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Non può esserci amore 'diverso'

La testimonianza di Christian e Mimmo, famiglia omogenitoriale, che dopo Leon, due anni, ha accolto Luce

Papà in famiglia
2 ottobre 2020
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Non può esserci un amore ‘diverso’. E chi lo giudica ‘diversamente’, dall’alto di pregiudizi, qualsivoglia fede o preconcetti, sbaglia. L’amore è universale e quindi ci accomuna tutti, uomini e donne, donne e donne, uomini e uomini. Lo dovremmo ormai aver imparato, dopo che papa Francesco ce lo ha detto chiaramente: ‘Chi sono io per giudicare?’. E se ce lo dice lui! Quell’amore che ci testimoniano oggi a pagina 13 Christian e Mimmo, che ben sanno – quale infermiere l’uno e assistente di cura l’altro, 41 anni entrambi – come donarsi all’altro, ovvero il senso ultimo dell’amore. Famiglia omogenitoriale, dopo Leon, due anni, hanno accolto a metà agosto Luce, nata da maternità surrogata oltre oceano, laddove anche a una coppia gay è permesso di avere un figlio. Il Canada che, da europei, abbiamo scoperto, ma che ci ha poi superati, migliaia di miglia, in libertà, diritti ed emancipazione.

Christian e Mimmo ci hanno raccontato, per la seconda volta, la felicità e le preoccupazioni di essere padri insieme. Con estrema naturalezza, con grande coraggio (in una società sempre più contraddistinta da imboscati e pavidi leoni da tastiera), con smisurato orgoglio. E noi abbiamo raccolto la loro testimonianza senza chiederci un perché di fondo, un ‘ma domani come sarà per i bambini?’. Quel futuro, infatti, che non possiamo prevedere per i nostri figli, figuriamoci per quelli degli altri. Ci è bastato così percepire nelle loro parole un forte senso di positività, tanta voglia di essere un ‘noi’ come quello di molte famiglie, dove la casa resta un punto fermo, dove le relazioni si vivono ‘sul campo’, con tutti i suoi pro e i suoi contro, soprattutto nel momento, delicato, in cui da due si passa a tre e più. Non c’è, dunque, routine diversa quando in una coppia entra un bambino, il mondo comincia a girare attorno a lui, il cui unico bisogno resta l’amore (quante storie tristi e dolorose di bambini ce lo hanno insegnato!). E allora perché non chiamarlo così, amore? Perché pensare che possa per questo figlio o figlia, rispetto a tanti loro coetanei, essere… diverso?

Leon e ora Luce hanno e avranno due papà, ma non per questo saranno meno amati. Anzi. Quante mamme anaffettive abbiamo incontrato negli asili o nei parchi giochi… Sempre di corsa, nervose, attente più alla ‘forma’ che alla sostanza? Christian e Mimmo non hanno però voluto alzare l’inutile polvere della polemica o della replica, dopo soprattutto che, fra commenti positivi, numerosi inviti di amicizia via social e richieste di consigli, hanno anche dovuto raccogliere i soliti vomitevoli post di chi fatica, sempre e comunque, a digerire la felicità altrui. ‘Pensa un po’ se poi costruita e meritata in questo modo…’ avrà certamente pensato il mentecatto di turno... Eppure sarebbe più semplice, più umano condividerne la gioia anziché rodersi per una serenità giustamente guadagnata giorno dopo giorno, nella riservatezza e nel rispetto altrui. Chi sono io per giudicare? Ce lo ricordiamo davvero? O meglio, perché non ricordarlo una volta per tutte? Ci faciliterebbe un rapporto più intelligente con l’altro e forse anche qualche bruciore di stomaco in meno.