Commento

Edilizia, contestazioni e... autorità: il problema è a monte

Revisione legge: il governo non propone più (opportunamente) il ricorso diretto al Tram. Bisognerebbe, riteniamo, riformare il Servizio ricorsi dell'Esecutivo

Modine (Ti-Press)
9 giugno 2020
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Pericolo scampato (per ora) per il Tram, il Tribunale cantonale amministrativo. Nel confezionare il progetto di revisione della legge edilizia cantonale destinato al parlamento, il Consiglio di Stato ha rinunciato alla proposta contenuta nel testo posto a suo tempo in consultazione, cioè il ricorso diretto al Tram. In pratica la procedura – Gran Consiglio permettendo – rimarrà quella odierna: in caso di licenze edilizie oggetto di contestazione, si impugnerà la decisione municipale dapprima davanti al Consiglio di Stato, e meglio al suo Servizio dei ricorsi, e poi, eventualmente, al Tribunale amministrativo, con la possibilità infine di ricorrere contro la sentenza dei giudici ticinesi al Tribunale federale. Il governo suggerisce comunque dei correttivi per scongiurare almeno in parte quei ricorsi che definisce pretestuosi e dilatori ed evitare così il blocco prolungato di cantieri anche importanti, per esempio “l’obbligo di anticipo delle spese processuali già davanti al Consiglio di Stato”. Una misura sufficientemente dissuasiva nei confronti di chi dispone finanziariamente di ampi margini di manovra? Nutriamo qualche dubbio. Ma al di là dei correttivi prospettati, l’iter non muterà, o non dovrebbe mutare. Peraltro durante la consultazione le voci contrarie alla soppressione del filtro costituito dal Servizio dei ricorsi dell’Esecutivo cantonale erano assai più di quelle favorevoli. C’è da sperare che il Gran Consiglio confermi la decisione, opportuna, del governo.
Opportuna, perché il ricorso diretto metterebbe in serie difficoltà il Tribunale amministrativo, da anni alle prese con un numero rilevante di entrate e di pendenze. “Il Tram rischierebbe la paralisi”, aveva dichiarato nell’aprile 2018 in un’intervista alla ‘Regione’ il giudice Matteo Cassina, allora presidente del Tribunale d’appello e vicepresidente del Tribunale cantonale amministrativo, commentando la bozza di revisione legislativa che contemplava il ricorso diretto al Tram. La paralisi. A meno di potenziare il Tribunale amministrativo, dotandolo di altri giudici e vicecancellieri. Un’ipotesi poco o per nulla praticabile, se pensiamo al prevedibile pessimo stato di salute delle finanze cantonali causato dall’emergenza coronavirus. E qualora i rinforzi fossero dal profilo finanziario sostenibili, difficilmente verrebbero accordati con ragionevole rapidità dalla politica, che quanto a tempi oggi non brilla (si sta ancora discutendo di come potenziare il Ministero pubblico...). La situazione nella quale si trova il Tram, chiamato a deliberare su diverse materie, è stata evidenziata a più riprese dal Consiglio della magistratura. Nel rapporto sull’andamento della giustizia ticinese nel 2017 annotava: “Nell'ottica del già importante carico di lavoro cui deve far fronte il Tram, preoccupa il progetto di revisione della legge edilizia, in consultazione, che prevede di abolire il Servizio dei ricorsi del Consiglio di Stato quale prima istanza cantonale, lasciando il Tribunale cantonale amministrativo come istanza di ricorso unica. Questa modifica comporterebbe un aumento di entrate stimato in 380 incarti in più all’anno, ciò che appare manifestamente insopportabile”. Il problema del sovraccarico di lavoro del Tram può essere risolto non con leggi settoriali, bensì riformando il sistema giudiziario, ha osservato ieri il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali, illustrando alla stampa i contenuti del messaggio sulla revisione della legge (settoriale) sull’edilizia. Siamo d’accordo. È che della riforma ‘Giustizia 2018’, annunciata anni fa dal Dipartimento istituzioni, guidato da un altro consigliere di Stato leghista, Norman Gobbi, si sono perse ormai le tracce.

Un tribunale di primo grado?

Forse il problema nel contenzioso amministrativo cantonale sta a monte. Nel Servizio dei ricorsi del Consiglio di Stato. Non sarebbe il caso di ‘staccarlo’ dall’Amministrazione e dal governo, rendendolo un’autorità giudiziaria indipendente, un tribunale di primo grado (una realtà già presente in altri Cantoni)? Magari non avremmo un numero rilevante di sue decisioni ribaltate, o parzialmente ribaltate, dal Tribunale amministrativo, come avviene attualmente.