Qualità di vita, rapporti fra centro e quartieri, investimenti sul territorio: verso il 18 aprile con una politica sempre più polarizzata
Fare in modo che da Moleno a Gudo e da Sant’Antonio a Claro, ogni abitante si senta a tutti gli effetti bellinzonese. Ovvero ‘attore’ e ‘utente’ di una città che riservi ai quartieri periferici, come a quello centrale, le stesse attenzioni, risorse e servizi, infrastrutture e sicurezza. Detto altrimenti: qualità di vita e opportunità, anche professionali. Obiettivo raggiunto dalla politica che regge il timone e da quella autoproclamatasi di opposizione? Parafrasando gli striscioni appesi in tempo di Covid, sta davvero andando tutto bene? È anche guardando a questo obiettivo tracciato nel Dna dell’aggregazione più osé nella storia del Ticino che si può abbozzare un bilancio, anche politico, dei primi quattro anni di vita della nuova Bellinzona, città che dopo il 18 aprile dovrà affrontare la seconda legislatura dando corpo agli annunciati, e taluni finora solo intravisti, progetti strategici per uscire dal guado della laboriosa fase di adeguamento, soprattutto amministrativa e gestionale, dai precedenti 13 sistemi comunali e quello unico. Il tutto in un clima politico fra i più barricaderi degli ultimi decenni, con un’opposizione organizzatasi in ottica elettorale e che soprattutto durante l’ultimo anno – cavalcando i problemi emersi/scoppiati durante la pandemia – ha saputo mettere da parte perniciosi capricci interni alle singole aree di destra e di sinistra compattandosi in modo pragmatico nei due fronti per cercare di scardinare il ‘sistema’ retto da Plr, Sinistra e Ppd.
In casa Plr arriveranno due volti nuovi su tre in Municipio, sempre che i liberali-radicali confermino il tridente dopo gli addii pesanti di Andrea Bersani e Christian Paglia, quest’ultimo isolato dal Municipio e dalla sua stessa sezione per i problemi emersi nei sorpassi di spesa. E una Sinistra che dopo aver digerito al proprio interno l’accordo siglato a inizio legislatura dal Municipio con Cantone e Ffs per trasferire le Officine a Castione e dar corpo a un moderno Quartiere, mira a riconfermare Mario Branda sindaco e il doppio seggio nella stanza dei bottoni. Tutto questo mentre nei quattro Comuni della cintura non aggregatisi il Plr veleggia abbastanza tranquillamente (ma mai dire mai) verso elezioni senza scossoni, sebbene a Cadenazzo il Ps si sia profilato meglio e a Lumino il Ppd non nasconda ambizioni di ribaltone.
Fermento politico dunque in una Turrita 2.0 la cui qualità di vita esce bene dal confronto interno al cantone. Perciò, cosa si può chiedere di più per migliorare ulteriormente il ‘prodotto’? Le proposte sin dalle prime battute nel 2017 non sono mancate: diverse bocciate dalla maggioranza (anche solo perché formulate dalla parte ‘sbagliata’ dell’emisfero politico), alcune invece accolte, come quella dell’Mps per il potenziamento di mense e doposcuola, quella comunista per il raddoppio del congedo paternità ai dipendenti comunali, quella dei Verdi per istituire una Casa della cultura, quella del Plr per l’istituzione dell’educatore di strada, per citare alcuni esempi. Tensione e polemiche invece sul sistema pensionistico, che ha richiesto alla Città un ‘cerotto’ salatissimo per correggere i peggioramenti derivanti dal passaggio da un sistema all’altro. Mentre si è stati sul punto di una crisi Città-periferia in materia di distribuzione degli utili dell’Amb, con una Turrita che alla fine ha dovuto ridimensionare sensibilmente le iniziali pretese di fronte ai quattro Comuni non aggregati messisi di traverso e pronti a ritirare le preziose linee elettriche.
