Era il 6 maggio. A ruota, ‘Italyan, Rum Casusu Çikti’, monolite degli Elio e le Storie Tese con mucca svizzera in copertina (amarcord, feat. Rocco Tanica)
"Pronto? Ciao, senti: hai cinque minuti? Perché volevo dirti due cose…" (Faso)
Parafrasando ‘Giulio Cesare’ di A. Venditti. Era l’anno degli Europei, quelli del Novantadue, Rocco Tanica era un ragazzo come noi. E con lui gli Elio e le Storie Tese che già avevano dato alle stampe il loro primo album, Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu, agevolato da una viralità di registrazioni amatoriali del Complessino (su audiocassettina) che a fine 1989 aveva portato la Sony a investire denari in un gruppo già rodato e in un pubblico già affiatato, entrambi paganti.
Era l’anno degli Europei, quelli del Novantadue, si diceva. Nei Balcani c’era la guerra e la Gialappa’s alla radio si sostituiva al telecronista Rai per una propria telecronaca di Svezia ’92, rassegna calcistica vinta dalla Danimarca, che quell’anno sostituì la Jugoslavia. A febbraio era uscito ‘Servi della gleba’ con tutti i suoi beep ("Segnale acustico tipicamente acuto generalmente emesso da un computer o altra macchina", fonte Wikipedia; "usato per coprire le parolacce", fonte Ticino7), il 6 maggio era uscito il ‘Pipppero®’ e mentre l’Italia ancora ruotava le dita e univa le falangi ("Ruotiamo le dita e uniamo le falangi, questo è il ballo del Pipppero®", dal testo originale), il 12 giugno usciva ‘Italyan, Rum Casusu Çikti’, album dopo il quale nulla sarebbe stato più come prima.
"Mentre nel primo disco, e succede un po’ a tutti, potevamo far conto su di una specie di greatest hits praticamente già pronto basato sul meglio delle canzoni già conosciute, per il secondo si trattava di comporre materiale ex novo, senza la possibilità di cambiare le cose in corso d’opera e senza la certezza che gli inediti sarebbero stati accolti positivamente". È Rocco Tanica che parla. È con lui che celebriamo i trent’anni del ‘Pipppero®’ e quelli di Italyan, Rum Casusu Çikti.
"Guardando ai titoli – dice il pianolista – quell’album è il risultato di differenti approcci alla composizione. Ci sono brani nati quasi improvvisando – parlo di parole e musica nati in contemporanea – come ‘Il vitello dai piedi di balsa’, mentre altri hanno avuto bisogno di essere dapprima messi su carta in prosa, come un compito di Lettere al liceo, per coglierne appieno i differenti aspetti e il potenziale espressivo. Del servo della gleba, eroe-vittima dell’omonima canzone, per esempio, riempimmo pagine di fenomenologia – carattere, manie, debolezze – per poi scegliere i concetti che meglio s’addicevano al pezzo e metterli in metrica e in rima". Lo stesso accadde per ‘Supergiovane’: "Nella prima versione, quando ancora la canzone esisteva solo nella nostra testa, secondo i nostri desideri Supergiovane avrebbe dovuto essere interpretato da Piero Pelù, e avevamo previsto anche Ghigo Renzulli, fedele scudiero del supereroe, nella parte del ‘Giovenca’. Poi, per non complicare troppo le cose, subentrò la figura del narratore Diego Abatantuono".
"Elio e le Storie Tese hanno suonato al mio matrimonio. In quell’occasione io non mi sono travestito da Supergiovane" (Mangoni)
"Un giorno Stefano (Elio) mi ha chiamato chiedendomi se avevo voglia di cantare nel loro disco. Io ho detto sì. In studio mi hanno spiegato una storia molto complicata che ho finto di capire, che poi era quella del vitello dai piedi di balsa e di cobalto; l’ho cantata ed è diventata una canzone che molti si ricordano ancora" (Enrico Ruggeri da ‘Vite brucciacchiate’, Bompiani 2006, autobiografia degli Elii)
Da qualche parte negli annali c’è un Rocco Tanica che dice "non ho mai speso tanto tempo in studio come per Italyan, Rum Casusu Çikti". Parola più parola meno, "sì, ci sono stati dischi complicati e Italyan, Rum Casusu Çikti è uno di quelli. Per tutti noi s’è trattato di approfittare al meglio delle possibilità tecniche dell’epoca, molto limitate rispetto a oggi; al tempo si poteva fare affidamento su di un numero limitato di tracce, 24 o 32, che erano molte se si pensa che i Beatles nel 1967 se ne facevano bastare 8. C’erano momenti in cui andavano fatte scelte drastiche, anche perché il nastro magnetico costava un botto; se la versione buona del brano eseguito conteneva un errore irreparabile, o per entusiasmo eravamo "andati lunghi", lo si tagliava con l’apposita lama in dotazione al registratore, si saldavano frammenti diversi di nastro per ottenere una sorta di Frankenstein del meglio di ciò che avevamo suonato. Si faceva di necessità virtù nel senso migliore del termine, inteso come ‘questo hai e questo ti fai bastare’. Non c’era, per intenderci, la funzione ‘undo’ del computer".
