Operai, giardinieri e privati li usano al posto di scope, pale e ramazze, ma disturbano biodiversità e persone. Zurigo ne limiterà l'impiego a tre mesi
Prima ha sostituito i rastrelli. Poi, via via, scope, ramazze, pale e olio di gomito. Ha reso meno faticoso e più rapido il lavoro di giardinieri e operai comunali; ma pure di chiunque voglia, debba o abbia la fissa di levare dal proprio posteggio ogni filo d’erba o di dare una (veloce) ripulita all’autorimessa. Del suo scopo originale è rimasto pressoché solo il nome, in quanto del soffiatore di fogliame si è vieppiù fatto un uso che negli anni ha preso ben altre pieghe che non quello dell’ammucchiare o raccogliere le foglie. Questo attrezzo, dal più potente al più ‘casalingo’, spesso e volentieri viene ormai utilizzato per spostare più o meno di tutto: dai rifiuti di ogni genere alla sporcizia ai coriandoli dopo i bagordi carnascialeschi. Un impiego che non passa certamente inosservato o, per meglio dire, inascoltato, visto il baccano che provoca e che può essere udito a distanze considerevoli.
Il soffiatore è solo uno dei macchinari che accompagnano praticamente quotidianamente molte persone da mattina (anche presto, anche prestissimo) a sera. Ci sono gli aspiratori, i decespugliatori, le motoseghe, gli atomizzatori o nebulizzatori o irroratori di prodotti fitosanitari, i trattorini e le macchine tosaerba, i frangizolle, i tagliasiepe, i trituratori e forse qualche altro Un lungo elenco di strumenti il cui suono è più che altro un frastuono di più o meno sottofondo in ogni bella giornata (bella da intendersi come priva di precipitazioni, per quanto c’è chi non si fa fermare nemmeno da ‘due gocce’ di pioggia). Al contrario di ciò che si potrebbe supporre, non è una situazione tipica delle zone di campagna, ma da tempo è realtà pure in città. Non proprio un ronzio cui prestare scarsa attenzione, se si pensa che – così scriveva il Dipartimento del territorio nel comunicato relativo alla ‘Giornata contro il rumore 2022: per un giardinaggio silenzioso’ – quel “sottofondo acustico ha un livello di potenza sonora intorno ai 110 decibel, che corrisponde all’incirca al rumore di un martello pneumatico”. Un rumore che può “proseguire per ore e ore”; con buona pace (si fa per dire) del relax in giardino o sul balcone, ma anche della possibilità di lavorare da casa in tranquillità, se non tenendo le finestre chiuse perfino in piena estate.
Se siete tra chi ha la percezione che l’impiego dei soffiatori sia ‘esploso’, non siete gli unici. Questi macchinari sono già finiti anche in Consiglio nazionale, oggetto di un’interpellanza di Cristophe Clivaz (‘Rumore e impatto sulla biodiversità dei soffiatori di fogliame’, 18 marzo 2021). “Sembra che il loro uso – scriveva il deputato vallesano dei Verdi – sia aumentato considerevolmente negli ultimi anni, sia nelle zone rurali che in quelle urbane; indistintamente da parte dei servizi di nettezza urbana, del settore agricolo o dei privati”. Citando l’Ufficio federale dell’ambiente (Ufam) Clivaz indicava che i soffiatori “toccano un livello massimo di potenza sonora di 115 decibel”, sopra la soglia dei 100 che per quanto si raggiunga “non raramente, “la Suva considera tuttavia pericolosa”. In risposta alle domande del consigliere nazionale, il Consiglio federale aveva precisato di non disporre di statistiche sui soffiatori, i quali – precisava – vengono peraltro usati sempre più spesso anche per la raccolta del fieno su pendii ripidi. “Consapevole del problema dell’impatto negativo sulla biodiversità” e del disturbo causato a persone e animali, “la Confederazione raccomanda di usare questi dispositivi con moderazione”. Dispositivi che, per poter essere immessi nel mercato svizzero, devono rispettare le disposizioni dell’ordinanza del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (Datec) sulle emissioni foniche di macchine e attrezzature destinate a funzionare all’aperto e “che attualmente non contempla un valore limite per i soffiatori”.