Degna di nota l'evoluzione del Trasporto pubblico del Bellinzonese che dal 2014 a oggi ha raddoppiato offerta e utenza (sollecitando non poco le casse cittadine per il contributo annuo richiesto), agganciandosi peraltro alla rinnovata stazione Ffs che col nodo intermodale è passata dall’essere il fanalino di coda a una delle più apprezzate dall’utenza. Sempre meglio l’offerta di corsie ciclabili e ciclopiste, sebbene nel confronto con la Svizzera interna il divario appaia incolmabile. Politica giovanile: il Social Truck che copre i quartieri coinvolgendo i ragazzi è (solo) un punto di partenza verso un’offerta di spazi e occasioni che da troppi anni lascia a desiderare. Commercio locale: se da una parte è vero che la Città sostenendo in vari modi il mercato del sabato e le rassegne tipiche, di conseguenza aiuta anche gli stessi commerci, dall’altra gli operatori al fronte percepiscono l’assenza di un vero piano d’azione (è stato abbozzato, ma si fatica a comprenderne gli effetti reali); molta attesa su questo fronte era (ed è) riposta nell’avvento di AlpTransit, che non sembra finora aver portato quel gran ‘vantaggione’ a suo tempo immaginato, a parte un significativo aumento di visitatori di giornata (ma cosa e quanto lasciano poi sul territorio?) affascinati dalla fortezza e dal borgo; a questo riguardo, un salto di qualità è immaginabile col rilancio turistico dei tre castelli che richiederà però un investimento di 14 milioni suddivisi fra Cantone e Città. Quanto all’insegnamento: tutte le scuole comunali hanno mantenuto gli standard precedenti, integrando quelle modifiche migliorative dettate da decisioni cantonali. E fa quel che può la Polizia comunale, leggermente sottodimensionata ma in compenso ‘facilitata’ nel suo compito da un tessuto urbano dal basso profilo criminogeno (eccezioni a parte).
Strade, sottostrutture e posteggi rappresentano – a dipendenza del quartiere – un tasto dolente: qui la sensazione fra la gente, come emerso più volte negli incontri del Municipio con la popolazione e dalle lamentele rivolte alla Città anche a mezzo stampa, è che l’azione sia troppo lenta e Bellinzona-centrica. Sebbene il Dicastero opere e ambiente abbia fatto il possibile con le risorse a disposizione, troppe opere di normale amministrazione (tubazioni, asfalto, strade collinari, posteggi, fibra ottica, ecc.) ereditate dai vecchi Comuni sono rimaste al palo o avanzate lentamente, specie in quella periferia che chiede parità di trattamento e che qui e là – magari per un occasionale disservizio o qualche buca rimasta sulla carreggiata – inizia a pensare che si stava meglio prima. Un problema per il Dop, che alla luce anche dei sorpassi milionari riscontrati su tre cantieri comporterà a breve il riorientamento degli oneri gestionali in seno al Municipio, dove c’è chi ha campato senza troppi patemi e chi ha invece sudato le proverbiali sette camicie.
A inizio legislatura un inciampo evitabilissimo, e che ha finito per mettere una tara sull’Esecutivo per i successivi quattro anni, è stato quello degli eccessivi onorari (così li ha ritenuti la popolazione nell’urna) di sindaco e municipali. Anche senza il senno di poi, nella stanza dei bottoni si è sottovalutato il problema d’immagine che questo passo falso avrebbe comportato. Il referendum vinto dagli estremi opposti (Lega/Udc e Mps) che lo avevano lanciato ha poi alimentato un clima di critica costante che ha infine trovato la sua naturale evoluzione nello scandalo dei sorpassi di spesa milionari e nei troppi decessi alla casa anziani di Sementina, dove il medico cantonale ha lamentato un’errata applicazione delle norme anti-pandemiche durante la prima ondata. Un’escalation di problemi, durante l’ultimo anno, che il 18 aprile potrebbe fare la differenza rispetto a un anno fa quando le elezioni sono state rinviate. Sempre che coloro che hanno criticato alzando i toni della polemica e dicendosi pronti oggi a portare l’opposizione dentro il Municipio, sappiano fornire adeguate garanzie sulle loro supposte capacità di agire collegialmente nell’organo esecutivo. Pena, una Turrita contratta nel momento in cui deve affrontare con slancio gli investimenti che contano per diventare Città.
