Da Zurigo a Ginevra si moltiplicano i progetti pilota per testare gli effetti della distribuzione controllata della droga. Conseguenze sui giovani?
Quello della canapa è un mercato nero tra i più fiorenti. La puoi ordinare online anche dalla poltrona di casa. Poi non sai bene che cosa ti fumi, perché non c’è controllo sulla qualità in circolazione. In Ticino la consuma l’adolescente, in tanti casi pure suo nonno. In Svizzera l’autorità stima 300mila consumatori abituali. Sebbene coltivazione, consumo e spaccio della cannabis più potente siano illegali, portarne con sé fino a 10 grammi per uso personale non è punibile per legge. Qualche decennio fa, il Ticino era diventato la mecca dei canapai, poi la Magistratura è intervenuta per far rispettare la legge. Hanno chiuso in tanti, ma il business non si è certo fermato.
Per tagliare le gambe alla criminalità organizzata e minare il mercato nero, sempre più Paesi tentano la via della legalizzazione per i maggiorenni. In Germania è così da aprile. Questo avviene a due passi dalla Svizzera, da Zurigo, che alla fine degli anni 80, testando una formula di legalizzazione, era diventata la mecca europea dello smercio di stupefacenti. In pieno centro, al Platzspitz, ribattezzato allora il parco delle siringhe, ogni giorno affluivano migliaia di tossicomani da tutta Europa. L’esperienza si concluse il 5 febbraio 1992.
Sulla canapa in Svizzera non c’è un liberi tutti, si procede tra timori, molte aspettative e qualche timida apertura, di progetto pilota in progetto pilota, previa autorizzazione dell’Ufficio federale della sanità pubblica. Basilea ha fatto da apripista, poi altri centri (Zurigo, Lucerna, Bienne, Losanna, Ginevra, San Gallo…) hanno avviato studi simili, possibili solo perché il Consiglio federale ha introdotto un apposito articolo nella legge sugli stupefacenti.
Lo scopo è analizzare gli effetti della vendita regolamentata della canapa, perlopiù in farmacia, sui consumatori: crescono o diminuiscono? Quale effetto sui giovani, sulla qualità dell’erba? I dati raccolti getteranno le fondamenta per un’eventuale futura politica di legalizzazione. “Oggi le regole di produzione, vendita e consumo di canapa le dettano consumatori e spacciatori, sarebbe meglio fosse lo Stato, avendo come priorità la salute pubblica”, spiega il dottor Daniele Zullino, capo del servizio dipendenze del Dipartimento salute mentale e psichiatria degli Ospedali universitari ginevrini (Hug) che cura la parte medica del progetto pilota a Ginevra.
Parallelamente in Parlamento sono in corso passi concreti per cambiare le cose. Tocca alla commissione della sicurezza sociale e della sanità del Nazionale elaborare un progetto di legge per disciplinare produzione, commercio e consumo di cannabis, che tenga conto dei risultati delle sperimentazioni pilota, punti a ridurre il mercato nero e a proteggere i giovani. È atteso per agosto 2025.
Basilea ha battuto tutti sul tempo. Da gennaio a luglio 2023 in una decina di farmacie selezionate dalle autorità sanitarie cantonali sono stati venduti 13 chili di canapa controllata. Sei i prodotti offerti di potenza variabile, quello più richiesto è stato quello col tasso di Thc più elevato. Allo studio, sottoposto a controlli rigorosi, partecipano 374 consumatori (l’80% sono uomini tra i 18 e i 76 anni) che possono acquistare un massimo di due pacchetti da 5 grammi alla volta per uso personale, fino a 10 grammi di Thc puro per persona al mese. I livelli di Thc vanno dal 4,5% al 20%. I prezzi sono in linea con quelli del mercato illegale. Un grammo costa 8-12 franchi. “Non si sono verificati ‘effetti indesiderati’, ha riferito il Dipartimento della sanità di Basilea Città. Lo studio, che durerà fino a luglio 2025, è svolto congiuntamente dal Dipartimento della sanità di Basilea Città, dalle Cliniche psichiatriche universitarie, dai Servizi psichiatrici di Argovia e dell’Uni di Basilea, ed è stato approvato dall’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp). L’obiettivo è quello di analizzare gli effetti della vendita regolamentata sulla salute dei consumatori.
Qualche settimana fa, il Canton Zurigo ha presentato il più ampio progetto pilota sul consumo di cannabis. Coinvolgerà 7’500 persone per 5 anni. Saranno coinvolti anche l’Università e il Poli federale di Zurigo (Eth). Andreas Beerli dell’Eth ha spiegato che il focus scientifico sarà messo sulle conseguenze sociali ed economiche del consumo: effetti sulla salute e sul percorso formativo, per esempio. Ci saranno tre gruppi, due otterranno cannabis in modo legale, mentre il terzo dovrà continuare a procurarsela illegalmente. In lista di attesa ci sono già 3’000 persone. A tutti è stata assicurata la massima riservatezza riguardo ai loro dati personali.
