Commento

Purtroppo e per fortuna

15 ottobre 2016
|

Purtroppo e per fortuna. Ce lo diciamo ogni volta che emerge – e recentemente è avvenuto con frequenza – un nuovo caso di pedofilia.
Purtroppo, perché evidentemente di mezzo ci sono le vite delle giovani vittime, segnate da ferite che probabilmente non si margineranno mai completamente. Ci sono anche famiglie spezzate, in particolare quella dell’autore degli abusi e delle violenze, in certi casi persino distrutte dal fatto che il pedofilo ha agito anche all’interno del proprio nucleo familiare.
Per fortuna, perché è fondamentale che questi casi vengano alla luce. Non solo per una questione di mera giustizia, ossia che l’autore del reato paghi per i reati commessi e, se necessario, venga isolato per anni dalla società in cui vive e venga tentata una sua rieducazione. Ma anche perché più casi vengono scoperti, più chi è vittima di determinate perversioni e atteggiamenti sa che è possibile denunciare e far finire dietro le sbarre l’abusatore. Tempi addietro, la vergogna di destare scandalo e la paura anche di non esser creduti persino dalle autorità (civili ma anche ecclesiastiche) giocava a favore dell’abusatore. L’omertà regnava, i sussurri non diventavano gridi. Oggi, per fortuna, è diverso. Anche perché di pedofilia se ne parla di più e anche la scuola, l’Aspi e, più in generale, le associazioni che hanno responsabilità sul fronte della gioventù, hanno compiuto passi da gigante nell’informazione e nella prevenzione. Come? Facendo passare il messaggio fra i giovani che il proprio corpo è appunto proprio e che determinati atteggiamenti o attenzioni da parte di adulti non sono né normali, né tollerabili. Idem fra le famiglie.
Osiamo sperare che è anche per tutto questo grosso lavoro di sensibilizzazione a monte che in questi ultimi anni è cresciuta la consapevolezza fra i giovani e i giovanissimi dei loro diritti e dei limiti da mettere/pretendere ai/dai grandi e quindi le trappole scattano.
In questo senso anche il ruolo dei mass media è importante. Il caso Bomio, lo abbiamo ribadito di recente, ha fatto per molti aspetti da spartiacque fra un prima buio e un oggi più consapevole. Lo abbiamo ricordato ancora qualche tempo fa quando sono venuti a galla due nuovi casi. Quello del docente di Arbedo, andato a processo (condannato in prima istanza e ora in appello) e quello tutt’ora pendente dell’allenatore di una società sportiva di Stabio. Tutti abusatori che si sono guadagnati la fiducia di ragazzi (allievi o sportivi) e delle rispettive famiglie. Docenti-allenatori insospettabili, altrimenti mai smascherati. Anche quest’ultimo caso – fatta salva la presunzione di innocenza – potrebbe (il condizionale è d’obbligo) riportarci al medesimo profilo: una comunità lo ha persino eletto in Municipio; una scuola lo aveva fra il corpo docenti; una società sportiva lo ha avuto come allenatore. Bisogna quindi puntare su un’informazione utile e non da buco della chiave, spiegando e rispiegando come si muovono queste insospettabili persone. Perché si sentano sempre meno sicure. E, se comunque corrono il rischio, vengano presto fermate.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