Alto Ticino in cerca di riscatto: sfida vinta dalla politica vallerana? Se il rilancio lo si vede dal numero di progetti strategici programmati, avviati e concretizzati grazie all’impegno diretto dei Comuni, allora balza all’occhio un dinamismo che fa ben sperare per il futuro di zone periferiche da lungo tempo sofferenti a causa dello spopolamento, dell’erosione di posti di lavoro e delle ridotte risorse finanziarie proprie rispetto ad altre aree del Ticino (benedetta perequazione). Peraltro siccome il sistema perequativo potrebbe subire scossoni nel breve e lungo termine, nel progetto ‘Ticino 2020’ il tema dell’aggregazione dovrà presto palesarsi nell’agenda politica locale laddove finora procrastinato ‘sine die’: si pensi in particolare all’alta Leventina con Airolo, Quinto e i vicini Comuni minori finora un po’ tutti restii, due dei quali (Dalpe e Bedretto) favoriti da moltiplicatori d’imposta molto bassi.
Partendo da nord, bisogna dar atto al Municipio di Airolo, guidato dal sindaco uscente e non più ricandidatosi Franco Pedrini (Ppd), di aver visto lungo sollecitando nel 2017 Cantone e Confederazione sul risanamento ambientale del fondovalle approfittando del materiale di scavo della seconda canna prevista sotto il Gottardo. Un abbellimento del territorio che farà da trampolino di lancio per progetti anche turistici, a tutto vantaggio di una maggiore attrattiva nell’arco delle quattro stagioni. C'è poi molta attesa per il previsto sbarco dell'Usi, che porterà studiosi proprio dove l'economia delle Alpi palesa tutte le sue sfaccettature. Intanto nello scacchiere politico locale si segnala la scomparsa della lista civica Arianova, distintasi in passato per un approccio molto critico verso la maggioranza Ppd e Plr; da una sua costola nascono Lega/Udc e ‘Airolo 2050’.
Intanto Quinto – che con Airolo partecipa alla Valbianca Sa per la gestione degli impianti di Pesciüm – sorride se guarda alla nuova Valascia in fase di ultimazione e garanzia di posti di lavoro (il Municipio durante le ultime due legislature ha creato le condizioni per favorirne l’edificazione) e alla nuova centrale del Ritom di competenza di Aet e Ffs. Cantieri e nuove strutture che fanno bene all’economia locale (posti di lavoro, ricadute, ecc.), la quale però da troppo tempo attende di essere rimpolpata da nuove iniziative imprenditoriali da insediare nel Parco multifunzionale di Ambrì-Piotta, dove il Comune ha realizzato la nuova centrale di teleriscaldamento e un imprenditore ha recentemente comprato una vasta porzione di terreno (si attendono i conseguenti investimenti, la cui portata non è per ora nota). Quinto il cui sindaco Plr Valerio Jelmini lascia dopo 21 anni di Municipio; nel frattempo è stato eletto tacitamente il nuovo Esecutivo, con alla testa Aris Tenconi.
Più a sud Faido, precursore delle aggregazioni avendo inglobato ‘motu proprio’ in tre puntate a partire dal 2006 gli altri undici Comuni minori della media Leventina. Finiti gli introiti fiscali del cantiere Alptransit, le prospettive finanziarie si sono fatte un po’ più incerte. Ma intanto anche grazie al contributo comunale la stazione di Carì c’è, resiste e ‘gira’ abbastanza bene, i servizi locali pure, i quartieri interagiscono con le autorità in modo abbastanza costruttivo sollecitando soluzioni puntuali. E durante questa legislatura (l’ultima del sindaco Ppd Roland David, che lascia dopo 29 anni di Municipio) è stata realizzata la copertura della pista di ghiaccio; uno cruccio, non aver portato a casa l’auspicato nuovo Museo cantonale di storia naturale; ma come s’è visto il Municipio, credendoci ancora, ha ora offerto l’acquisto e la messa a disposizione gratuita dei due storici alberghi Milano e Suisse, testimonianze di un turismo della Belle époque che non tornerà più.
A sud delle gole del Piottino si staglia la Bassa Leventina: storia recente il doppio no (Pollegio e Personico) e il doppio sì (Bodio e Giornico) dei rispettivi legislativi al progetto aggregativo a quattro. Intanto il 18 aprile gli equilibri politici non cambieranno: a Bodio e Personico gli esecutivi sono stati eletti tacitamente un anno fa, a Pollegio e Personico si cercano i subentranti ai sindaci John Mercoli (Ps) e Giovanni Bardelli (Ppd, che lascia insieme ad altri tre colleghi). Fiducia, per l’intero comprensorio, è riposta nell’atteso sviluppo della zona industriale ex Monteforno il cui potenziale è superiore agli attuali 500 posti di lavoro. Attesa c’è anche per il riorientamento dell’ex Infocentro di Pollegio, da destinare a servizi regionali, nelle cui vicinanze è prevista una nuova piazza d’armi dell’Esercito. Bisognerà poi capire quali ricadute produrrà la nuova centrale di controllo dei Tir in fase di realizzazione lungo l’A2, con tanto di area di servizio gestita dai Comuni.
