha confessato che dopo la nascita del terzo figlio ha capito che sono più importanti altre cose e che la sua casa ora è disordinata: che è come scoprire che Greta Thunberg lascia sempre la luce accesa o che La Russa tiene in salotto i busti di Stalin.

Lo so, è una piccola notizia. Anzi, probabilmente non lo è affatto, ma ha significati più ampi di (non) notizie vendute e riproposte come se avessero la N maiuscola: pensiamo al segretario di Stato Usa Blinken andato in visita in Medio Oriente per dire a palestinesi e israeliani "che devono fare la pace" (avesse detto "scannatevi", allora sì). O al Papa, che va in Africa e dice "Giù le mani dall’Africa" (la vera notizia sarebbe stata un apocalittico "sfruttiamola di più, non è abbastanza. Che nostalgia dei conquistadores"), per non dire dei titoloni per una pistola trovata nel covo di Matteo Messina Denaro, davvero sconcertante che un boss della mafia tenga accanto al comodino un’arma e non Trivial Pursuit o un hula hoop.

La parabola di Marie Kondo, invece – anche se non sembra – ci riguarda da vicino, perché tutti abbiamo avuto momenti in cui abbiamo cercato l’ordine fuori per fare ordine dentro (o magari anche solo per raggiunti limiti di spazio) e in cui un po’ di magliette impilate in un cassetto ci hanno dato soddisfazioni inattese che mai avremmo considerato.

Ci possiamo mettere una vita a trovare equilibrio, poi arriva (o se ne va) qualcosa o qualcuno che mette tutto a soqquadro. Nei casi peggiori rimettere a posto i pezzi è doloroso, nei migliori – come la nascita di un figlio – è invece un piacere e uno stimolo vedere il casino che resta, viverlo, farne parte. Abbracciare il cambiamento è il solo modo sano per sopravviverne. Siamo polvere, diceva la Bibbia. Ma siamo anche calzini, a volte spaiati a volte no. Se sta bene a Marie Kondo, può star bene pure a noi.