laR+ Lettere dei lettori

Il segno della croce

Quando un cattolico entra in chiesa immerge le dita nell’acquasantiera e si fa il segno della croce. Il gesto è ripetuto dai sacerdoti all’inizio e alla fine della Santa Messa e nelle festività cattoliche: Battesimo, Cresima, Perdono dei peccati, Eucarestia, Matrimonio ecc. La croce ci riporta all’Epoca romana quando schiavi e ribelli venivano condannati alla crocifissione. Il crudele supplizio, preceduto dalla flagellazione, è stato inflitto anche a Gesù Nazareno il Re dei Giudei. A partire da quell’evento il segno della croce è riconosciuto da tutti come il simbolo del cristianesimo. Nelle celebrazioni liturgiche che richiamano alla preghiera, alla fede e alla benedizione il segno viene accompagnato dalle parole: “Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo”. Il giorno della crocifissione, Maria era ai piedi della croce, come appare nella 12esima stazione della Via Crucis. Il fatto che il nome Madre non sia stato inserito nel segno della croce impone una riflessione. La narrazione storica ci ricorda che in quell’epoca, al di là del ruolo di madri, le donne erano sottomesse a una severa tutela patriarcale che le escludeva da ogni funzione civile e pubblica. A questo va anche aggiunto che gli uomini al potere vedevano la dottrina cristiana come una minaccia. Le tradizioni e le usanze che si tramandano di generazione in generazione sono importanti nella misura in cui ci trasmettono una migliore consapevolezza del passato. L’art.1 della Dichiarazione dei diritti umani recita che tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti. Inserire nel segno della croce la parola “Madre” (nb: dopo quella del Padre), oltre a liberarci da un pesante retaggio ci ricorda che gli esseri inferiori per la Chiesa e i credenti non esistono più.