Valore limite o no, a un certo punto Zurigo ha detto basta. Non proprio basta-basta; ma insomma, la città più popolosa della Svizzera (mica un paesino immerso nel verde, circondato da prati e boschi) ha deciso di ridurre fortemente l’impiego dei soffiatori di foglie. Con una decisione adottata nel marzo 2023 dal Consiglio comunale cittadino a maggioranza rosso-verde, s’è sancito che questi macchinari potranno essere utilizzati solamente da ottobre a dicembre. E negli altri nove mesi? In linea di principio no, sebbene il divieto non tassativo: l’autorità competente può accordare delle eccezioni, comunque unicamente se il dispositivo è elettrico e quando non ci sono alternative ritenute adeguate. Ad esempio quando scope e pale non sono in grado di gestire l’enorme quantità di rifiuti dopo un grande evento. In tal modo, secondo i favorevoli alle restrizioni, il soffiatore sarà restituito alla sua funzione principale: la rimozione delle foglie.
Quella contro questi apparecchi finiti per servire a custodi e privati per eliminare anche la lordura o il più piccolo frammento di erba o foglie in qualsiasi stagione, è stata una battaglia quasi ventennale condotta dai Verdi locali. Con sondaggi, petizioni, postulati, mozioni non hanno mollato la presa sul problema di un uso improprio del soffiatore (sono abitualmente adoperati persino sui cantieri). Il tal modo – sostenevano i promotori delle restrizioni poi accolte e nel frattempo inserite nel Regolamento comunale di Zurigo –, oltre a creare un rumore ritenuto inutile, si sollevano polveri sottili, batteri, virus, spore fungine e uova di vermi. «Non si è coscienti della potenza di questi apparecchi – ci dice Samantha Bourgoin –, il cui soffio esce a una velocità che può arrivare fino a 300 km orari (vedi www.lunge-zuerich.ch/ lunge-luft/luft/aussenluft/ laubblaeser), sollevando tutto quello che intercetta: foglie, polvere con batteri, parassiti e virus, escrementi e sputi”. Le polveri fini, evidenzia la co-coordinatrice Verdi del Ticino, sono «pericolose per la salute e rimangono in aria anche per giorni». La scelta di Zurigo di porre un freno all’uso indiscriminato dei soffiatori di fogliame «è una notizia che ci rallegra e come Verdi del Ticino seguiremo con interesse l’adozione delle nuove regole nella città sulla Limmat e le faremo presenti ai comuni. Negli scorsi anni – spiega Bourgoin – il tema è stato sollevato anche in Ticino in più occasioni dai deputati Verdi con diverse interpellanze o mozioni. In alcuni comuni (come a Morcote) l’utilizzo del soffiatore è nel frattempo vietato se a benzina, in altri (come a Locarno) è ammesso solo se elettrico. Altri comuni, per contro, continuano a usufruirne senza grandi preoccupazioni, con l’idea che riduca la necessità di forza lavoro: un esempio è Lugano, che li definisce “attrezzi efficaci e di buon rendimento”. Come sappiamo, non è solo il rumore a essere particolarmente fastidioso: il soffiatore ha in effetti conseguenze sulla biodiversità, essendo tra i peggiori nemici dei piccoli animali selvatici. Ricci, ma anche ragni, insetti e altre specie viventi trovano riparo proprio tra le foglie di cui intendiamo disfarci. Ma qui – conclude Bourgoin – il tema si apre all’uso più sostenibile che le città potrebbero fare del verde pubblico e non solo».
‘Per un giardinaggio silenzioso’ è il titolo della Giornata contro il rumore del 27 aprile 2022. Promossa da Cercle Bruit (associazione dei responsabili cantonali per la prevenzione del rumore), Società svizzera di acustica, Lega svizzera contro il rumore e Medici per l’ambiente, aveva come obiettivo principale – si legge nella nota stampa diramata allora – quello di “sensibilizzare la popolazione sul tema del rumore prodotto durante i lavori di giardinaggio e di mostrare come queste emissioni acustiche possano essere sensibilmente ridotte, adeguando il proprio agire o con precauzioni efficaci”. Pur concordando sul fatto che il prato vada tagliato, la siepe potata, le foglie rimosse da sentieri e piazze, si evidenziava come tutte queste mansioni potrebbero essere svolte più silenziosamente. Le soluzioni proposte vanno dal privilegiare un giardinaggio manuale al tagliare meno spesso (o parzialmente) il prato al fare compostaggio con cime di siepi e rami invece di triturarli. Consigli che, in cambio talvolta di un po’ di tempo in più da mettere in conto, andrebbero a beneficio sia delle orecchie dei vicini che della biodiversità. Vuoi perché “numerose specie di animali vengono ferite o uccise da tosaerba e soffiatori, vuoi perché “in giardini più spontanei” queste specie “trovano un naturale rifugio”. Sempre nell’ottica di contenere i rumori, il Dipartimento del territorio (Dt) invitava a favorire gli apparecchi elettrici, “valida alternativa” a quelli a benzina, più assordanti e inquinanti. E se proprio è necessario utilizzare un dispositivo a motore, perché non “coordinare i lavori rumorosi con il vicinato”? In ogni caso, l’impiego “di attrezzature a benzina andrebbe fatto con parsimonia e rispettando le ore di tranquillità definite dal proprio comune”.
