laR+ IL COMMENTO

Elly Schlein e la spinta qatariota

In sintesi:
  • Lo scandalo delle euromazzette ha fatto scendere il Pd al 15% dei consensi
  • L'ex studentessa del Liceo di Lugano Uno, se eletta, scuoterebbe il partito dalle fondamenta
Schlein
(Keystone)
4 gennaio 2023
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La scoperta di euromazzette percepite, stando a quanto è noto finora, da esponenti prevalentemente italiani in quota al Pd nello scandalo denominato Qatargate, ha fatto crollare nei sondaggi il principale partito della sinistra italiana. Sceso al 15% dei consensi, il 3% in meno dei voti ottenuti alle elezioni del 25 settembre. "Il Pd rischia l’estinzione, mi candido per salvarlo", si è mobilitato il mite Gianni Cuperlo, deputato triestino forte di una lunga militanza nel Pci prima e nei Ds poi, prima di entrare tra le fila dei Dem. E così sono saliti a quattro i candidati a succedere a Enrico Letta, il grande sconfitto del voto anticipato, seguito alla sfiducia con cui Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega hanno mandato a casa il governo Draghi. Oltre a Cuperlo sono scesi in campo Paola De Micheli, Elly Schlein e Stefano Bonaccini.

A parte la 37enne Schlein il resto del quartetto di candidati non si può certo definire "il nuovo che avanza". In effetti si tratta di gente radicata, da anni, in quel partito della sinistra italiana nato dal disgregamento del vecchio Pci e della defunta Dc. "Con questi – direbbe Nanni Moretti, ripetendo il j’accuse di 20 anni fa a piazza Navona – non vinceremo mai". Eppure, nonostante il rovescio elettorale del 25 settembre, la manifesta incapacità di dar vita a un’opposizione convincente al governo Meloni, il continuo lasciarsi rubare la scena dal duo composto da Calenda e Renzi, il Pd altro non sembra saper fare che muoversi con giochi di corridoio.

Ha scritto, ad esempio, il quotidiano Domani che la candidatura di Cuperlo è stata nient’altro che un assist a Bonaccini in chiave anti-Schlein. Definita "pasionaria" e malvista dall’establishment piddino per la sua tardiva iscrizione al partito, le sue sospette simpatie per i grillini e soprattutto un radicalismo che la porterebbe a fare piazza pulita di tutte le incrostazioni che, da quando esiste il Partito Democratico, ne hanno minato la crescita, l’ex studentessa del Liceo di Lugano Uno, nel caso in cui s’insediasse alla segreteria del Pd, siamo certi lo scuoterebbe dalle fondamenta. Per questo le manovre di corridoio di cui abbiamo detto stanno cercando di ostacolarne la corsa.

C’è, tuttavia, un elemento che, a nostro avviso, gioca a suo favore. Sempre che la base non sia solo una base di iscritti controllati da capicorrente ma, innanzitutto, una base di cittadini consapevoli. In quel caso le euromazzette del Qatargate, incassate stando alla Procura di Bruxelles, almeno per quanto riguarda il côté italiano, da personaggi vicini a Bersani e a D’Alema, dovrebbero convincere molti elettori del successore di Enrico Letta che o si cambia radicalmente o si muore. Che poi Elly Schlein, al di là del suo distacco da rigidi schemi ideologici, sia in grado di recuperare i voti persi nelle periferie a vantaggio delle destre e, al contempo, riesca a iniettare un po’ della sua anima verde nel partito, non è di per sé garanzia di salvezza dall’estinzione prefigurata da Gianni Cuperlo. Il nuovo segretario, se non si accelerano i tempi congressuali, dovrebbe essere scelto in marzo. Pronto, dunque, ad accettare una nuova legnata, che scaturirà dalle elezioni regionali lombarde di febbraio, dove il Pd farà da spettatore al duello tra Fontana e Moratti. Vedremo se a quel punto scoccherà l’era Schlein o si continuerà con l’usato sicuro.