Tra divieti e libertà economica, i pareri di favorevoli e contrari all’iniziativa in votazione per proibire le réclame sul tabacco ‘acchiappa adolescenti
Non c’è dubbio che i giovani vadano protetti meglio dalla pubblicità del tabacco. Questo nessuno lo mette in dubbio. Il punto è come farlo. Tra proibizioni e libertà economica, tra costi sanitari e business, le posizioni si contrappongono. Saranno gli svizzeri, il 13 febbraio, a votare, a decidere quale via scegliere: se proibire ogni forma di pubblicità del tabacco che possa raggiungere fanciulli e adolescenti, come chiede l’iniziativa, oppure seguire la nuova legge di Consiglio federale e Parlamento (il controprogetto indiretto) che tiene conto anche delle esigenze economiche dei settori che vivono con le entrate delle réclame.
I promotori dell’iniziativa popolare ‘Sì alla protezione dei fanciulli e degli adolescenti dalla pubblicità per il tabacco’ chiedono di vietare ogni forma di réclame che raggiunga fanciulli e adolescenti. Risulterebbe così proibita anche quella rivolta principalmente agli adulti, ma ugualmente accessibile a fanciulli e adolescenti. Autorizzata invece la promozione nelle riviste, email, volantini destinati ai soli adulti. L’iniziativa chiede inoltre di inserire la promozione della salute delle persone giovani negli obiettivi sociali definiti nella Costituzione svizzera, senza però specificare come Cantoni e Confederazione devono farlo.
L’iniziativa, lanciata da numerose organizzazioni sanitarie - tra cui la Federazione dei medici svizzeri (Fmh), la Lega polmonare, la Lega contro il cancro, Dipendenze Svizzera - e da Federazioni giovanili, è sostenuta da socialisti, verdi, verdi liberali e Partito evangelico.
Secondo gli iniziativisti, varie ricerche dimostrano che più i ragazzini sono esposti alla pubblicità del tabacco, prima rischiano di iniziare a fumare. Cifre alla mano: a fumare occasionalmente o regolarmente è il 15% dei 15enni elvetici e il 24% dei 17enni. Pochi iniziano dopo i 21 anni. D’altronde, se così non fosse, non si capisce come mai l’industria investa tanto nella pubblicità. Una stortura da correggere per limitare i danni in giovane età. Infatti la Svizzera è uno dei pochi paesi d’Europa a lasciare che i propri giovani siano sottoposti a un ‘battage’ pubblicitario.
Uno svizzero su 4 fuma e metà di loro ha iniziato prima dei 18 anni, sia per emulare qualche amico, sia per sfida, sia perché sedotto da una pubblicità accattivante, che sa illudere gli adolescenti di avere quel qualcosa in più con una ‘paglia’ in bocca. Lo dimostrano varie ricerche: i giovani esposti a messaggi pubblicitari rischiano maggiormente di diventare fumatori, in un Paese dove ogni anno 9’500 persone muoiono per malattie legate al tabacco. Il fumo è la principale causa di decessi evitabili in Svizzera, dai tumori agli infarti. La fattura è alta: 4,5 miliardi di franchi di costi per la salute pubblica e per l’economia, di cui 3 miliardi per le cure e 1–2 miliardi per assenze dal posto di lavoro a causa di malattie legate al tabagismo.
In materia di pubblicità per il tabacco, la Svizzera è molto più permissiva della stragrande maggioranza dei Paesi europei. Una vera mosca bianca in Europa, dove ovunque è vietata la pubblicità nella stampa e vigono limiti di età per l’acquisto di sigarette. Non è così in Svizzera.
Inoltre in Europa (tranne la Bulgaria) vige un divieto nazionale di pubblicità per il tabacco negli spazi pubblici. La Svizzera è la sola nazione a non aver ratificato la convenzione quadro dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sul controllo del tabacco. La Svizzera ha firmato il trattato nel 2004, ma non l’ha mai applicato interamente. Infatti il Parlamento non ha voluto vietare la pubblicità del tabacco su stampa e internet. Ricordiamo che in Svizzera risiedono i principali produttori di sigarette (Philip Morris a Losanna, Japan Tobacco a Ginevra, British American Tobacco nel Giura).
