Commento

Tutti gli allenatori del presidente. Un film già visto a Lugano

Angelo Renzetti si è preso il suo settimo scalpo. Esonerato Guillermo Abascal, che paga l'assenza di gioco; il nuovo allenatore dell'Fcl sarà Fabio Celestini

Ti-Press
(Renzetti e Abascal)
2 ottobre 2018
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Quello che domenica in serata era apparso a tutti gli osservatori come un licenziamento a mezzo stampa, ieri pomeriggio è diventato un esonero a tutti gli effetti. Angelo Renzetti si è preso il suo settimo scalpo dopo quelli di Schällibaum, Pane, Morandi, Salvioni, Manzo e Tami, togliendo la conduzione tecnica della prima squadra dalle mani di Guillermo Abascal, il giovane andaluso che pochi mesi fa aveva condotto il Lugano alla salvezza. Una decisione, francamente, inevitabile alla luce delle bordate di cannone che presidente e allenatore si erano scambiati al termine della sfida pareggiata contro il Basilea. Da una parte Renzetti, sceso in panchina poco dopo l’inizio della partita, sempre più infastidito dalla mancanza di gioco della squadra, dall’altra Abascal forte di una classifica non certo da buttare e punzecchiato dalla presenza (ingombrante) al suo fianco dell’esuberante numero uno. Lo sguardo che i due si sono scambiati al momento di tornare negli spogliatoi dopo le interviste di rito faceva fuoco e fiamme e lasciava presagire il finale andato in scena ieri pomeriggio. L’ennesimo giro di un valzer senza soluzione di continuità.

Il 29enne tecnico iberico paga non tanto la mancanza di risultati, quanto un gioco rimasto sempre latitante nelle 17 partite da lui dirette in Super League (5 vittorie, 6 pareggi e 6 sconfitte). I suoi princìpi di calcio esteticamente accattivante non hanno fatto breccia nella rosa bianconera, nonostante l’appoggio alla conduzione tecnica apertamente formulato da alcuni senatori della squadra (in primis il capitano Jonathan Sabbatini). Anzi, con il passare delle settimane quel poco di filo logico intrecciato in particolare durante la preparazione estiva è andato sfilacciandosi, tanto che nell’ultima settimana, quella che ha visto i bianconeri scendere in campo tre volte, la rottura è apparsa chiara in tutta la sua ampiezza: zero gioco, zero conclusioni in porta e due pareggi strappati in rimonta, più con la forza della disperazione che con una logica di gioco. Il campionato svizzero a 10 squadre non consente, a chi regge le sorti di una società, il dono della pazienza: i risultati devono arrivare e devono arrivare subito, per cui il destino di Abascal è apparso fin dalle prime settimane appeso a un filo.
Un filo tanto più sottile in quanto tenuto in mano da un presidente esuberante e facile all’emozione qual è Angelo Renzetti. Il quale, ancora una volta, si è rivelato capace tanto di improvvisi innamoramenti, quanto di repentini pentimenti. Era stato così con Manzo, con Tramezzani (nonostante i risultati eclatanti gli screzi non erano mancati) e con Tami.

Eppure, in mattinata Renzetti aveva assicurato di volersi prendere tutto il tempo necessario per riflettere prima di una decisione, tanto da ipotizzare una possibile permanenza di Abascal in panchina fino alla sfida di domenica contro il Grass­hopper. Poi, invece, nel bel mezzo del pomeriggio, il colpo di scena che, a ben guardare, colpo di scena non è.

Come non lo è nemmeno il nome del sostituto di Abascal, quel Fabio Celestini, ex nazionale, che alla guida del Losanna si era segnalato, più che per i risultati, per la qualità del gioco estrapolato da una rosa dal valore sicuramente inferiore a quella bianconera. Renzetti continua a ripetere che questo è un Lugano da quarto posto. Adesso ha affidato la squadra alle mani di un tecnico sulla carta in grado di far divertire giocatori e tifosi, ma se ad Abascal non sono stati perdonati risultati accettabili a fronte di un gioco latitante, allo stesso modo a Celestini non basterà l’estetica per accontentare una piazza che vorrebbe il panino (spettacolo) e il soldino (punti). L’ennesima scommessa da vincere.