In Consiglio nazionale, se eletta grazie al vostro sostegno, sono pronta a far capo alle mie esperienze personali, professionali e politiche, compresa la rete di conoscenze consolidata negli ultimi anni di attività oltre Gottardo. La piazza finanziaria ticinese, infatti, la difendo a Berna e a Zurigo, dove si decidono le sorti di migliaia di persone a Sud delle Alpi. Ogni settimana mi batto per mantenere quanti più posti di lavoro possibile e per crearne di nuovi.
Studio e collaboro a progetti per portare gli impiegati del vecchio mondo in quello nuovo, affinché la digitalizzazione sia un trampolino per tutti e non solo una trappola per chi ha più di cinquant’anni, in particolare in Ticino.
Ho iniziato la mia “carriera” politica a Stabio, come segretaria della Sezione liberale, ormai dodici anni fa. Alle ultime elezioni cantonali ho avuto l’onore di essere stata la donna più votata, ma la competizione politica (giustamente) non è separata per sessi, come avviene di regola in quella sportiva. Per le elezioni federali vi chiedo dunque uno sforzo in più, affinché almeno una donna liberale rappresenti il Ticino a Berna. Vi domando di votarmi, e di doppiarmi, se possibile, per permettermi di operare in Consiglio nazionale, così come ogni giorno faccio al lavoro in Ticino.
Anche in tedesco, anzi, in Schwizerdütsch, sostengo il Ticino e l’italianità sulla Limmat, perché se vuoi farti ascoltare devi prima parlare la lingua di chi ti ascolta (e decide) e poi puntare alla coesione nazionale. Siamo una minoranza, occorre essere furbi più che piagnucoloni. Da anni mi esprimo sulla scena pubblica sui temi a me più vicini, dalla giustizia (anche sociale) alla formazione, dal lavoro alla previdenza, dalla parità al progresso sostenibile. Promuovo i valori liberali, spiegando in ogni occasione che la libertà non è slegata dalla responsabilità e dalla solidarietà, anzi. Difendo le persone, tutte, perché il rispetto per tutti esige il rispetto di ognuno. Senza cultura politica, senza riflettere sulla politica, non si può fare politica. Perciò ho scritto un libro su questi temi e invito tutti quelli che hanno a cuore il nostro Cantone a leggerlo e domandarsi cosa può fare ciascuno di noi, in quest’era della velocità, per non darla vinta alla superficialità e alla faciloneria. Per fermarsi a pensare prima di parlare e di giudicare. Per far sì che politica e società non divorzino e, anzi, tornino ad avere un rapporto stretto ma franco. I populisti raccontano che è sempre colpa di qualcun altro: io vorrei che più donne e uomini trovassero il coraggio di battersi per ciò che ritengono giusto e lungimirante, e non per ciò che è considerato popolare. Il consenso facile nasce e muta rapidamente, mentre i cambiamenti di cui necessita il nostro Paese (nella scuola, nei trasporti, sul mercato del lavoro, nella fiscalità e socialità, e tanto altro ancora) accumulano ritardi. Il coraggio non mi manca, l’energia neanche. Se eletta a Berna farò tutto il possibile, anche per dimostrare che per ottenere bisogna mettere in tavola argomenti, non solo battere i pugni o denigrare. Io ve lo chiedo, voi decidete e, se volete: 9.4. x 2.