laR+ Lettere dei lettori

Sciopero femminista necessario

7 giugno 2023
|

A più di 50 anni dal suffragio femminile in Svizzera la nostra società non è ancora paritaria. Tra le più penalizzanti discriminazioni di genere vi è la disparità salariale. Non si tratta di convinzioni apparenti bensì di situazioni reali certificate dall’Ufficio federale per l’uguaglianza fra donna e uomo (Ufu) e dall’Ufficio federale di statistica (Ust).

Nel 2020 le differenze salariali ammontavano tra il 13,8% nel settore privato e il 15,1% in quello pubblico (circa 1’500 Chf) in media in meno al mese: in entrambi i casi circa la metà è riconducibile a motivi spiegabili. Il resto è pura discriminazione strutturale e culturale: a parità di formazione, età, responsabilità gerarchiche, mansioni e tempo occupazionale gli stipendi devono essere gli stessi!

La discriminazione salariale, contrariamente a ciò che si pensa, non danneggia solo le donne e le loro famiglie, bensì l’intera società. I bassi salari a lungo termine si ripercuotono sulle assicurazioni sociali e sul livello delle rendite inducendo lo Stato ad erogare maggiori contributi nell’aiuto sociale. Contemporaneamente esso incassa meno introiti fiscali e contributi alle assicurazioni sociali. Così facendo si innesca il circolo vizioso, e poco auspicabile della dipendenza dagli aiuti, senza i quali una lavoratrice non può arrivare alla fine del mese. La parità salariale incrementa il reinserimento e la permanenza delle donne sul mercato del lavoro. Riducendo lo scarto salariale tra i sessi viene offerta alle coppie la possibilità di distribuire in modo più equo il lavoro domestico e di cura (non remunerato) e l’attività professionale (remunerata), senza che vi siano perdite finanziarie. Parità salariale è sinonimo di riscatto sociale: stesse opportunità, indipendenza economica e libertà di scelta!

Questa è soltanto una delle tante ragioni che rende necessario ancora nel 2023 lo sciopero femminista.