A pochi mesi dalla nascita dell’offerta unica per tutto il cantone, ecco una radiografia dei due servizi di BikeSharing. Gli usi impropri? Pochissimi
Un bel colpo... di pedale alla mobilità lenta. Fin dalla loro introduzione, le biciclette pubbliche, hanno riscosso un notevole interesse, accentuatosi con la pandemia, quando molte persone hanno optato per le due-ruote, condivise o no, a scapito dei mezzi pubblici. Lo dicono i numeri, quelli che confermano la costante crescita di questo servizio, tanto a Nord del Ceneri, dove il servizio è promosso dalla piattaforma Velospot, quanto a Sud dello stesso, attraverso PubliBike. Due strade parallele che, come già annunciato, nei prossimi mesi confluiranno in un’unica arteria: quella di un servizio unico e univoco per tutto il Ticino; secondo i piani, ciò dovrebbe diventare realtà a partire da gennaio 2023.
Il rovescio della medaglia di questo successo è però un po’ più sbiadito, e contempla pure diversi casi di uso non conforme delle biciclette, di abusi e di qualche caso di vandalismo. Spesse volte capita infatti di vedere le caratteristiche bici blu (o rosse da quando anche Bellinzona è... salita in sella al progetto Sopracenerino) abbandonate fuori dalle loro postazioni, scenario che grossomodo si ripete con le ‘citybike’ nel Sottoceneri.
«Effettivamente qualche problema in questo senso lo abbiamo riscontrato – sottolinea Luigi Conforto, coordinatore del servizio di BikeSharing Velospot, la cui gestione è stata affidata alla Fondazione Gabbiano –. Ma stiamo comunque parlando di una percentuale minima per rapporto al volume complessivo di biciclette che abbiamo in circolazione giornalmente. Sicuramente sono meno del 10%, cosa che mi porta a dire che il bilancio è oltremodo soddisfacente. Devo dire, poi, che la popolazione mi sembra assai sensibilizzata sull’uso corretto delle biciclette condivise e pubbliche. Capita infatti piuttosto spesso di ricevere segnalazioni di bici fuori postazione da parte di persone magari completamente estranee al servizio, gente senza alcun tipo di abbonamento a Velospot per intenderci: ciò significa che il concetto di bicicletta condivisa è ben radicato nella nostra cultura, sebbene presente solo dal 2016».
Un bel successo per un servizio partito a gennaio 2016 con 100 biciclette e praticamente circoscritto al perimetro di Locarno (15 postazioni) e via via estesosi, a tutto il Locarnese prima (nel 2018: quasi 500 bici e un centinaio di postazioni) e al Bellinzonese poi, dove è in dirittura d’arrivo l’ultimo potenziamento: «Per fine mese dovrebbero essere operative altre 28 postazioni, che porteranno il totale a 170 e circa 750 bici (due terzi delle quali elettriche). L’utente abituale sfrutta questo servizio in modo corretto, depositando la bici una volta finito il noleggio correttamente nella postazione». Generalmente, appunto, ma non sempre va così... Logicamente, il sistema permette alcune soste temporanee fuori postazione durante il noleggio, come per una pausa-caffè o per qualche commissione al negozio, ma c’è anche chi poi, per un motivo o per l’altro, decide di ‘posteggiare’ lì il suo mezzo in modo definitivo, senza dunque riportarlo in una postazione ufficiale. «A volte capita perché durante il tragitto la batteria della bicicletta si scarica completamente, impedendo di proseguire il normale viaggio, altre volte a causa di un altro guasto. Ma, generalmente, in questi casi l’utente ci avvisa tramite l’app o inviandoci una mail, affinché si possa organizzare il recupero e, dove necessario, la riparazione della bicicletta. Poi sì, utilizzi non corretti o, diciamo, ‘poco attenti’ ce ne sono, ma fortunatamente rappresentano una minoranza sul volume totale dei noleggi».
E atti di vandalismo, ne avete registrati? «Qualche caso c’è stato, ma anche qui, si contano praticamente sulle dita di una mano. Da inizio anno sono state 5 le biciclette segnalate all’assicurazione perché rovinate – da atti di vandalismo – con un danno che il nostro servizio di manutenzione non è stato in grado di sistemare. In diversi casi, grazie a segnalazioni o anche a seguito della conseguente denuncia in polizia, siamo anche riusciti a risalire all’autore del danno».
