laR+ Inchieste e approfondimenti

‘Arrivare a Seul è stato come svegliarsi da un incubo’

Nell’ultimo periodo si è alzata la tensione tra le due Coree. I racconti di chi è scappato da quella del Nord per rifugiarsi al Sud e ricominciare

Uno degli ultimi check-point controllati dall’esercito sudcoreano prima di arrivare alla Zona demilitarizzata coreana (Dmz)
(Polese)
25 luglio 2024
|

«Guarda oltre quelle montagne, c’è la mia città d’origine», dice un giovane che si fa chiamare Jun. Il suo vero nome lo tiene nascosto per paura di essere scoperto dalle autorità. Mentre parla, indica la Corea del Nord. «Non è incredibile? In venti minuti di macchina potrei essere a casa e magari rivedere mio padre, sempre se è ancora vivo», aggiunge con un tono di nostalgia. Jun ha 28 anni ed è fuggito con sua madre dalla loro terra nel 2016. Dopo un viaggio infinito e pericoloso che li ha visti attraversare la Cina e il Vietnam, sono arrivati in Corea del Sud nel 2017. La sua voce si incrina mentre descrive il momento in cui ha finalmente messo piede a Seul. «È stato come svegliarsi da un incubo», racconta. «Mi sento fortunato di essere qua, con un lavoro e una nuova vita, ma pensare che molto probabilmente non potrò mai più tornare a casa mi distrugge. E poi la crescente tensione tra le due Coree è una preoccupazione costante».

Palloni aerostatici con escrementi

Nell’ultimo periodo la situazione si è infuocata. I soldati della Corea del Sud hanno sparato a quelli del Nord in più occasioni, accusandoli di aver oltrepassato il confine. Alcuni uomini di Pyongyang sono morti dopo lo scoppio di mine antiuomo posizionate nella Zona demilitarizzata coreana (Dmz), l’area cuscinetto di circa 250 km di lunghezza e 4 km di larghezza che divide le due Coree e che, nonostante il nome, è pesantemente fortificata con truppe e armamenti da entrambe le parti.

“Un pallone aerostatico proveniente dalla Corea del Nord è stato avvistato. Tutta la popolazione è pregata di prestare massima attenzione alla caduta del carico e di segnalarlo immediatamente all’autorità militare o alla polizia”. Questo è il messaggio che quotidianamente arriva sui cellulari dei cittadini sudcoreani negli ultimi mesi. La Corea del Nord, infatti, ha lanciato centinaia di palloni contenenti spazzatura ed escrementi verso il Sud. In risposta, Seul ha ripreso a mandare messaggi di propaganda al confine attraverso altoparlanti a tutto volume.

Alleanze (Mosca, rispettivamente Whashington) e prove di forza

La tensione si è ulteriormente alzata dopo l’incontro ufficiale tra Kim Jong-un e Vladimir Putin avvenuto lo scorso giugno. I due leader hanno stretto un accordo di maggiore collaborazione in ambito militare, suscitando preoccupazioni a livello internazionale. Il nuovo patto include un’assistenza reciproca in caso di attacco e promesse di aiuto economico. Kim Jong-un ha dichiarato un “sostegno incondizionato” per tutte le politiche russe, mentre Putin ha ringraziato la Corea del Nord per il supporto alla guerra in Ucraina.

Dall’altra parte, il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol, che dall’inizio del suo mandato ha consolidato i rapporti con gli Stati Uniti, ha promesso di inviare armi all’Ucraina per sostenere la guerra contro Mosca. A fine giugno, ha avviato varie esercitazioni militari su larga scala congiunte con Washington e Tokyo denominate “Freedom Edge”. Queste esercitazioni, che comprendono sia simulazioni di comando al computer – esercizi virtuali che permettono alle forze armate di testare strategie e tattiche in scenari simulati senza l’uso di truppe reali sul campo – sia manovre reali, con l’uso di soldati, aerei da combattimento e navi, compresa la portaerei statunitense a propulsione nucleare Theodore Roosevelt, mirano a rafforzare le difese contro missili, sottomarini e attacchi aerei. “Freedom Edge” si è svolta in diverse località della Corea del Sud, coinvolgendo la base aerea di Osan e quella navale di Busan. L’esercitazione è stata ideata durante il vertice a tre tenutosi a Camp David lo scorso anno per rafforzare la cooperazione militare nel contesto delle tensioni nella penisola coreana derivanti dai test sulle armi condotti dalla Corea del Nord.

Pyongyang, ovviamente, ha criticato l’operazione. I media statali nordcoreani hanno affermato che queste esercitazioni mostrano inequivocabilmente che si è sviluppata una “versione asiatica della Nato” e che non rimarranno a guardare, promettendo di proteggere “in tutti i modi la pace nella regione con una risposta aggressiva e schiacciante”. Intanto la Corea del Nord ha affermato di aver testato con successo un nuovo missile balistico tattico capace di trasportare una testata “super-large” da 4,5 tonnellate. Il test, effettuato il 1° luglio, aveva lo scopo di verificare la stabilità del volo e la precisione del missile Hwasong-11Da-4.5. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale nordcoreana Kcna, il test è stato un successo, ma le autorità militari sudcoreane hanno espresso dubbi sulla veridicità di questa affermazione. Hanno riferito che uno dei due missili lanciati ha volato per circa 370 miglia prima di atterrare nelle acque al largo della costa orientale della Corea del Nord, mentre l’altro missile ha percorso solo 75 miglia, suggerendo un possibile fallimento durante il volo. I media di Seul hanno inoltre scritto che il secondo missile sembrava aver subito un’esplosione a mezz’aria, con i detriti che probabilmente si sono dispersi sul territorio nordcoreano.

