Quotidiano in classe

Guerra e pace, come il giorno e la notte

‘Mir’ in russo vuole dire pace, ma anche mondo. Un luogo di pace era pure il mondo di tanti bambini ucraini che sono dovuti scappare per sopravvivere

Alcuni di loro sono arrivati perfino in Ticino
(Ti-Press)
7 aprile 2022
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"Lo sapevi che la fidanzata di Putin abita in Svizzera?", chiede con aria furbesca Lilo, un bambino di prima elementare, al suo amico Eddy. Sembra quasi che gli stia rivelando un segreto. "Chi è Putin?", domanda Eddy senza distogliere lo sguardo dal tablet. "Quel signore della guerra", risponde Lilo a bassa voce.

In realtà non c’è nulla di segreto: è da un po’ che tutti, purtroppo, passiamo tanto tempo a parlare della guerra in Ucraina. Lo fate anche voi a casa? E a scuola?

Ciò che Lilo ha riferito a Eddy, a dire il vero, era una storia che aveva sentito a tavola, raccontata da suo fratello più grande; una notizia che il ragazzo, sedicenne, aveva letto sull’instagram de laRegione.

Il fratello maggiore di Lilo, le persone che lo conoscono fin da piccolo spesso lo chiamano Mir: ‘mir’ in russo vuole dire pace, ma anche mondo. È curioso, a volte il significato delle parole ha una storia: ‘mir’ in realtà era il nome delle comunità agricole russe del Medioevo. In quei tempi, in effetti, il proprio villaggio rappresentava il mondo per le persone che lì ci abitavano. Un mondo che iniziava e finiva ai confini del proprio paesino. La propria comunità era anche un luogo di pace per gli abitanti.

Un luogo di pace lo era anche il comune di tanti ragazzi della vostra età: bambini di Kiev, Irpin, Odessa, Mariupol, Bucha e chissà quanti altri. Questi sono i nomi di alcune delle città ucraine invase dall’esercito russo. Posti dai quali le famiglie, soprattutto le mamme con i loro figli, sono dovute scappare per sopravvivere. Alcuni di loro sono arrivati perfino in Ticino. Forse addirittura nelle vostre classi avete accolto dei nuovi compagni fuggiti dalle bombe. Ragazzi che da un giorno all’altro hanno dovuto lasciare la loro casa, la loro scuola, i loro amici… Bambini e bambine che ora si trovano qui e che devono all’improvviso costruirsi un nuovo mondo, il loro ‘mir’. Aiutiamoli! Quanti di voi sono bravi a costruire mondi su Brawl Stars? Beh, qui il compito è decisamente più difficile. Ma è reale. Se si lavora insieme, di sicuro ci si riesce.

La guerra, che in russo si dice ‘voyna’, è una storia molto triste. La gente ne parla in continuazione e noi al giornale scriviamo tanti articoli perché siamo preoccupati. È probabile che lo siate anche voi. L’importante in questo momento così difficile è che ci sia uno spazio per discutere di questi temi. Soprattutto perché grazie alla discussione tutti ci rendiamo conto che cose del genere non devono, o almeno non dovrebbero, più accadere.

Il nostro lavoro al giornale consiste nel provare ad aiutare le persone a capire ciò che sta succedendo, in Ticino e nel mondo. Senza insegnare nulla, ma riportando fatti e riflessioni che possano stimolare il dibattito. Ci piace pensare che anche il ‘Quotidiano in classe’, un progetto nato più di 20 anni fa e curato dai professori Claudio Rossi, Giovanna Lepori e Clio Rossi, possa essere uno strumento che aiuti voi e i vostri docenti nelle vostre discussioni a scuola.

Forse possiamo dire che guerra e pace (questo è anche il nome di un vecchio romanzo russo di Lev Tolstoj che prima o poi vi capiterà di leggere) sono un po’ come il giorno e la notte: ciò che tutti vogliamo ora è che il buio della guerra finisca al più presto, e che dal cielo di tutto il mondo torni di nuovo a splendere la luce della pace.