Italyan, Rum Casusu Çikti è anche l’album della mucca in copertina: "Iconica lo è diventata, ma non nasce, come si pensa, in relazione a ‘Il vitello dai piedi di balsa’. L’idea fu il risultato di un mio sogno un po’ disturbato, una mucca dai piedi umani che avevo disegnato e mostrato ai colleghi. La canzone la scrivemmo dopo, non ricordavamo nemmeno quello scarabocchio". Ai tempi del primo album, i giovani Elii approfittarono di una trasferta ticinese all’odierna RSI per registrare il video di ‘Nella vecchia azienda agricola’ in non precisati dintorni di Lugano, e in non precisati dintorni di Mendrisio, "già che c’eravamo, fotografammo anche questa mucca, compreso il signore elvetico che l’accudiva. Poi la scontornammo al computer, applicandole le gambe del nostro amico Giancarlo Bozzo, condirettore di Zelig" (nota per gli storici: i presenti a Barolo il 29 giugno 2018, ultimo concerto a oggi degli Elio e le Storie Tese al completo, ricorderanno il signor Bozzo, celebrato alla fine di ‘Arrivedorci’ per via degli iconici polpacci).
La rock-opera ‘La vendetta del fantasma Formaggino’, la deriva umana che diventa poesia in ‘Pork & Cindy’, la ragazza che limona sola in ‘Uomini col borsello’ e altre storie, tenute insieme dai ricami del compianto Feiez, pluristrumentista e anima buona. Italyan, Rum Casusu Çikti è una realtà alternativa nella quale l’ospite di turno – dal ragazzo col borsello Riccardo Fogli al vitello dai piedi di cobalto Enrico Ruggeri, dai Chieftains a Le Mystère des Voix Bulgares, il coro femminile della tv di Stato bulgara – portano acqua (santa) al Demenziale: "Chieftains e Voci Bulgare sono presenti sul disco perché il nostro impresario dell’epoca portava in Italia artisti stranieri di un certo calibro e ogni tanto ci diceva: ‘Vi viene in mente qualcosa se vi parlo del Coro della televisione di Stato bulgara? Oppure i Chieftains?’. Partendo dalla proposta ci facevamo venire un’idea. I Chieftains vennero in studio ed eseguirono una serie di loro brani di repertorio che poi adattammo per farne l’introduzione di ‘Uomini col borsello’". Diversamente andò col coro bulgaro…
"Si muovevano con un responsabile del patrio partito comunista che vigilava sui loro spostamenti, sui loro contatti" , prosegue il Tanica. E dunque come far cantare al coro le liriche pruriginose di ‘Cartoni animati giapponesi’ e quelle di ‘Essere donna oggi’, excursus nell’intimità femminile che fece gridare alla misoginia? È presto spiegato: "Prima delle registrazioni mi toccò recarmi a Monaco di Baviera a incontrare Dora Hristova, direttrice del coro molto competente e rigorosa, e alcuni altri funzionari il cui ruolo e nome ora mi sfugge. Portai con me la traduzione inglese dei testi. Di ‘Essere donna oggi’ presentai una versione diciamo quasi fedele all’originale, omettendo le parti più ‘sensibili’ e facendo ampi giri di parole laddove possibile. Ascoltarono con interesse a stabilirono che sì, il coro ci avrebbe dedicato qualche ora del suo tempo in occasione del concerto di Varese. Come accaduto coi colleghi irlandesi, dato che disponevamo di un unico giorno di studio di registrazione e non ci sarebbe stato tempo per apprendere nuove melodie, la direttrice ci chiese di selezionare frammenti del repertorio del coro sui quali ‘innestare’ i nostri testi. Noi scegliemmo la loro ‘Dilmano dilbero’.
Il ‘Pipppero®’ è il primo momento mainstream degli Elii: "Sì, forse insieme a ‘La terra dei cachi’, non fosse che il ‘Pipppero®’, inaspettatamente, arrivò in vetta a una hit parade d’epoca popolata da concorrenti abbastanza agguerriti. Evidentemente, la commistione tra la base d’ispirazione dance, le parole bizzarre e tutte le sonorità irripetibili delle voci bulgare fecero il miracolo. Credo che nel giro di un anno arrivarono prime in classifica sia il ‘Pipppero®’ che ‘Rapput’ (Claudio Bisio su musica di Tanica, ndr), realizzata dallo stesso team tecnico e col medesimo andazzo. Perché è vero che l’andamento ritmico del ‘Pipppero®’, come dice Wikipedia che non sbaglia mai – magari! –, è quello di ‘The Power’ degli Snap, ma erano anche gli anni appena trascorsi degli Enigma, quelli dei cori dei monaci su base dance ma languida, da cui avevamo preso ispirazione. Noi eravamo molto languidi, va ricordato".
