Speriamo che i responsabili della contaminazione siano davvero chiamati alla cassa!
Ex Petrolchimica di Preonzo, ma guardate un po’, volete forse dire che… Che alla fine, come da copione, la Pepatencia (leggasi fattura) rimarrà in mano all’ente pubblico? Tutti sapevano da anni – e ancora sanno – che quel sedime, situato a nord di Bellinzona lungo la strada cantonale sotto il noto Valegiòn, era da tenere d’occhio e soprattutto da risanare, a seguito dei possibili rischi per la falda freatica, essendo inquinato, se non persino (ahinoi!) contaminato.
Perciò in tutti questi anni (tanti e troppi) la domanda sul tavolo pubblico è sempre stata la stessa: chi si deve accollare gli importanti oneri oggi stimati sui 20-25 milioni? Domanda posta a suo tempo anche per i terreni ex Monteforno in quel di Giornico, che hanno atteso decenni prima di venir bonificati per accogliere il centro di controllo dei Tir ai bordi dell’autostrada.
Anche in quel caso l’interrogativo fu proprio il medesimo: siccome chi aveva depositato metalli di ogni tipo inquinando il terreno, aveva parallelamente fatto soldi a palate, non doveva forse pure essere chiamato alla cassa?
Troppo facile svolgere un’attività pericolosa per l’ambiente e poi lasciare che il sito avvelenato (se non peggio) resti lì abbandonato e se la ‘smazzi’ chi verrà dopo. Cioè, le generazioni future. Cioè noi e i posteri.
Se citiamo i casi del terreno ex Petrolchimica (fallita, ma di proprietà di un noto gruppo petrolifero ancora esistente) e quello dell’ex Monteforno, è perché nelle due fattispecie ci sono evidenti analogie con il caso di un privato che avvii un’attività, sfrutti, inquini (le leggi un tempo era probabilmente più permissive) e se la svigni, magari anche col fallimento, o la chiusura della società che aveva fatto i suoi bei guadagni.
Ma il Cantone o un Comune: o perché per determinati motivi interessano quei metri quadrati, o perché ci si deve mettere mano con urgenza per evitare che l’inquinamento raggiunga la falda freatica.
Così, nel peggiore dei casi, di fatto Pantalone (quello statale) paga ritrovandosi costretto a finanziare per il risanamento ultramilionario. A dirla tutta, in quel di Preonzo, una piccola parte della fattura rischia di andare al Patriziato che ha già manifestato la sua opposizione.
Ma come la mettiamo quindi col perturbatore, colui che ha inquinato a Preonzo? A detta del sindaco Mario Branda non è escluso che si possa riuscire a recuperare qualcosa. Ha promesso che il Municipio non lesinerà sforzi per mettere i responsabili davanti alle loro colpe. Lo speriamo vivamente. Sarebbe un messaggio molto importante: chi inquina paga, anche ad anni e anni di distanza. Se poi l’ex Petrolchimica è davvero imparentata con un grosso gruppo petrolifero attivo anche in Ticino, il recupero delle fatture milionarie non dovrebbe essere una missione impossibile.