Nelle aziende agricole elvetiche, il ruolo delle donne è considerevole e va aumentando. Una tendenza che sta timidamente prendendo piede anche in Ticino
Gli stereotipi tradizionali, si sa, sono duri a morire, ma c’è sempre un lumicino di speranza. Lo sanno le donne contadine, considerate a torto, - in passato e spesso anche oggi - nulla più che la moglie del contadino. In verità in fattoria il loro peso economico è considerevole e va aumentando. A dirlo un recente studio dell’Ufficio federale dell’agricoltura. Metà delle 778 giovani contadine svizzere intervistate contribuisce a oltre il 50% del reddito globale dell’azienda, il 55% è stipendiata o ricava un reddito dal suo lavoro in azienda, un terzo è proprietaria o comproprietaria. Il numero delle contadine indipendenti che gestiscono sole un’azienda è cresciuto dal 5 al 9%, rispetto alla precedente indagine del 2012.
Una tendenza che timidamente sta prendendo piede anche in Ticino dove più contadine stanno uscendo dall’ombra del marito, come ci spiega Tanja Bisacca, presidente dell’associazione donne contadine ticinesi che ne raggruppa 160: “Soprattutto le giovani contadine trentenni, sono più sicure di sé, pronte ad assumersi maggiori responsabilità, pensano al loro futuro, visto che lavorano vogliono uno stipendio, copertura assicurativa o pensione”. Le tradizioni stanno cambiando, ma non è cosi per tutte. “La generazione delle cinquantenni ha lavorato sodo una vita senza vedere mai uno stipendio perché si faceva così per l’azienda di famiglia”. Dopo aver dedotto i costi di gestione, il denaro guadagnato in comune da una coppia spesso rifluisce nell’azienda agricola. Chi non percepisce un salario, spesso le consorti, ha una scarsa protezione sociale (niente secondo pilastro, assicurazione di maternità, previdenza pensionistica). In caso di malattia o incidente, c’è pure la questione di come finanziare una sostituzione.
E in caso di divorzio, precisa Bisacca, se i rapporti di proprietà e finanziari tra i coniugi non sono stati chiariti in anticipo, è difficile poi per la moglie di un contadino provare in che misura abbia contributo al patrimonio e alla previdenza professionale. “Questo è il punto, devi essere proprietaria o comproprietaria o registrata come collaboratrice per avere dei diritti. Altrimenti se la coppia si divide, la contadina resta senza nulla. È la situazione per molte over 40 in Ticino, potrebbero fare un passo ma non osano. Con il supporto delle contadine svizzere, stiamo facendo sensibilizzazione anche in Ticino per informare e rendere tutte attente ai rischi. Nel resto della Svizzera c’è più collaborazione e attività sociali tra le contadine, in Ticino la mentalità è un po’ diversa, ma sta migliorando”, chiosa Bisacca.
Gestisce da anni l’azienda agricola a Dongio, prima con una mandria di vacche nutrici, ora con cavalli, qualche mucca, maiali, galline, un agriturismo e viti della varietà Merlot. Cresciuta a San Gallo, il suo sogno era quello di fare l’infermiera. Nel 1993 viene in Ticino come ragazza alla pari e trova l’amore in val di Blenio. Così i suoi piani di vita prendono un’altra direzione. Oggi, il marito Andrea, per contingenze anche finanziarie, ha un impiego fuori azienda e lei, dopo aver lavorato qualche anno nella vendita di un supermercato, si è rimboccata le maniche e si occupa dell’azienda agricola, un impegno notevole sia in ore sia in sforzo fisico: lavori in stalla e amministrativo, nel campo, nella vigna e in famiglia.
In generale la vita di una contadina è molto dura: “Per tante mie colleghe le giornate iniziano molto presto, alle 4.30 si munge, poi c’è il formaggio da fare, si passa da un lavoro all’altro fino a sera”. Sette giorni su sette, 365 giorni l’anno: il 60% delle intervistate prende una settimana di vacanze (o meno) l’anno, perché è difficile organizzarle. “Non abbiamo fatto ferie per dieci anni. Per fortuna mia figlia ha la passione per i cavalli e il maschio per i macchinari da lavoro. Comunque in fattoria, non ci sono orari. Oltre agli animali, c’è la famiglia, la casa. È un lavoro duro ma bellissimo. Serve passione, amore per la natura e per gli animali. Senza passione non si va avanti perché il guadagno non ricompensa le ore lavorate”, spiega. Fa due conti, dice che un contadino, di regola è pagato 11 franchi all’ora. Questo spiega ma non giustifica perché è arduo ricavare un salario per la moglie o compagna contadina.
Secondo un recente studio di Avenir Suisse, la fattura annuale dell’agricoltura ammonta a 20,7 miliardi, ogni impiego (equivalente a tempo pieno) costa 200’000 franchi l’anno, un’azienda agricola 400’000 franchi in media. Le economie domestiche finanziano in media con 2’300 franchi la politica agricola (1’000 franchi come consumatori e altri 1’300 per pagamenti fiscali al settore agricolo). Tenendo conto delle uscite di Confederazione e cantoni, secondo Avenir Suisse, la Svizzera paga tre volte di più per l’economia agricola che per il Politecnico federale di Zurigo. Come mai allora la vita delle famiglie contadine è così difficile? Una ragguardevole fetta dei ricavi finisce a monte e a valle della catena agro economica. Gli agricoltori svizzeri pagano cari i prodotti e lamentano margini ridotti quando vendono i loro prodotti ad aziende di trasformazione e dettaglianti. “Tutto è aumentato, ma i nostri prodotti ci vengono pagati come un anno fa. È vero, riceviamo sovvenzioni pubbliche, lavoriamo tanto, ma i nostri margini sono minimi, chi guadagna è il grossista che rivende i nostri prodotti anche 7 volte più cari”, precisa.
Tanja Bisacca sa di essere una mosca bianca (lei in fattoria, il marito al lavoro) un esempio per altre contadine che cercano di trovare la loro strada imprenditoriale. Una tendenza più consolidata in Svizzera dove le giovani, secondo lo studio Ufag, sempre più spesso assumono incarichi dirigenziali anche perché possono accedere più facilmente alla formazione. Se nel resto della Svizzera si diplomano annualmente qualche centinaia di donne contadine, in Ticino manca ancora una formazione specifica in economia domestica. «Stiamo tentando di introdurla anche nelle scuole ticinesi, a Mezzana, con la collaborazione delle addette alla formazione della Svizzera interna. È una formazione importante e una grande opportunità per le donne contadine di approfondire più ambiti, come il giardinaggio, l’economia domestica, la contabilità, la conoscenza aziendale, animali. Gli esami verrebbero fatti in italiano in Svizzera tedesca», conclude. Un tassello importante perché per superare stereotipi tradizionali si passa anche dalla formazione.