Altro capitolo è quello dell’uso scorretto, oltre che pericoloso, del mezzo: con due (o addirittura tre...) persone sulla bici... «Sì, succede anche questo, purtroppo. Quando ci capita di vedere un abuso in questo senso cerchiamo di richiamare i responsabili. Abbiamo anche chiesto la collaborazione delle varie polizie comunali e di quella cantonale per eventuali sanzioni, ma noi, ovviamente non abbiamo l’autorità di multare nessuno».
La Città di Lugano ha avviato il progetto di BikeSharing (bici condivisa) addirittura nell’estate 2010. «In quel periodo era la terza città svizzera ad adottare questa tecnologia e novità, dopo Vevey e Losanna – ricorda Roberto Badaracco, capo dicastero Cultura sport ed eventi, sotto cui rientra il servizio di bici condivise –. Siamo... saliti in sella perché si riteneva il territorio di Lugano ideale per applicarla (superficie abbastanza ridotto con traffico importante)». Il primo passo fu fatto con 4 postazioni e 60 bici. «Negli anni, sulle ali del successo e con il sempre più marcato sviluppo della tecnica, la rete si è viepiù ingrandita, e oggi il sistema definito Lugano-Sottoceneri conta ben 101 stazioni e 720 biciclette (360 elettriche e 360 meccaniche). Contemplando la sola città di Lugano, le postazioni sono 32; con una rete che si estende da Chiasso a sud fino a Lamone al nord. A livello statistico, le stazioni più utilizzate sono quelle presso le 2 strutture universitarie, il Campus di Viganello e l’Usi, con mediamente 130 movimentazioni giornaliere, come pure la centrale Contrada di Verla, con 110 movimentazioni giornaliere. Nel suo complesso, le rete complessiva registra mediamente 600 movimentazioni giornaliere con punte di oltre 1’000. A titolo d’esempio, a fine settembre la rete ‘Lugano Sottoceneri’ ha registrato 160’000 movimentazioni, con una media giornaliera di 594 utilizzi nei 9 primi mesi dell’anno. Si tratta di dati molto significativi che attestano il successo riscontrato dal sistema BikeSharing che sta crescendo sempre più e diventato un elemento centrale della mobilità combinata. Grazie al BikeSharing, la mobilità lenta sta conoscendo una espansione mai vista prima!».
Cifre decisamente notevoli, che collocano il progetto sottocenerino ai vertici nazionali: «Dopo Berna, la nostra rete è la seconda più utilizzata della Svizzera. Ciò significa che anche in Ticino si possono raggiungere risultati confortanti su questo fronte».
Ovviamente, di fronte a cifre comunque notevoli per numero di utilizzi, non sempre tutto va per il verso giusto. O per un malfunzionamento della bicicletta e di tutto ciò che a esso è connessa, o per qualche negligenza da parte dell’utente: «Qualche atto vandalico è stato purtroppo riscontrato. Si pensi a chi viaggia in due sulla medesima bicicletta, danneggiando cestino e parafanghi, e a chi cerca di appropriarsi della bicicletta forzando il sistema di chiusura per non essere identificato, o anche ad alcuni furti del Gps integrato sulle E-Bike». Ma, tiene ancora a precisare Badaracco, si tratta comunque di casi isolati: «La situazione non è allarmante. Tra l’altro da poco abbiamo dotato alcune stazioni più sensibili della videosorveglianza, cosa che dovrebbe scoraggiare i malintenzionati. In buona sostanza, siamo molto contenti di questo servizio reso alla cittadinanza, convinti che si svilupperà ancora nei prossimi anni diventando sempre più, soprattutto in città, una validissima alternativa soprattutto al mezzo motorizzato: più biciclette circoleranno in città, meno macchine sosteranno ai semafori e saranno incolonnate presso i nodi di maggior traffico».
A gennaio, come noto, Sopra e Sottoceneri pedaleranno poi (finalmente) assieme. «Un traguardo importante: sono anni che stiamo lavorando al progetto per proporre un servizio unico per tutto il cantone, e tra poco diventerà realtà – Fabio Schnellmann, coordinatore del progetto BikeSharing sottocenerino –. L’abbonamento unico per tutto il Ticino permetterà di conciliare le esigenze di quegli abbonati che abitano da un versante del Monte Ceneri ma che lavorano su quello opposto». Per l’estensione della rete anche nelle valli del Luganese, tuttavia, i tempi non sono invece ancora maturi: «Più che altro perché estendere la rete alle regioni più discoste significherebbe anche dotarsi delle strutture adatte, a cominciare da un numero più importante di bici elettriche. E anche logisticamente le problematiche che si presenterebbero sarebbero diverse, con un notevole aumento dei costi».