Salute del popolo di Kim Jong-un seriamente compromessa

La crescente tensione tra le due Coree ha reso evidente non solo le divisioni politiche, ma anche le precarie condizioni di vita della popolazione nordcoreana. Seul ha reso pubblici i risultati dei primi studi sui palloni aerostatici inviati dalla Corea del Nord. Quelli contenenti escrementi umani e letame hanno mostrato la presenza di parassiti che infestano l’apparato digerente, indicando che la salute del popolo di Kim Jong-un è seriamente compromessa e che l’alimentazione è insufficiente.

La malnutrizione indebolisce il sistema immunitario, rendendo le persone più vulnerabili alla tubercolosi. «La malnutrizione cronica rende le persone più suscettibili alle malattie e la tubercolosi è una delle principali emergenze sanitarie che c’è in Corea del Nord», spiega Padre Maurizio Giorgianni, missionario italiano degli Oblati di Maria Immacolata, che vive in Corea del Sud da oltre trent’anni e che, prima della pandemia, si è recato più volte al Nord insieme all’associazione americana Eugene Bell Foundation per curare i malati di tubercolosi attiva (Tba), quella più contagiosa. «Non so come sia la situazione in questo momento, ma fino al 2019, nell’ultima visita che ho fatto io, era drammatica. Non avevano accesso ai trattamenti necessari. Mancavano macchinari e strutture adeguate per le cure mediche», aggiunge. Secondo il rapporto globale sulla tubercolosi del 2023 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), la Corea del Nord ha uno dei tassi di incidenza della tubercolosi più alti al mondo, con circa 500 casi per 100mila persone.

Per la maggior parte dei nordcoreani, il pasto tipico consiste in riso, patate e kimchi (cavolo fermentato). Altri alimenti comuni includono tofu, verdure e prodotti a base di soia. La carne e il pesce sono generalmente riservati per le festività, a causa della loro scarsità e dell’alto costo. Uno dei piatti più rappresentativi della cucina nordcoreana è sicuramente l’Injo-gogi-bap, noto come “carne artificiale”, realizzato con pasta di soia e riso. «Al Nord non si mangia quasi mai carne. È difficile da trovare e troppo costosa. Per questo abbiamo dovuto adattarci e creare qualcosa che la imitasse», racconta Kim, una signora di cinquant’anni scappata da Pyongyang insieme alla sua famiglia nel 2019 e che ora gestisce uno dei tre ristoranti tipici nordcoreani a Seul. «Adesso che sono qua posso permettermela. Mangio molta carne, non è più un lusso», confessa sorridente.


Polese
La signora Kim, dopo la fuga, nel suo ristorante

Azione militare contro il Sud ritenuta probabile a ridosso delle elezioni Usa

Un documento statunitense, reso pubblico a maggio dall’emittente Nbc News, avverte che un’azione militare nordcoreana contro il Sud è considerata altamente probabile nei giorni che precedono le elezioni americane del prossimo novembre. Il documento suggerisce che Pyongyang potrebbe sfruttare il periodo elettorale negli Stati Uniti per mettere pressione sulla comunità internazionale e cercare di ottenere vantaggi strategici. Sebbene il rischio di un conflitto su larga scala tra le due Coree resti molto improbabile in questo momento, è fondamentale ricordare che la guerra non è mai stata ufficialmente conclusa. L’armistizio firmato nel 1953 ha fermato le ostilità, ma non è mai stato seguito da un trattato di pace. Questo lascia tecnicamente i due Paesi in stato di guerra, con la Dmz come testimonianza silenziosa di un conflitto che continua a influire su entrambe le sponde del confine.

Diciannovemila rifugi antiaerei

In Corea del Sud ci sono oltre 19mila rifugi antiaerei. Solo a Seul se ne contano 3’253. Si trovano in luoghi pubblici, come stazioni della metropolitana o parcheggi sotterranei di centri commerciali, in modo da garantire un accesso rapido. Sono tutti segnalati con dei cartelli rossi, con scritte in coreano, inglese e giapponese. Nella metropolitana è anche possibile trovare degli armadi pieni di maschere antigas pronte a essere utilizzate in caso di emergenza. Questi dispositivi sono stati installati nel corso degli ultimi decenni, sia contro incendi accidentali, sia contro possibili attacchi chimici, biologici e batteriologici.

«Fino a qualche tempo fa non ero minimamente preoccupato», dice Ho, un ragazzo di 26 anni, mentre legge un giornale nel quartiere universitario di Hongdae a Seul. «Adesso la situazione sembra più tesa del solito. Speriamo che le cose non peggiorino ulteriormente e che si possa trovare una soluzione pacifica, senza ingerenze straniere, né da parte della Russia né degli Stati Uniti».


Polese
Uno dei tanti armadi con maschere antigas