C’è chi dice no. Non condivide questi progetti pilota il Consiglio di Stato bernese: a parere dell’esecutivo esistono già studi sufficienti che permettono di decidere se l’uso di cannabis per scopi non medici debba essere legalizzato o meno in Svizzera. Ma soprattutto questi test pilota invierebbero “segnali pericolosi” alla popolazione, in particolare ai giovani. “L’uso di cannabis aumenta la richiesta di cure psichiatriche, un settore che sta già affrontando enormi sfide”, ha scritto Berna nella sua risposta all’audizione promossa dal Consiglio federale.
A livello mondiale, c’è una tendenza verso la legalizzazione della canapa con vari approcci, più o meno regolamentati, più orientati al mercato o più alla salute pubblica. In Svizzera sono in corso diversi progetti pilota di vendita controllata di canapa ed è in fase di elaborazione un progetto di legge. La proibizione non ha mai funzionato. Basta guardare i numeri: oltre 300mila consumatori abituali. “Una legalizzazione permette un dibattito pubblico (quindi accettato socialmente) sul buon consumo, che può favorire una riduzione dei consumatori. Ma ci deve essere una regolamentazione che persegua un obiettivo di salute pubblica”, spiega il professor Daniele Zullino, capo del servizio dipendenze del Dipartimento salute mentale e psichiatria degli Ospedali universitari ginevrini (Hug) che cura la parte medica del progetto pilota a Ginevra. Vediamo perché.
Dottor Zullino, un accesso controllato e legale alla canapa ricreativa può ridurre i rischi legati al suo consumo e dei problemi di salute correlati, soprattutto nei giovani?
Ricerche effettuate in Colorado (tra i primi Stati Usa a disciplinare il mercato, ndr) hanno evidenziato, subito dopo la legalizzazione, un leggero aumento del consumo tra gli adulti e una diminuzione tra i minorenni. Più si scende con l’età, più cala il consumo. Forse è meno attrattiva anche perché non è più illegale. Una tendenza riscontrata anche in Canada.
Che cosa stiamo imparando dai progetti pilota in Svizzera e dai Paesi che l’hanno liberalizzata?
Avere un mercato legale della canapa significa che il prodotto è controllato. Non basta legalizzare la canapa, bisogna regolamentare il mercato, non solo dal profilo economico. Lo Stato deve mettere al primo posto la salute pubblica. Non dimentichiamo che la cannabis è un prodotto a rischio.
La proibizione non ha impedito un fiorente mercato nero e oltre 300mila consumatori quotidiani in Svizzera: regolamentare come?
In un mercato legale è lo Stato che decide la qualità, il contenuto di Thc e Cbd (il cannabidiolo che riduce il rischio di dipendenza e induzione di psicosi acute), avendo come priorità la salute pubblica, regolamentando punti di vendita, prodotto, contenuto, flusso finanziario attorno ai prodotti, provvigione e player locali. Più sono vicini, più sono controllabili. Il mercato illegale invece è orientato solo al profitto e ha prodotto cannabinoidi sintetici, eliminato il Cbd. Girano nuove sostanze davvero rischiose.
Dai progetti pilota elvetici emerge che chi riceve canapa legale, la cerca talvolta anche sul mercato illegale…
Sappiamo che il mercato nero non viene sostituito immediatamente, ci vogliono 2, forse 3 anni. L’obiettivo è rendere più attrattivo il mercato legale. Una legalizzazione permette un dibattito pubblico (quindi accettato socialmente) sul buon consumo, che favorisce una riduzione. Come avviene per l’alcol: c’è un orario per l’aperitivo, se bevi già al mattino sai che c’è un problema. Inoltre, i proventi fiscali derivanti dalla tassazione dei prodotti verrebbero sottratti al mercato nero e reinvestiti dallo Stato, ad esempio nella prevenzione. Oggi le regole di produzione, vendita e consumo di canapa le dettano consumatori e spacciatori, sarebbe meglio fosse lo Stato.
La recente legalizzazione della canapa in Germania influenzerà il percorso della Svizzera?
Penso che sta mettendo una certa pressione politica. È un esperimento vicino alla nostra cultura, con interessanti varianti: la Baviera, ad esempio sarà più rigida di altri Länder. Possiamo imparare dagli errori altrui. Come essere troppo ottimisti su una autoregolamentazione del mercato, col rischio di un monopolio. Non deve decidere l’economia quanto, cosa e a chi si vende. La canapa può essere ricreativa ma con limiti. Non tutti dovrebbero avere accesso. Per i giovani, più tardi iniziano, meglio è. Almeno dopo i 25 anni.
Quale modello è migliore?
Il Québec si è posto come obiettivo principale la salute pubblica. Di conseguenza ha introdotto un controllo di Stato per produzione e vendita, eliminando l’influenza della lobby del tabacco e della canapa. Meglio un controllo su tutta la filiera (dalla produzione locale alla distribuzione) magari eccessivo all’inizio, per poi addolcire la regolamentazione in un secondo tempo. È la regione che ha avuto meno problemi.