Consiglio federale e Parlamento ritengono l’iniziativa troppo restrittiva e le oppongono, quale controprogetto indiretto, la nuova Legge federale sui prodotti del tabacco. Un testo meno limitativo che tiene conto delle esigenze dell’economia. Questa legge vieta la pubblicità per i prodotti del tabacco su edifici e trasporti pubblici, negli impianti sportivi e durante le manifestazioni sportive; niente più manifesti in spazi pubblici e spot promozionali nei cinema (in Tv e alla radio sono già vietati). Niente restrizioni invece per la pubblicità nei chioschi, la sponsorizzazione di manifestazioni nazionali, le inserzioni nella stampa purché la pubblicità non si rivolga ai minorenni. Prevede poi l’introduzione in Svizzera del divieto di vendere tabacco ai minorenni, pena una multa costosa. Attualmente non è stabilito un limite di età in modo uniforme: in due Cantoni non vi è nessuna disposizione, in 15 il limite è di 18 anni, mentre negli altri 9 Cantoni è di 16 anni.
Consiglio federale, Parlamento, ambienti economici e un comitato interpartitico - Alleanza del Centro, PLR e UDC - invitano a respingere l’iniziativa, giudicata estrema. Se fosse accettata, la pubblicità per il tabacco rimarrebbe autorizzata solo nei casi (pochi dunque!) ‘off limits’ ai minorenni. Il giudizio è lapidario: è un’ingerenza eccessiva nella libertà economica. Inoltre, per alcune manifestazioni culturali e sportive il divieto di sponsorizzazione voluto dall’iniziativa potrebbe causare una diminuzione degli introiti, già ridotti dalla pandemia.
Infine, vietando la pubblicità per prodotti pur sempre legali, serpeggia il timore che seguiranno altri divieti per prodotti come la carne, le bevande zuccherate o troppo grasse, o perché la loro fabbricazione ha un impatto negativo sull’ambiente. In conclusione, la pubblicità negli spazi pubblici sparirà anche col controprogetto proprio per proteggere i giovani, senza tuttavia vietarla completamente, come vorrebbe l’iniziativa.
La pubblicità del tabacco prende di mira proprio i giovani scegliendo come veicolo Internet, i social media (attraverso gli influencer), i giornali gratuiti, i festival e i chioschi. Per gli iniziativisti, la soluzione del parlamento continua a consentire proprio questo tipo di réclame. Non è quindi il benessere dei giovani a prevalere, secondo loro, bensì gli interessi dell’industria pubblicitaria e del tabacco. Agli avversati, ribattono che non viene vietata la pubblicità per gli adulti, né si propone di introdurre divieti per altri prodotti (si è parlato dei cervelats). Chiunque è libero di scegliere di mangiare un prodotto piuttosto di un altro, anche se una volta che hai cominciato a fumare, tale libertà viene meno a causa della forte dipendenza dalla sigaretta.
Nel 2020, per la pubblicità di questi prodotti, sigarette elettroniche incluse, soprattutto su giornali e riviste nonché attraverso affissioni sono stati spesi 9,7 milioni di franchi, equivalenti allo 0,2 per cento di tutte le spese pubblicitarie in Svizzera. Non sono disponibili dati relativi alla pubblicità per il tabacco nei punti vendita, su Internet e sui media sociali.
I sondaggi (SSR e Tamedia) danno col vendo in poppa l’iniziativa ‘Sì alla protezione dei fanciulli e degli adolescenti dalla pubblicità per il tabacco’: il 73% degli intervistati è almeno ‘abbastanza favorevole’ al testo e il 25% contro. Abbastanza simile il risultato del sondaggio Tamedia che fotografa un rapporto 67% favorevoli e 31% contrari. Tutti i gruppi presi in considerazione sono favorevoli e non si presenta nemmeno il classico Röstigraben, come non sembra esserci neppure una divisione tra chi vive nei centri urbani e chi in campagna. In prima fila le donne ed i simpatizzanti della sinistra e dei verdi. Sono loro, i più favorevoli, secondo il sondaggio gfs.bern commissionato dalla SSR, ad un forte inasprimento dei divieti per la pubblicità del tabacco verso i giovanissimi.