Chi produce cibo e altre merci talvolta maschera gli aumenti, diminuendo le quantità. Come difendersi dalla ‘shrinkflation’ nel carrello della spesa
Il trucco c’è, ma non si vede (subito!). Chi si accorge se il Toblerone riduce il numero di piramidi, e allunga lo spazio tra una e l’altra? L’azienda lo fa per ridurre gli zuccheri, lottare contro l’obesità o per risparmiare sul cacao? E ancora: chi nota se la bottiglia di Gatorade più ergonomica contiene di fatto meno bevanda? Sarà davvero per facilitare i maratoneti? E infine: chi va a controllare se lo snack Kitkat si è ristretto? Più piccolo significa meno rifiuti, o soprattutto meno soldi per produrlo?
Il punto è che il rincaro di molte materie prime ha aguzzato l’ingegno dell’industria produttrice. Chi aumenta i prezzi rischia di perdere clienti, di vederli passare alla concorrenza, allora che fanno alcuni produttori? Per lo stesso prezzo diminuiscono le quantità e camuffano il rincaro con una serie di giustificazioni davvero creative. Si chiama shrinkflation, una sorta d’inflazione ‘occulta’.
Un trucchetto che può tamponare perdite dovute ai rincari, in alcuni casi favorisce guadagni alle aziende produttrici, ma di fatto svuota i carrelli e le tasche dei consumatori. Infatti, il prezzo di un pacco di pasta o di riso, di carta igienica o di detersivo è sempre lo stesso ma dentro la confezione le imprese mettono meno prodotto. Qualche giorno fa, il colosso Nestlé l’ha ammesso. Il suo presidente Mark Schneider ha parlato di un aumento del costo dei suoi prodotti verso l’alto dell’8,2% per il 2022. La multinazionale ha poi detto di venire incontro ai consumatori, ricorrendo a confezioni più piccole per lo stesso prezzo, precisando "di essere molto trasparenti sulla quantità di contenuto e sul prezzo", e in alcuni giustificando il cambiamento degli involucri come misure "per evitare lo spreco di cibo attraverso porzioni più piccole o offrire porzioni più salutari".
Dal punto di vista dei produttori è un modo per ‘aiutare’ i consumatori; le associazioni dei consumatori hanno un diverso punto di vista. «È una soluzione più subdola, di fatto molti consumatori vengono presi in giro, stanno pagando di più per i prodotti che acquistano, senza neppure rendersene conto. Anziché aumentare direttamente il prezzo, le aziende modificano gli imballaggi e il loro contenuto», spiega Ivana Caldelari Magaton, redattrice responsabile della Borsa della spesa. All’associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana (Acsi) sono arrivate alcune segnalazioni. «Non è così facile accorgersene perché si deve avere la confezione precedente per poter fare un paragone. Verifichiamo i casi e poi li segnaliamo sulla nostra rivista».
Il prezzo rimane identico ma il contenuto cambia. Ci sono molti volti della shrinkflation. Quello classico è ridurre le confezioni, il contenuto, o diluirlo come ad esempio mettere meno frutta in uno yogurt o un succo. «Il funzionamento può essere simile per altri prodotti il cui valore è legato alla quantità, come per esempio prodotti di igiene o pulizia. In altri casi, scompare un ingrediente o viene eliminata una parte del prodotto oppure devono essere acquistate a parte. Ad esempio, Apple vende gli iPhone senza presa per la ricarica, costringendo di fatto molti consumatori a comprarla separatamente. Anche questa è una forma di shrinkflation».
Va detto che nessuna legge in Svizzera vieta alle aziende di ridurre le quantità, cambiare imballaggi, aumentare i prezzi, insomma la shrinkflation è una pratica legittima, fintanto che un’azienda indica correttamente il contenuto sull’imballaggio. Di conseguenza i consumatori devono tenere gli occhi ben aperti. La maggior parte si focalizza sul prezzo, rischiando di perdere di vista che cosa sta realmente acquistando per quella cifra
Il primo suggerimento dell’Acsi ai consumatori è di non fissarsi sulla confezione ma piuttosto «controllare i prezzi indicizzati: al litro, al kg e così via. In questo modo, se c’è un aumento di prezzo lo si nota subito». Altro consiglio: «Controllare se sono cambiati gli ingredienti di un prodotto e quando è possibile optare per lo sfuso, sostanzialmente per il medesimo motivo». Infine, continua Caldelari, meglio evitare di essere troppo prigionieri dei grandi marchi. «Sono quelli più cari e più propensi a introdurre queste pratiche. Meglio prendere in considerazione alternative meno famose, ma non necessariamente di qualità inferiore».
Anche la grande distribuzione potrebbe avere un ruolo chiave, aiutando i consumatori a districarsi in questi ‘rincari occulti’. «Potrebbe essere un atto di trasparenza, rendere attenti i consumatori, quando per lo stesso prezzo stanno acquistando meno merce».
Per gli 007 della spesa che scovano casi di shrinkflation possono segnalarli all’Acsi scrivendo a bds@acsi.ch, meglio se allegando eventuali foto.
Inflazione ai massimi in Svizzera e non si vede all’orizzonte il sereno. Nel 2022 il rincaro si è attestato, per l’Ufficio federale di statistica (Ust), al 2,8%, il valore più elevato dal 1993. Ma in realtà l’inflazione percepita, per il Centro di ricerca congiunturale del Poli di Zurigo (Kof) sarebbe ben più elevata, ossia il 3,5%. Il primo dato (Ust) considera esclusivamente l’andamento dei prezzi dei beni consumati dalla popolazione, come generi alimentari, medicine, vestiti, rimuovendo altri fattori come affitti, beni durevoli come auto e mobili. Il 2023 non è certo iniziato col piede giusto, anzi a gennaio l’inflazione percepita era già al 3,8% (Kof). A pesare sui consumatori è stato il forte rincaro dei prezzi dell’elettricità e dei generi alimentari.
A gennaio, l’Ust ha registrato un nuovo aumento per pane e caffè. Mentre nel 2022, il rincaro ha toccato soprattutto prodotti da forno, cioccolato, carta e cibo per animali, come ci conferma Francesca Destefani, portavoce di Coop Regione Ticino.
Quali prodotti che vende Coop hanno avuto un aumento di prezzo nel 2022?
Si tratta di varie tipologie di prodotti, tra cui prodotti da forno, cioccolato, carta e cibo per animali. Come detto, ogni adeguamento viene comunicato su Cooperazione.
Sono previsti nuovi rincari per il 2023? Se sì, per quali prodotti?
Il contesto è attualmente molto dinamico, pertanto è molto difficile fare una valutazione.
Coop si accorge quando un’azienda mette meno prodotto in una confezione e mantiene lo stesso prezzo? Quando succede, avvisate la clientela?
Coop non utilizza questa pratica per i prodotti a marchio proprio. Non notiamo un aumento sostanziale di questo fenomeno con i prodotti di marca. Se le richieste dei produttori sono ingiustificate, ci battiamo per ottenere prezzi equi per i nostri clienti e comunichiamo gli eventuali adeguamenti di prezzo su Cooperazione.