Un patto tra ospedali, assicurazione e cantone per un nuovo concetto di rete sanitaria che preserva la salute, fa scendere i costi, evitando doppioni
L’ultima stangata dei premi fa ancora male (+9,2 per cento in Ticino nel 2023) che si preannuncia già un nuovo aumento di cassa malati per il prossimo anno. Una sanità fuori controllo: la fattura ha raggiunto gli 86 miliardi (nel 2021) e pesa sempre di più e troppo sui bilanci familiari. Un vicolo cieco, fatto di tanti, troppi attori, ciascuno coi propri obiettivi e guadagni, una popolazione che invecchia (uno svizzero su quattro soffre di malattie croniche e costose), medici di famiglia che diventano mosche bianche e cure di qualità che devono rimanere accessibili per tutti.
Malgrado pacchetti di risparmi e tante discussioni in parlamento, non si è ancora trovata la quadratura del cerchio. Una via in discussione a Berna è quella di migliorare la presa a carico del paziente grazie a un migliore coordinamento delle cure, alla digitalizzazione dei dati sanitari, anche per evitare costosi doppioni, con il riconoscimento di un nuovo attore: la rete di cura.
Intanto nella regione dell’arco giurassiano, tra tante speranze e altrettanti dubbi, si tenta una nuova strada, per contenere i costi della sanità mantenendo cure di qualità, stravolgendo però il paradigma di base della sanità. Il nuovo motto è “preservare la salute piuttosto che medicalizzare eccessivamente i pazienti”.
Gli assicurati vengono monitorati e affidati ai case manager che coordinano e promuovono il loro stato di salute. Come in Cina, dove per tradizione si paga il medico se ti aiuta a restare sano; quando il paziente si ammala, il dottore ha invece fallito. Il nuovo progetto di rete di cure integrate, battezzato Réseau de l’Arc, è proposto da Swiss Medical Network (proprietaria in Ticino delle cliniche Ars Medica, Sant’Anna e del Centro medico Blenio).
Da gennaio 2024, due ospedali (del gruppo SMN con centri medici e farmacia) inaugureranno con l’appoggio del canton Berna una rete di cure integrate «con bassi premi e alta qualità di cure» ma soprattutto una struttura innovativa che vede come azionista anche l’assicuratore Visana (è da poco entrato nel capitale di Swiss Medical Network, con una partecipazione dell’11%).
Una prima assoluta: cassa malati e ospedali sotto lo stesso tetto, condividendo utili e perdite.
Nelle prossime settimane è atteso l’avallo dell’Ufficio federale di sanità pubblica (UFSP).
Se ne è parlato di recente a Locarno al simposio sulla sanità sostenibile, organizzato appunto da Swiss Medical Network.
La sfida del nuovo sistema sanitario integrato è dimostrare che un drastico cambio di paradigma può ridurre i costi della sanità, offrendo cure di qualità accessibili a tutti. Il responsabile medico, il dottor Alain Kenfak ci spiega che grazie a un lavoro di prevenzione sistematico si punterà a mantenere le persone in buona salute (piuttosto che medicalizzarle eccessivamente) riducendo doppioni, eventuali interventi e farmaci inutili, potenziando le cure a domicilio. “Molti medici sono frustrati nell’osservare persone ammalarsi quando si poteva fare di più per evitarlo”.
Oggi il sistema, ci spiega il medico, è basato sulla malattia: più si prescrive, più si guadagna. Chi porta ogni rischio è il paziente.
Allora cosa cambierà? “Faremo controlli medici regolari, e non solo quando le persone sono malate”. Gli chiediamo, concretamente come funzionerà questa prevenzione sistematica: “A inizio anno, si studierà il dossier di ogni paziente (e lo faremo regolarmente). Insieme si discuterà un piano di prevenzione personalizzato per mantenersi in salute. Per alcuni sarà ad esempio necessario fare più attività fisica, ma quale è più indicata: bicicletta, trekking o ginnastica? Per altri proporremo esami di depistaggio. Cure e medicamenti andranno rivalutati regolarmente”. In un mondo sempre più salutista, non dovrebbe essere così difficile… “La maggioranza dei pazienti vuole fare di più per restare in salute. Non forzeremo nessuno, ma accompagneremo le persone dando loro gli strumenti per essere attori della propria salute”.