Nel Regolamento di applicazione dell’ordinanza federale contro l’inquinamento fonico (Roif), il Cantone ha definito la fascia oraria nella quale non si possono effettuare lavori come quelli di giardinaggio. «Le attività rumorose sono vietate dalle 19 alle 7 nei giorni feriali e tutto il giorno in quelli festivi. Il divieto vale per chiunque, senza distinzioni», ricorda Ennio Malorgio. Gli orari sono validi sull’intero territorio ticinese; i Comuni hanno semmai la possibilità e la competenza «di adottare, tramite ordinanza municipale, provvedimenti più restrittivi; ad esempio prevedendo una pausa sul mezzogiorno. Ma – specifica il capo Ufficio prevenzione dei rumori – non hanno la facoltà di estendere la fascia oraria indicata nell’Art. 8 del Regolamento», ‘Attività e apparecchiature mobili rumorose’, il quale sancisce che “nelle zone edificabili a destinazione residenziale, le attività che possono causare immissioni foniche moleste devono essere limitate al massimo possibile, attraverso la definizione di giorni, orari e durata adeguati per il loro svolgimento”.
Il rumore disturba e può anche far ammalare. Lo scrive l’Ufficio federale dell’ambiente (Ufam) facendo riferimento a “numerosi studi” che lo dimostrano; mentre il silenzio “favorisce il benessere ed è necessario per il recupero psicofisico. Grazie alla tranquillità, il corpo si rilassa, la pressione sanguigna cala e i sintomi dello stress si riducono”. A ogni rumore – verso il quale le persone reagiscono in modo diverso a dipendenza di numerosi fattori: tipo di baccano, atteggiamento individuale, orario, condizioni di salute, età – l’organismo si mette in allerta: vengono prodotti ormoni dello stress (come adrenalina e cortisolo) e aumentano battito cardiaco, pressione sanguigna e frequenza respiratoria.
L’Organizzazione mondiale della sanità definisce la salute come uno “stato di benessere fisico, psichico e sociale” e, oltre ai sintomi di malattie oggettivamente riscontrabili, “anche il disturbo soggettivo causato” dal baccano – precisa l’Ufam – costituisce “una minaccia per la salute”. Tanto che a lungo andare anche una riduzione della qualità di vita “può comportare malattie”. Al fine di proteggere la popolazione dagli effetti nocivi o molesti del frastuono, la Confederazione ha fissato dei valori limite d’esposizione per i tipi più diffusi di rumore; valori il cui obiettivo è che “le immissioni residue non devono disturbare sensibilmente il benessere della popolazione”. Secondo l’ordinanza contro l’inquinamento fonico (Oif), art. 4, il benessere fisico della popolazione non deve essere sensibilmente disturbato dalle emissioni foniche di apparecchi e macchine. L’ordinanza sul rumore delle macchine all’aperto (ORMAp), mira ad abbattere direttamente alla fonte le emissioni di 57 macchine e attrezzature. Per 23 di queste – principalmente fonti di rumore nei settori di edilizia, giardinaggio e veicoli municipali – l’ORMAp definisce dei valori limite. La legge sulla protezione dell’ambiente dedica due articoli (11 e 12) specificatamente a “macchine e apparecchi rumorosi come tosaerba o soffiatori di fogliame”, indicando che i comuni possono ordinarne limitazioni dell’utilizzazione, “ad esempio prescrivendo orari di riposo”.
Gran parte delle persone associa la quiete alla natura. Il silenzio – indica l’Ufam – può essere descritto come “un piacevole e naturale rumore di fondo, interrotto il meno possibile da rumori tecnici” e non si collega direttamente a un’unità di misura fisica fissa (decibel). “Affinché un luogo sia percepito come tranquillo, deve essere significativamente meno rumoroso dell’ambiente circostante. Dev’esserci cioè una differenza di livello sonoro chiaramente percepibile rispetto all’ambiente rumoroso (ad esempio un cortile interno rispetto a una strada trafficata). A influenzare la sensazione di quiete possono esserci elementi visivi come alberi, corsi d’acqua o cespugli che nascondono una strada”. Spesso le persone cercano la tranquillità (ad esempio scegliendo un appartamento) senza la consapevolezza “che è un fattore importante per la qualità della vita: oltre ad aiutare a mantenere concentrazione e attenzione, favorisce la convivenza”.