Archiviate le Comunali si guarda ora al prossimo appuntamento elettorale fra due anni, tra domande e speculazioni che riguardano tutti i partiti di governo
Alzare il moltiplicatore di qualche punto o ridurre le spese. È questo il dilemma che molto probabilmente accompagnerà buona parte degli esecutivi e dei legislativi comunali appena usciti dalle urne. Già, perché la pandemia pesa sui conti dei piccoli agglomerati così come sulle finanze delle città. La stessa pandemia che ha costretto il Ticino a rinviare di un anno le elezioni e che ora, con tutte le sue sfaccettature, condiziona eccome la legislatura breve in avvio.
Ciò che risulta rilevante di primo acchito è che a venire, diciamo, premiati (o almeno, a uscire indenni) dalla ripartizione dei seggi nei municipi siano i liberali radicali da un lato e l’alleanza rossoverde dall’altro. Due schieramenti piuttosto in contrapposizione per quel che riguarda l’approccio alla fiscalità e alla gestione delle finanze pubbliche. Sgravisti o tassatori, direbbero polemicamente gli uni degli altri.
E forse questo è un primo dato che emerge dalle urne, nitido appunto nella distribuzione delle poltrone negli esecutivi comunali: di fronte all’incertezza generata dalla pandemia, e dalle sue conseguenze economiche e sociali, la gente si attende delle risposte concrete. Che si rinunci a toccare l’aliquota d’imposta, in campo liberale. Che venga garantita la rete di protezione sociale costi quel che costi, la linea a sinistra. Chi dei due ha ragione? Tutti e nessuno.
Toccherà quindi a entrambi i fronti, insieme alle altre forze politiche che siedono nei vari municipi e nei consigli comunali, giungere a dei compromessi. Per fortuna, si potrebbe dire, sia dalla parte del Plr sia nelle fila del Ps la capacità di convergenza non manca (cosa che non per forza è sempre una qualità di cui vantarsi).
È chiaro poi che chi esce indebolito da questa tornata elettorale è il Ppd. Popolari democratici che, per quel che riguarda la discussione sul mancato equilibrio delle finanze pubbliche, si sono per ora dimostrati piuttosto attendisti (affondati dalla prudenza?). Soprattutto nel dibattito a livello cantonale hanno più volte rimarcato quanto non sia questo il momento per decidere tagli o aumenti d’imposta. Ma chiaro: i tempi (e il portafoglio) della politica comunale non sono gli stessi di quella cantonale. Una politica cantonale che, archiviate le Comunali, guarda ora al prossimo appuntamento elettorale del 2023 (da ieri diventato vicinissimo).
Le domande e le speculazioni in vista delle Cantonali che si terranno fra due anni, certo, non mancano. E riguardano un po’ tutti: può crescere ancora la forza del fronte rossoverde in Ticino? E su quale figura andrebbe eventualmente “investita” tale forza? Quale sarà invece la sorte dei partiti storici? Assistiamo a un inesorabile tramonto dei conservatori, oppure stanno soltanto affrontando un periodo di rinnovamento (per nulla indolore) per poi rilanciarsi? E a proposito di rilancio, che dire dei liberali? Siamo davvero di fronte a una rinascita del Plr, dopo la batosta alle Federali del 2019? Cosa succederà poi con la destra ticinese: è giunta l’ora per l’Udc di rivendicare un seggio in Consiglio di Stato a spese del partner leghista? Oppure si farà ancora andare bene quale suo rappresentante l’attuale presidente del governo, detentore della doppia tessera?
I prossimi mesi, di sicuro, cominceranno a portare delle risposte. Staremo a vedere.