In Valle di Blenio restano in sella i tre sindaci di Serravalle (Luca Banchetti, Plr), Acquarossa (Odis De Leoni, Plr) e Blenio (Claudia Boschetti Straub, Lega). A parte alcune defezioni in seno ai rispettivi Esecutivi, dalle urne non si attendono scossoni. Quanto a progetti, nel corso delle ultime due legislature – ultimato il processo aggregativo – la valle non è rimasta alla finestra a guardare. D’altronde non ha alternative: dopo la bocciatura popolare del Parc Adula, un atteggiamento passivo avrebbe reso la Valle del Sole doppiamente colpevole. Intanto a Campra è sorto il rinnovato e ampliato Centro nordico, a Olivone il Comune di Blenio dopo aver contribuito alla nuova centrale di teleriscaldamento intende ritirare l’intera proprietà del Polisport e implementarvi diverse migliorie per renderlo meglio fruibile e più attrattivo per popolazione e ospiti, a Campo Blenio la stazione invernale mira a diventare attrattiva anche d’estate. Nel comprensorio di Acquarossa un ulteriore studio dirà come investire per mantenere la stazione del Nara (impianti di proprietà comunale) sul mercato durante tutto l’anno; ciò che si lega a doppio filo al previsto Sun Village, iniziativa privata su terreni comunali orientata a creare un moderno centro alberghiero per famiglie con strutture di vario tipo e una piscina aperte alla popolazione. Serravalle conta infine di realizzare le nuove scuole. A unire i tre enti locali, e indipendentemente dalle maggioranze politiche, sono proprio i grandi progetti in grado di produrre ricadute positive nella regione: ecco perché ogni volta viene sondata la co-partecipazione dei tre Comuni ai rispettivi investimenti. Un’unità d’intenti che fa ben sperare per il futuro.
Al margine sud delle Tre Valli, la nuova Riviera nata nel 2017 dall’aggregazione di Lodrino, Iragna, Cresciano e Osogna ha condotto in porto la costituzione del nuovo Parco tecnologico nel settore dell’aviazione. Un progetto in cui Lodrino credeva molto e che ha infine ingaggiato da subito il nuovo Comune. Qui la sfida per la poltrona di sindaco è aperta: l’uscente Alberto Pellanda (Plr) nel 2019 ha ereditato la funzione da Raffaele De Rosa (Ppd) eletto in governo; ed ora il Ppd, che mira a riprendersi la leadership, punta sulla municipale Ulda Decristophoris dopo la rinuncia di Giulio Foletti a ripresentarsi. Sul terreno i problemi non mancano: dal bacino di demodulazione che Ofible intende realizzare fra Iragna e Lodrino, e che invece il Municipio chiede sia fatto a Osogna sacrificando però due ditte, fino agli elettrodotti il cui attraversamento restano un tema irrisolto per una parte di popolazione. Per non parlare delle deponie abusive.
Infine Biasca, il cuore delle Tre Valli che, secondo molti osservatori, soffre di scarso appeal. Anche qui la sfida è aperta fra il sindaco Plr Loris Galbusera che nel 2016 ha difeso la poltrona per una manciata di voti; ad ambirvi, allora come oggi, il vicesindaco popolare democratico Omar Bernasconi. Mentre a sinistra si cambia strategia per imprimere più profilo all’azione politica. Biasca al centro delle tre valli, sede di servizi comuni a favore dell’intero comprensorio, pronta a dare una mano (vedi l’asilo per i bambini di Pollegio) e che vede nella realizzazione dei nuovi comparti scolastici e della nuova casa anziani l’impegno maggiore a breve-medio termine. Arranca purtroppo la cosiddetta Ziic, la Zona industriale d’interesse cantonale che dispone di vie d’accesso e servizi di prim’ordine, ma che non è mai decollata e fatica a reggere la competizione interna al cantone. Fosse il contrario, generasse la Ziic un indotto economico più solido, da tempo lo scacchiere istituzionale delle Tre Valli sarebbe diverso dall’attuale.