Vorrei brevemente dissentire dal commento a firma Roberto Scarcella di sabato 8 luglio, intitolato “Non sparate sul podista”, nel quale l’autore tenta – invero, senza riuscirvi in modo convincente! – di giustificare l’inqualificabile pratica della “Discriminazione positiva” in auge da decenni negli Stati Uniti, a cui la Corte suprema ha ora finalmente deciso di mettere termine. “Positiva” o no, essa è pur sempre un’odiosa forma di discriminazione su base razziale, per motivi che nulla hanno a che vedere con le prestazioni scolastiche degli interessati.
Ancor più devo dissentire dal tentativo di giustificare, anche qui secondo me senza riuscirvi, le violenze messe in atto da alcuni giovinastri delle “banlieue” parigine per l’uccisione, da parte di un poliziotto, di uno di loro. Il quale era un diciassettenne, alla guida senza la patente, di un’automobile probabilmente rubata, che ha forzato un posto di blocco. Non penso che il poliziotto abbia fatto bene a sparargli. Forse vi sarebbero stati altri metodi (ad esempio sparare alle ruote del veicolo) per impedirgli di darsi alla fuga e causare magari un incidente con il coinvolgimento di altre persone. Ma tra questo e la ”santificazione” del piccolo delinquente, promossa da tutti (presidente della Repubblica e primo ministro compresi), il passo è abbastanza lungo!
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Cosa c’è di sbagliato nell'aiutare a migliorare la vita di una persona cresciuta in una situazione sociale ed economica disagiata? Cosa c’è di giusto nell'uccidere un ragazzo senza patente, a maggior ragione se vesti la divisa da poliziotto? Credo che la risposta stia già nel mio commento. La corsa della vita è truccata, su questo spero almeno di trovarci tutti d'accordo. Per alcuni è talmente piena di ostacoli da far passare la voglia di correrla, vivendo di scorciatoie, anche illegali. Se il signor Celio vuole prendere posto accanto a chi aumenta gli ostacoli e a chi parte più indietro faccia pure: di sicuro è in nutrita compagnia. Che sia anche buona non lo so.
Roberto Scarcella