Mentre le istituzioni comunali tentennano, a rompere gli indugi sull’aggregazione è un gruppo di cittadini di Balerna
C’è chi pensa, da un po’, che l’aggregazione nel Basso Mendrisiotto sia una causa persa. Troppe le resistenze, già dentro le stanze delle istituzioni locali (o almeno di alcune). Troppi i tentennamenti, anche da parte di coloro che non intendono lasciare il tavolo della discussione. A tal punto da scoraggiare persino gli amministratori che da sempre ci credono e ci provano. È il caso del sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni, il quale, giusto martedì, ha parlato ormai di ‘missione impossibile’. E l’impressione è che nel dirlo non avesse voglia di scherzare (pur trovandosi nel mezzo della presentazione del Carnevale Nebiopoli).
Il rischio è che, come nel novembre del 2007 (giusto 15 anni or sono), il comprensorio sud del Distretto getti la spugna. E questa volta ancor prima di consultare i propri cittadini. Eppure ne è passata di acqua sotto i ponti della ‘fusione’, tant’è che il tentativo in cui si è imbarcato Vacallo, alla fine dell’estate dell’anno scorso, era tutt’altro che un progetto calato dall’alto (come si era rimproverato, tra le altre cose, al processo promosso a suo tempo dagli allora sindaci di Chiasso, Morbio Inferiore e Vacallo).
Al momento sono rimasti in tre – con Vacallo, Chiasso e Morbio – a darsi ancora un’opportunità per continuare il dialogo aggregativo. Ancora non si sa, però, con quali risultati. La politica comunale non sembra, insomma, aver intercettato del tutto il sentire della base (si legga la popolazione). Se, da un lato, a livello istituzionale si procede a passi timidi, dall’altro, tra i cittadini si è dimostrato di avere il coraggio di osare. Un drappello di consiglieri comunali di Balerna, sostenuto da un Comitato di otto persone, si è dato la forza di fare un tentativo. E per la prima volta in Ticino ha deciso di depositare alla Cancelleria comunale un’istanza per avviare una procedura di aggregazione. Primo passo verso uno studio approfondito e, di seguito, verso una consultazione popolare. Certo, prima si dovranno raccogliere 350 adesioni. Ma la fiducia non manca.
Audacia? Temerarietà? Semplicemente la volontà di andare a fondo della questione aggregativa – dati e argomenti alla mano, affrontando vantaggi e svantaggi – e di consegnare alla popolazione la possibilità di dire la sua, come vuole la legge. Una mossa forse inaspettata per taluni. Consapevoli che se la raccolta firme avrà esito positivo e si arriverà al voto, ci si assumerà pure la responsabilità di accettare il verdetto popolare, qualsiasi esso sia. Il segnale che questi cittadini lanciano alla politica locale, dunque, è forte e importante. Non c’è dubbio. Serve a poco, in effetti, lamentare l’assenza (ormai decennale) di un consigliere di Stato del Mendrisiotto. O arrancare dietro grandi temi, a valenza regionale – il potenziamento dell’A2, la corsia per i Tir e il tracciato interrato a sud o le fermate degli Intercity – senza avere la giusta forza contrattuale nei confronti del Cantone e della Confederazione.
In tempi in cui si promuove e si evoca tanto la cittadinanza attiva, questa istanza rappresenta un esempio virtuoso. A dimostrazione della capacità di una comunità di partecipare alle scelte della Politica e al proprio destino. Del resto, come ci ricorda Giorgio Gaber, "la libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione" (La Libertà, 1972/1973).