Per lavoro, da un mese sono a Taiwan con mia moglie e mio figlio, torneremo a casa a fine agosto. Frequento Taiwan per motivi professionali da una quindicina d’anni, qui ho persone che considero famiglia e a Taipei mi sento a casa. Per un appassionato di storia dell’Asia Orientale come me, Taiwan è uno dei luoghi più affascinanti del pianeta, essendo stata il punto d’incontro/scontro di potenze regionali e mondiali; dalla Compagnia delle Indie Orientali olandese, passando per l’Impero Qing e arrivando all’Impero Giapponese. Descrivere in poche parole l’effervescenza e la pluralità della società taiwanese e della sua brillante democrazia di oggi è impossibile, però una cosa va detta in modo chiaro: i quasi 24 milioni di taiwanesi sono persone con volontà. Quando si parla di Taiwan, si tende a focalizzare il discorso sulle pretese strampalate della Cina o sulla strategia degli USA, ci si dimentica il soggetto, ossia le persone che vivono in questa isola nazione. La volontà dei taiwanesi è chiara. Che siano simpatizzanti del partito al governo o dei partiti all’opposizione, i taiwanesi vogliono continuare a vivere nella loro democrazia liberale. Negare agenzia a quasi 24 milioni di persone (considerandole burattini degli americani o privi di volontà, non-persone) è quanto di più insultante e francamente razzista ci possa essere. Usate la tecnologia, parlateci con i taiwanesi sui social media (essendo impegnativo venire qui di persona): scoprirete che sono persone con volontà e che vogliono, come tutti, vivere in pace. Quando leggo o sento opinioni che, senza nessuna conoscenza della storia e del presente dei taiwanesi, sorvolano sulla vita di quasi 24 milioni di persone come fossero una scocciatura, un accidente, ecco, penso che la gente dovrebbe parlare di più con i taiwanesi.