Era l’anno degli Europei, quelli del Novantadue, si diceva. E alla fine delle partite la Gialappa’s mandava ‘Servi della gleba’ con il beep che oscurava la parolaccia. "In alcune circostanze i beep li mettevamo noi stessi per evidenziare qualcosa che volevamo non sfuggisse all’ascolto. Fu fatto anche per ‘Nubi di ieri sul nostro domani odierno’ ("E adesso un lieto ritornello che non c’entra un beep ma che piace ai giovani", ndr). Lo scopo non era tanto proteggere l’ascoltatore dalla parolaccia o il timore che l’emittente radio s’indispettisse; ragionavamo più maliziosamente, ‘mettiamo il beep così si fa notare’ ". Per intenderci: "Ai nostri tempi, un ‘Vietato ai minori di 14 anni’, pur limitando la quantità e la qualità del pubblico che avrebbe potuto assistervi, attribuiva un’aura di proibito al film. E il mio punto di vista, a quell’età ma anche oggi, era che un film vietato ai minori fosse decisamente più interessante di uno non vietato…".
"Secoli di pregiudizi e disinformazione hanno messo in cattiva luce il fenomeno mestruale presso il grosso pubblico (…) A nostro avviso non va criminalizzato e/o vissuto come momento di disagio, ma bensì come occasione aggregante, foriera di gioia, fantasia, intimità, colore" (‘Essere donna oggi’, dal comunicato stampa di ‘Italyan, Rum Casusu Çikti’)
Come in ogni celebrazione, l’aneddoto: "Nel libretto del cd di Italyan, Rum Casusu Çikti – racconta Rocco Tanica – ci sono nostri ritratti virati in blu cobalto, qualcosa che all’epoca si poteva già fare applicando alla foto un filtro colorato, o ripassandola col Photoshop dei primordi. Invece, a me che sono molto creativo e pratico, viene un’altra idea: ‘Prendiamo la lampada blu dei luna park, quella che fa il volto scuro e i denti bianchissimi!’. Trattandosi però di un servizio fotografico, restiamo in posa molto vicini al lampadone per un tempo superiore a quello che passeresti a un luna park". Risultato: "Dopo un paio d’ore qualcuno dice di sentirsi la faccia calda, qualcun altro ha una vescica che non aveva, e rimaniamo tutti, specialmente io e Faso, ustionati in modo importante e andiamo al Pronto soccorso oftalmico perché il grosso dei problemi riguardava gli occhi. Per via della smorfia scelta, Faso aveva vesciche col siero all’interno delle palpebre e anche sul palato". Finale (con brio): "Tre giorni di prognosi, pomate antibiotiche e unguenti vari, e tutto per fare – non so se questo potete scriverlo – una cazzo di foto che bastava dipingere di blu".
"Rocco Tanica mi disse che questa mucca era abituata a stare davanti agli obiettivi, perché già portata diverse volte negli studi della Rsi. Io gli dissi che non c’era bisogno di andare fino in Svizzera per trovare una mucca con le macchie". Massimo Rana è il fotografo cui si deve la copertina e molti altri ritratti del Complessino. A Rana si deve in verità anche il titolo dell’album: Italyan, Rum Casusu Çikti (più o meno ‘la spia italiana dei greci è stata espulsa’) è quanto titolò un quotidiano turco nel 1991 dopo che la polizia turco-cipriota scambiò Rana per una spia mandata in Turchia dai greci, incarcerandolo. "Tutto è finito bene, siamo qui a parlarne e ci ridiamo sopra", dice il fotografo. "Reduce da quest’avventura, sapendo che gli Elii cercavano un titolo per il disco, portai loro il giornale con tanto di mia fotografia ed Elio disse: ‘Ma è questo il titolo!’. Non capii se mi stessero prendendo in giro, cosa che avveniva un po’ per tutti, o se dicessero sul serio". Dicevano sul serio.
Quanto alla mucca svizzera: "Tanica mi spiegò che cosa volesse fare e io gli portai immagini di mucche vicino a casa mia, quando ancora fuori Milano esistevano delle stalle. Ma lui s’incaponì sul fatto che la mucca dovesse essere svizzera, e s’incaponì su questa mucca in particolare. Così andammo da questo signore ticinese che tirò fuori l’animale: io allestii una specie di set, cominciai a scattare cercando la giusta angolazione, ma la mucca mi porgeva sempre il didietro; mi chiesi dove stesse quell’abitudine a stare davanti all’obiettivo di cui tanto si diceva. Il resto è storia, quella di un album bellissimo".