Per realizzare il progetto Réseau de l’Arc, serviva come partner un’assicurazione. Visana ha accettato la sfida, creando un modello assicurativo alternativo per l’assicurazione di base (si chiamerà Viva), inizialmente solo nel Giura bernese. Per l’assistenza ai pazienti verrà negoziato con gli ospedali un forfait fisso annuale per paziente. “L’attuale sistema è basato sulla malattia, il nuovo progetto vuole investire sulla salute, con programmi personalizzati puntiamo a mantenere in salute chi sta bene. Più qualità rispetto a quantità. Con medici di famiglia che guidano i pazienti nella giungla sanitaria”, ha spiegato Angelo Eggli, ceo di Visana.
La legge lo permette, perché l’assicurato, d’intesa con l’assicuratore, può limitare la propria scelta ai fornitori di prestazioni designati dall’assicuratore secondo criteri finanziariamente più vantaggiosi.
Questo nuovo concetto dovrebbe favorire un sistema di incentivi che consenta a tutti i servizi medici di essere efficienti dal punto di vista dei costi e di mantenere un’elevata qualità delle cure: “Sarà un impegno a lungo termine per Visana e verranno fatte analisi esterne. Tra cinque anni capiremo se questa via è una buona soluzione”.
E gli assicurati? Saranno in definitiva loro a determinare il successo o il fallimento del progetto. Chi sceglierà questa soluzione, avrà un unico interlocutore, verrà curato nell’ambito della rete sanitaria; non sarà libero di scegliere né il medico, né l’assicurazione. Almeno per un anno, poi semmai potrà cambiare pacchetto assicurativo. Si è detto, che questi assicurati potranno beneficiare di premi interessanti, probabilmente i più bassi del cantone. Saranno giovani, facili da mantenere in salute? Anziani con costose polimorbilità? “Sono tutti benvenuti, ogni cliente diventa ambasciatore del nuovo progetto”, risponde Eggli.
Essendo un’assicurazione di base è obbligata ad accettare tutti. Anche i casi più acuti e costosi. “Inizieremo lentamente, dandoci il tempo di sviluppare il sistema”, aggiunge il dottor Kenfak.
Difficile fare stime sui numeri: “Prevediamo di iniziare con 2mila fino a diecimila pazienti, perché il sistema diventi interessante servirà qualche migliaio di pazienti”.
Visto che l’obiettivo è mantenere le persone in buona salute a monte, anziché reagire a valle quando si ammalano, anche il lavoro del medico sarà molto orientato alla prevenzione. I medici non saranno più remunerati sulla base di un onorario, ma riceveranno un pagamento forfettario basato sul numero di pazienti assicurati. Inoltre, i professionisti saranno sollevati dalle incombenze amministrative e potranno concentrarsi sul lavoro coi pazienti. Niente più battaglie estenuanti con le assicurazioni per farsi riconoscere dei medicamenti.
Il progetto sembrerebbe risultare replicabile in altre parti della Svizzera, Ticino compreso. Ma per ora, è musica del futuro.
Uno dei mali dell’attuale sistema sanitario è che i vari attori, con interessi diversi, lavorano per conto proprio, perseguendo ciascuno i propri obiettivi. Nel progetto che prende il via nell’Arco giurassiano, le cose stanno diversamente e per la prima volta un assicuratore e un fornitore di cure condividono profitti e perdite, assieme al Cantone. Proprio questa convivenza, tra ospedali e cassa malati, due enti con compiti e obiettivi diversi, viene vista con molta riserva, da chi teme una possibile ingerenza operativa da parte della cassa malati che potrebbe impattare sulla qualità delle cure.
I medici devono essere e rimanere sufficientemente indipendenti per garantire la libertà terapeutica, essenziale per la cura dei pazienti.
L’accesso a cure di qualità deve rimanere un diritto per tutti. Se il forfait annuale per i pazienti dovesse terminare non bisogna incorrere nel rischio che un’operazione venga rimandata all’anno successivo. “Razionare le cure non sarà un’opzione”, conclude il dottor Kenfak.