In vista delle decisioni del Consiglio federale i partiti finalmente tornano a dibattere ribadendo la loro importanza. Il governo ne faccia tesoro
La preoccupazione e la stanchezza con cui la popolazione vive il protrarsi dell’emergenza sanitaria ed economica dovuta alla pandemia, sentimenti che sfociano sempre più spesso nell’ansia e nella paura per il proprio avvenire, sono evidenti. L’attesa per le decisioni in merito al prolungamento o meno delle chiusure oltre la data del 28 febbraio, previste verosimilmente per mercoledì prossimo, è snervante e non fa che aumentare il senso di spaesamento davanti a serrande abbassate, teatri chiusi e una vita che sembra sospesa.
Recentemente si è registrato però un sussulto dalla politica, benvenuto quanto necessario. Un sussulto di cui Consiglio federale e Consiglio di Stato devono fare tesoro. La scorsa primavera le forze politiche sono state compatte nel sostenere l’agire dei governi perché la questione degli aiuti è stata gestita bene, tenendo conto dello scenario inedito che si andava ad affrontare. La lunga, estenuante seconda ondata pandemica, per contro, ha lentamente fatto crescere una tensione politica che occorre mettere a frutto. Direttamente dalla voce dei presidenti in Ticino dei partiti rappresentati in Consiglio federale, nell’ultima settimana abbiamo raccolto critiche, suggerimenti, rivendicazioni in merito all’operato del governo a Berna.
Un partito non è un’entità astratta che a ogni tornata elettorale occupa per diletto un certo numero di posti nei Legislativi. Un partito, qualsiasi partito, è un fondamentale elemento di trasmissione degli umori della fetta di comunità che rappresenta. È portavoce di istanze, esigenze, bisogni, problemi. In questi mesi si sono aggiunti senso di precarietà, paura per il proprio reddito e per il proprio posto di lavoro, timore che l’azienda dove si lavora fallisca o che gli aiuti promessi siano insufficienti. Così come ci sono cittadini che chiedono tutela per la salute pubblica, rigore nell’osservare le misure, attenzione nell’approcciarsi alla pandemia.
La richiesta di riaperture avanzata dal liberale radicale Speziali e dal democentrista Marchesi, la cautela predicata dalla socialista Riget e dal popolare democratico Dadò non sono solo le opinioni di quattro persone elette alla presidenza di un partito politico. Sono la traduzione di sentimenti, valori, ideali e visione del mondo che hanno donne e uomini confrontati con una situazione che fino a poco più di un anno fa non avrebbero mai immaginato di vivere. Chi è al governo deve sfruttare queste rivendicazioni, i rimproveri più severi così come le lodi. La politica con il suo contatto diretto con popolazione, associazioni, mondo economico, attività è testimone di quella che è la vita vissuta fuori dal Palazzo. Se i messaggi che porta sono di critica e disagio, è lecito aspettarsi che un governo ne tenga conto. Chi prende le decisioni deve avere davanti a sé uno scenario quanto più preciso possibile prima di decretare ulteriori chiusure alle attività o decidere degli allentamenti.
Uno scenario che non è composto solo da contagi, varianti e scienza epidemiologica ma anche dalla quotidianità delle persone, ognuno con i propri timori. Il dibattito animato e forte, con prese di posizioni anche veementi, ha il compito di rimettere al centro la politica. Che è proposta e azione, segno di vitalità e voglia di partecipare alle decisioni. Ma soprattutto è rappresentare la cittadinanza e fare sentire le sue voci quando vengono prese scelte importanti e dirimenti.